Da alcuni anni, l’Istituto comprensivo “Pascoli-Crispi”, l’unico istituto cittadino che si avvale da molti decenni dell’insegnamento della lingua tedesca, con eccellenti risultati, riconosciuti anche dagli attestati di merito di centinaia di alunni da parte dell’ente certificatore “Goethe Institut”, vede una contrazione drastica di ore che progressivamente sta portando alla scomparsa della cattedra di lingua tedesca nella determinazione dell’organico e che si autolegittima solo sulla base di una “indeterminata” utenza, che richiederebbe la lingua spagnola, paradossalmente presentata come offerta linguistica nei moduli di iscrizione predisposti dallo stesso Istituto. Tutto ciò in dispregio alle prescrizioni di cui al DM 81/2009 e successive circolari ministeriali ed anche alla incapacità di una scuola pubblica che sappia attuare scelte culturali miranti a consolidare e non ad impoverire le risorse esistenti, poiché la società civile ha bisogno di una scuola che liberamente definisca la propria linea educativa e formativa, comprese le discipline d’insegnamento.
In realtà la richiesta specifica di una lingua è un evento marginale e spesso le ragioni di questa scelta sono sottaciute e poi, ammesso che un’indeterminata utenza, vox populi, scorga nel tedesco difficoltà maggiori di apprendimento rispetto ad altre lingue, la mente dei ragazzini è molto più incline ad imparare di quella di un adulto, che vede pesanti difficoltà dove poi, di fatto, un adolescente è in grado di superarle leggermente e con piacere.
E’assurdo che l’insegnamento della lingua e civiltà tedesca, seconda lingua parlata in Europa, sia dunque destinato a sparire dalla scuola secondaria di primo grado della nostra città, in contraddizione con le reali esigenze del nostro territorio ed in controtendenza con i flussi turistici (vedi navi da crociera) e commerciali, che vedono aumentare gli scambi economici con i paesi germanofoni (“Il sole 24ore” del 22 marzo 2018 riporta che la Germania è il primo partner commerciale dell’Italia).
Questa carenza può avere gravi conseguenze, perché significa privare i nostri giovani di opportunità di studio, di lavoro e di arricchimento culturale. Occorre ricordare, insieme alle motivazioni pratico-economiche, l’importanza culturale della lingua tedesca, soprattutto in campo umanistico, in particolare della filosofia e filologia (Momigliano scriveva che “per capire la cultura greca bisogna pensare in greco o alternativamente in tedesco”). Il tedesco è una lingua la cui struttura aiuta la riflessione formale e il pensiero logico ed analitico. Il tedesco è la lingua di grandi pensatori europei, è la lingua di Goethe, di Rilke, di Hölderlin, di Bach, di Mozart, di Beethoven, di Kant, di Hegel e dei più importanti filosofi, letterati, musicisti e teologi europei.
Studiare il tedesco è un’esperienza che apre la mente, allarga gli orizzonti e offre vantaggi concreti nella vita professionale e nel mercato del lavoro. Vogliamo eliminarlo dalla scuola? Farci del male?
Barbara Smedili