Regge anche in secondo grado l'inchiesta Bocca Di Rosa, sfociata nel blitz contro il racket della prostituzione in città, portato avanti dai carabinieri nel 2014 che arrestarono 17 persone.
La Corte d'Appello ha confermato 12 condanne emesse lo scorso anno in primo grado, assolvendo soltanto 2 degli imputati precedentemente condannati, ovvero Giuseppe Bonsignore e Arachchige Malikawathi Edirisingha.
Sconto di pena per Lucia Mazzullo, Giuseppa Pulejo e Santina Di Pietro Fazio, condannate rispettivamente a 4 anni e 10 mesi ka prima, 2 anni le restanti due .
Confermate in toto, invece, le condanne per Antonino Barrile (5 anni e mezzo), Carmela Comandè (6 anni e 4 mesi), Michele Ferro (5 anni e 10 mesi), Vincenzo Inuso (5 anni e 2 mesi), Alfredo Pascale (3 anni), Antonino Gumina (2 anni e 8 mesi), Antonio Micale (1 anno 4 mesi), Giovanni Cisco (2 anni e mezzo), Cirino Oriti (1 anno e 4 mesi).
L'inchiesta ha portato alla luce che in sei case nella zona sud della città, prevalentemente intorno al rione Taormina, si prostituivano giovani italiane vendute o mamme single spinte dalla necessità, presentate dai procacciatori alle donne, anziane padrone di casa.
Le lucciole hanno raccontato di come erano state avvicinate e convinte a vendersi, nell'indiffirenza della famiglia, o come gli stessi familiari le avessero minacciate (leggi qui).
Hanno difeso gli avvocati Fortunato Strangi, Antonello Scordo, Salvatore Silvestro, Carlo Caravella, Nino Cacia, Massimo Marchese, Filippo Cusmano, Giuseppina Gemellaro, Giuseppe Serafino e Gabriella Vaccaro.
Alessandra Serio