L’intervista realizzata da Tempostretto con l’ex Presidente della Regione Pippo Campione,(vedi articolo correlato) che invitava ad una serie di riflessioni sul paradosso del Pd messinese: “Il Pd a Messina è l’ossimoro del Partito democratico”, sollecitando Bersani ad intervenire, ha suscitato un dibattito articolato.
Tra le riflessioni c’è quella dell’ ex sindaco Franco Providenti che scrive: “Ringrazio Pippo Campione per aver con coraggio, precisione e chiarezza indicato la necessità di un intervento di Bersani per commissariare il Partito Democratico di Messina, al fine di evitare che una gestione individuale o familiare, offuscata dagli scandali della formazione e dell’assurdo accumulo di voti personali alle primarie per le elezioni alla Camera,conducano il partito verso una deriva simile a quella che colpì la DC dopo tangentopoli. Da diversi anni le scelte del Pd a Messina vengono effettuate senza alcuna dibattito politico, nella servile osservanza del volere e dell’interesse di chi lo governa. Siamo tornati al medioevo ed è difficile riconquistare l’essenza della democrazia senza l’intervento della direzione Nazionale. D’altra parte continuando per questa strada, si potrà ottenere ancora qualche successo elettorale, ma il precipizio è ad un passo. Non deludiamo le belle speranze dei giovani che si sono avvicinati al partito con grande entusiasmo e con la volontà di cambiare le sorti della città e della Sicilia. In Italia, se sarà sconfitta la destra Berlusconiana, si dovrà ricostruire l’assetto democratico del paese, fondandolo su una democrazia vera, che sappia nutrirsi dei valori contenuti nella Carta Costituzionale e negli insegnamenti dei padri fondatori, fra i quali ricordo: Dossetti, La Pira, Moro, Nenni, La Malfa e Berlinguer. A Messina l’accettazione passiva della deriva antidemocratica determinerà una sostanziale assimilazione del Pd messinese alle nefandezze dei governi cittadini della destra”.
Anche l’ex sindaco Providenti sottolinea quindi i rischi di un inaridimento del dibattito interno al partito che finirebbe con lo snaturare i principi stessi del Pd. Entrambi gli esponenti politici, Campione e Providenti auspicano un intervento dei vertici nazionali del Pd per affrontare “l’anomalia messinese”. Stessa posizione per Lucia Tarro Celi, che nei giorni successivi alle primarie del 30 dicembre, denunciò alcune stranezze avvenute proprio in occasione della votazione quando uno dei seggi fu istituito all’interno dell’ Aram, il centro di formazione professionale guidato da Elio Sauta, fedelissimo di Francantonio Genovese . La Tarro Celi torna su quanto accaduto alle primarie per le Politiche per evitare che certi episodi e sistemi si ripetano anche alle primarie a Sindaco di Messina e propone l’idea di una reggenza del Pd fino all’elezione del prossimo responsabile provinciale.
“Se non ora quando rivedere posizioni, condividere regole, ristabilire una normale agibilità democratica all’interno del PD messinese? E’ tempo di elezioni nazionali, di prossime appuntamenti elettorali per il governo della città. La sfida è alta ed essere all’altezza di interpretarne la complessità significa assumere una credibilità a servizio di quanti chiedono al Pd di guidare un reale processo di cambiamento. Non mi sembra che le scelte di queste ultime ore vadano in questa direzione. L’idea delle primarie, di per sé giusta, rischia di essere vanificata da una caduta di speranza democratica finita anche sotto i riflettori delle inchieste televisive. Come pensare di mettere in campo questa scelta per il candidato a Sindaco senza una condivisa rivisitazione di metodi, spazi, regole in grado di restituire ai cittadini la dignità del voto,ma anche il senso di appartenenza ad una scelta politica che può essere anche ragione etica? Chi scrive ha circa quarant’anni di tessera del Partito e non intendo cedere a nessuno la storia di un percorso che, pur tra mille contraddizioni, ha segnato la storia personale, ma anche quella di tanti militanti da sempre impegnati sul fronte della giustizia sociale e dei diritti umani. E’ tempo di fatti. Per questo mi sento di chiedere ai giovani che negli organismi dirigenti chiedono le primarie per le prossime amministrative, di uscire fuori dalle trappole “padronali “del PD messinese, chiederne la reggenza fino alla prossima elezione di un responsabile provinciale, fare chiarezza sulla delicata vicenda dei corsi di formazione, lavorare sulle possibili alleanze e sull’idea di una classe dirigente all’altezza di affrontare la grossa sfida del governo della città.
Se non ora quando uscire dalle tane e dimostrare competenze, passione, generosità nei confronti di una città che, tra smarrimento, delusione, derive populistiche, chiede alle nuove generazioni una prova di cambiamento? Sapendo che per rispondere a questa speranza, bisogna “essere” il cambiamento”.
A rispondere è il segretario cittadino del Pd Peppe Grioli, che per primo ha lanciato l’idea delle primarie a Sindaco e che sta avviando gli incontri con le forze politiche che vorranno aderire. “Il Pd a Messina non è la famiglia Genovese- replica- ed io non faccio parte della famiglia Genovese, pertanto respingo qualsiasi critica al mittente. Ritengo, da segretario cittadino, dopo 5 anni di fatti che mi auguro abbiano lasciato tracce concrete, di poter dire che il Partito a Messina è aperto, pluralista. Abbiamo direzione, segreteria, assemblee, abbiamo avviato i Forum ai quali gli stessi Campione e Providenti hanno partecipato. Ritengo di essere stato garanzia di pluralismo e partecipazione interna.
Ma alla vigilia di una lunga stagione elettorale queste sono solo le prime avvisaglie di uno scontro, anche interno al Pd ed alla coalizione, che si farà sempre più aspro.
Rosaria Brancato