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Aria calda sopra i mari freddi: condizioni ideali per rivedere il fenomeno della lupa

Con almeno due mesi d’anticipo, sulla normale tabella di marcia, l’arrivo di questa massa d’aria insolitamente calda, sopra i mari più freddi in superficie, sta favorendo lo sviluppo delle prime foschie e nebbie di mare. Nella prima mattinata di oggi i primi banchi di nebbia, complice la scarsa ventilazione e i moti discendenti del regime anticiclonico che ci interessa, si sono formati sia sul Tirreno che sul mar Ionio, a largo. Vedere questi banchi di nebbia ad inizio febbraio è davvero inusuale.

Generalmente le nebbie di mare si vedono fra il mese di aprile e l’inizio di maggio, quando i deserti dell’Africa settentrionale vengono arroventati dall’intenso soleggiamento diurno, praticamente ininterrotto, mentre le acque del Mediterraneo si presentano ancora piuttosto fredde, dopo aver scaricato tutto il calore accumulato durante la precedente stagione estiva. In questo contesto le masse d’aria molto calde provenienti dalla regione sahariana, prima di raggiungere le coste della Sicilia e della Calabria, saranno costrette a scorrere sopra le ancora fredde acque superficiali dello Ionio e del Tirreno.

L’umidità contenuta in seno a questi flussi caldi dai quadranti meridionali a contatto con le ancora fredde acque del mare tende rapidamente a condensarsi in banchi di nebbia (si tratta in realtà di nubi stratificate con base prossima al mare) sospinti fin verso le coste dai venti dominanti. Tecnicamente si tratta di nebbia da evaporazione, determinata dallo scorrimento di masse d’aria calde su una superficie marina molto più fredda (strato fresco pellicolare).

La lupa nel bel mezzo dello Stretto di Messina

In queste situazioni succede che per un principio fisico l’umidità relativa aumenta, poiché col diminuire della temperatura diminuisce anche la capacità di quella porzione d’aria a contenere acqua allo stato gassoso. Infatti, la quantità di vapore acqueo rimane la stessa, ma se a +25°C resta gassosa, a +20°C comincia a condensare la quantità in eccesso rispetto alle possibilità dell’aria a mantenerla gassosa. Ciò spiega perché dentro il banco di nebbia si forma uno strato d’inversione termica, dove le temperature sono più fresche, inferiori di -1,5°C -2,0°C rispetto allo strato sovrastante (sopra il livello di condensazione).

In questo caso il vapore acqueo, per evaporazione appunto, entra nell’atmosfera e si satura condensandosi. Per questo motivo la lupa è tipica della stagione primaverile. Sul messinese solitamente il fenomeno, noto con il termine “lupa”, si accompagna sempre ad un debole ma umidissimo flusso sciroccale nei bassi strati che a contatto con le fredde acque del mare si raffredda sensibilmente, favorendo il processo di condensazione dell’umidità in strati di nubi bianche alte non più di 100-200 metri.

La lupa che entra nello Stretto di Messina. Foto di repertorio dello scorso mese di maggio

Questi fenomeni avvengono quasi esclusivamente in contesti anticiclonici, e pertanto sono sinonimo di stabilità e bel tempo nonostante le drastiche riduzioni di visibilità possono far pensare l’esatto contrario. Fra oggi e domani, con il progressivo afflusso di aria sempre più calda in quota, sopra le ancora fredde acque superficiali dei nostri mari, lungo le zone marittime, fra costa tirrenica, l’imbocco sud dello Stretto di Messina e la costa ionica, potrebbero verificarsi le condizioni ideali per foschie e persino qualche isolato banco di nebbia.

Soprattutto al primo mattino e durante le ore notturne, quando generalmente si raggiungono i tassi di umidità relativa più alti. Al momento stabilire con che intensità si potrà manifestare il fenomeno, e soprattutto dove esso si localizzerà, è praticamente impossibile per via delle tantissime variabili in gioco (venti di superficie, umidità relativa, correnti di marea e cambiamenti delle temperature delle acque superficiali). Tutto ciò dipenderà dal grado di umidità che questo flusso di aria calda sub-tropicale (originariamente molto secco sulle coste africane) riuscirà a raccogliere durante il suo ingresso sul basso Mediterraneo. La formazione di foschie e banchi di nebbia sarà più probabile in mare aperto, sia sul mare attorno le Eolie, che sullo Ionio a largo.