Un intero comparto produttivo rischia di chiudere i battenti, almeno per quanto riguarda l’anno in corso. L’apicoltura, denuncia Coldiretti Reggio Calabria, ha risentito enormemente delle condizioni climatiche avverse.
A quanto fa sapere il direttore di Coldiretti Reggio Calabria Pietro Sirianni dopo appropriati sopralluoghi, la produzione risulta «completamente azzerata» nella Piana di Gioia Tauro, sulla costa jonica e nel Basso Jonio reggino, luoghi considerati «areali agrumicoli vocati».
Una stima? Compromesso il 70% dell’annata produttiva, secondo l’associazione dei produttori agricoli, quanto a miele millefiori primaverile e miele d’arancio; a rischio anche miele d’acacia e di sulla, tanto che gli apicoltori «non hanno ancora iniziato la produzione, che in questo periodo dovrebbe essere al picco nettarifero».
D’altro canto l’eucaliptus risente della psilla degli scorsi anni, il castagno ha subìto colpi pesantissimi dal ryocosmus kuriphilus Yasumatsu, micidiale insetto noto anche come vespa del castagno. Flebili, dunque, le speranze di portare qualche soldo a casa.
Dal presidente provinciale di Coldiretti Domenico Lavorata arriva dunque una richiesta d’intervento del Dipartimento regionale agricoltura. Questo affinché effettui sùbito «la verifica dei danni sulle aziende apistiche per la dichiarazione dello stato di calamità».
Le gelate che hanno caratterizzato il clima nel Reggino specialmente nelle ultime settimane di aprile «ha ostacolato fortemente il volo delle api», spiegano dalla Coldiretti. Non una piccola riduzione di fatturato: il problema ha generato «persino la mancanza d’alimento per le stesse famiglie» d’insetti. Al punto che gli agricoltori, disperati, «si vedono costretti a fare nomadismo» nel tentativo di garantirsi le scorte di miele per assicurarsi che le api sopravvivano, nei loro alveari, a questo periodo terrificante.
Il tutto, a causa delle imperterrite «alternanze di freddo, vento forte, cali termici fuori stagione, scirocco e pioggia».