La luna che sorge sullo Stretto raramente è sembrata così luminosa e grande ai messinesi che l’hanno ammirata sorgere dai bastioni letteralmente “in mezzo al mare” del Forte San Salvatore, sito nella punta estrema della falce. Proiettato dentro lo stretto girando intorno alla stele della Madonna della lettera, il forte offre una visuale mozza fiato del panorama a 360 grandi. Un posto unico che tanti cittadini e forestieri scoprono per la prima volta grazie alla Notte della Cultura. Già l’apertura del Forte nel corso dell’evento dell’anno scorso aveva portato oltre 15.000 visitatori – come affermano gli addetti ai lavori – e quest’anno le cifre non saranno certo di meno. L’inizio del sistema di navette era previsto per le 17 dal Cavallotti, ma già mezz’ora prima la gente cominciava ad affollare la fermata. In teoria il pullman avrebbe dovuto avere intervalli di mezz’ora, in pratica l'attesa si è via via ridotta al tempo della strada: le navette si fermavano e poi ripartivano subito, visto il numero enorme di gente in attesa di usufruire del servizio. Un servizio, onore al merito, ben organizzato e comodo, tanto da rendere un po’ ridicoli li sforzi dei tanti cittadini che – da buon messinesi “affezionati alla macchina” – hanno portato il mezzo fin sotto i cancelli dell’area militare, litigando per i pochi parcheggi disponibili e imbottigliandosi anche solo per riuscire a fare manovra.
Partendo dal Cavallotti, la strada costeggia la Zona Falcata, vero e proprio retroscena post industriale del mondo. I passeggeri hanno così potuto guardare da vicino i resti di quello che, nel bene e nel male, è il passato della nostra città: l’inceneritore Schipani, per la bonifica del quale sono state realizzate grandi manifestazioni fino alla fine degli anni ottanta, i capannoni abbandonati dei cantieri navali Rodriguez, il bacino di carenaggio della Smeb, i fusti grondanti ruggine di EuroBunker, il deposito di carburanti che pone tutt’oggi enormi problemi per quanto riguarda la bonifica dell’area: tante, infatti, le cisterne di rifiuti tossici che andrebbero ripulite, per non parlare della leggenda metropolitana di vecchia data che parla di fusti di rifiuti tossici scaricati nell’area. Luoghi che parlano di un passato di abusi del territorio e di grandi lotte sociali per contrastarlo, come nel caso della manifestazione contro la “Nave dei Veleni”, ai tempi in cui la Smeb si offrì disponibile a smaltire i rifiuti speciali caricati nei serbatoi di alcune navi. L’ipotesi fu contrastata dal Comitato per la pace e da Legambiente, tra i membri della quale spiccò l’attuale assessore ai Rifiuti e all’Ambiente Daniele Ialacqua. Da qui alla manifestazione di qualche anno fa indetta dalla rete no Ponte proprio di fronte i cancelli dell’Arsenale, contro il progetto Nato che vedeva la falce di Messina trasformata in un grande “cimitero di navi da guerra”, in cui smaltire anche scorie pericolose.
Finito l’excursus storico-sociale suggerito dai luoghi che sfilano, silenti e abbandonati, dal finestrino della navetta – lungo la strada recentemente asfaltata dall’Autorità Portuale – si varcano i cancelli della zona riservata alla Marina Militare. Zona immensa composta da diverse palazzine – ormai quasi del tutto vuote – e dopo aver superato la villetta del circolo dei sottoufficiali e la grande villa di quello degli ufficiali, si arriva sotto i bastioni del Forte.
L’Impatto è da togliere il fiato. Il Forte San Salvatore ha origini antiche. Rappresenta ,infatti, un elemento fondamentale delle fortificazioni volute da Carlo V e realizzate dall'architetto Antonio Ferramolino da Bergamo, a partire dal 1537. Il Forte sorge sul sito prima occupato da una torre dedicata a Sant’Anna (1081), vicino alla quale fu edificato il monastero di San Salvatore, e fu eretto per migliorare la difesa del porto e della città, per la sua posizione chiaramente strategica. La struttura si compone di varie cinte murarie convergenti verso il baluardo centrale di forma semi-cilindrica. I bastioni alloggiavano batterie di artiglieria rivolte verso lo Stretto e l'imboccatura del porto. Oggi si entra nella struttura attraverso una porta del Seicento. Una scala conduce alle sale superiori e poi alla terrazza, dove sono collocate le casematte. Nel 1934 fu eretta al centro del bastione, sui resti della torre Sant’Anna, la stele della Madonna della Lettera, ora simbolo della città. Recenti restauri hanno migliorato lo stato di conservazione della fortezza.
Sotto le volte, all’interno del forte, sono state organizzate per l’occasione, mostre, estemporanee e rappresentazioni teatrali e canore. Il sentimento generale dei visitatori rasenta l’assoluto entusiasmo per la bellezza del panorama e la singolarità del posto, insieme ad una punta di rammarico – se non indignazione – per poterne fruire solo una volta l’anno. “I messinesi parlano sempre male della loro città, forse perché a loro volta non conoscono posti come questo, di cui c’è solo da andare orgogliosi” commentano due studentesse calabresi che hanno approfittato dell’occasione della notte della cultura per una “gita” alternativa dei luoghi della città.
In molti, durante la visita, hanno pensato con speranza alle trattative indette dagli assessori alla cultura e all’urbanistica – Tonino Perna e Sergio De Cola – con il comando del Forte, finalizzate ad aprire stabilmente il luogo alle visite di cittadini e turisti. Una speranza che ne implica un'altra, più generale: quella che riappropriandosi dei luoghi negati, Messina possa, finalmente diventare una città normale. (Eleonora Corace)