Lo sciopero sembra ormai alle porte. I marittimi di Rfi potrebbero presto incrociare le braccia per protestare contro le anomalie che da qualche tempo si registrano nella gestione di personale e attività da parte dell’azienda e contro l’assoluto silenzio che continua a regnare sovrano.
Una settimana fa il sindacato Orsa aveva avviato le procedure di raffreddamento dichiarando lo stato di agitazione dei lavoratori, fasi che precedono lo sciopero, denunciando il modo in cui negli ultimi tempi viene gestita la ripartizione di ferie e permessi ai lavoratori che non hanno la possibilità di scegliere come poterne fruire perché le decisioni vengono calate dall’alto. Per il sindacato una sorta di anticamera della cassa integrazione, primo inequivocabile segnale di un lento cammino verso la dismissione della navigazione ferroviaria da parte del gruppo.
Ma a quanto pare c’è di più. Il segretario nazionale di Orsa Navigazione Antonino D’Orazio aggiunge altri dettagli che non fanno presagire nulla di buono. Il sindacalista parla di una gestione rocambolesca degli esuberi che la stessa RFI ha causato scientificamente con la cessione del trasporto dei mezzi gommati, comprensiva di navi e strutture, alla BluFerries. Prese di posizione aziendali anti-contrattuali, dice D’orazio. In pratica per far fronte a questi esuberi sembrerebbe che Rfi abbia iniziato a impiegare a terra, con mansioni totalmente diverse, personale marittimo che invece era stato assunto per prestare servizio esclusivamente sulle navi della flotta societaria. Per i lavoratori significa perdere quasi la metà dello stipendio e in prospettiva futura potrebbe anche essere preludio di scelte aziendali ancor più pesanti.
“Nella storia dei traghetti ferroviari non si era mai verificata una cosa del genere, l'attuale dirigenza territoriale sta facendo la brava esecutrice del diktat romano che, secondo voci insistenti, avrebbe sentenziato la chiusura dell'impianto messinese entro il prossimo mese di ottobre 2013. Al grido d'allarme dell'OraA l'azienda non ha accennato a nessuna smentita. Chi tace acconsente?” si chiede il segretario D’Orazio. “Siamo di fronte a una strategia tesa ad azzerare il traghettamento ferroviario dall’area di Messina con tutto ciò che ne conseguirebbe per l’occupazione e per il diritto alla continuità territoriale dei cittadini”. L’Orsa questa volta vuole difendere l’intero impianto che la dirigenza, in modo silente ma incisivo, sembra voler condurre alla chiusura fisiologica. A rischio ci sono oltre 400 posti di lavoro e il diritto alla continuità territoriale. D’Orazio chiede anche l’intervento deciso delle Istituzioni, “dal Comune alla Regione ci aspettiamo la voce grossa nei confronti di un'azienda che da sempre assorbe soldi pubblici ma ha abbandonato la Sicilia a se stessa con il silenzio assenso dei vari governi che si sono succeduti”.