Desiderare il fallimento del vicino è la cosa che più piace ai messinesi.
Vale nel mondo della politica, dell’imprenditoria, del commercio, dell’arte, vale in ogni ambito. Più di ogni altra cosa ai noi messinese piace sparare a vista contro chiunque provi a sollevare la testa.
Il caso dell’Acr Messina è esemplare.
Proto ha preso per i capelli una società a brandelli, piena di debiti e a un passo dalla fine. L’ha fatto dopo una trattativa estenuante che avrebbe dissuaso chiunque. L’ha fatto da solo, sperando (illudendosi…) che prima o poi l’orgoglio messinese venisse fuori e che qualcuno, tra l’imprenditoria cittadina, provasse a dare una mano in termini concreti.
Invece nei giorni scorsi si è sfilata la cordata che faceva capo a Francesco Barbera, il quale già lo scorso anno di questi tempi ci aveva tentato.
L’incerta situazione adesso fa vacillare il quasi ex allenatore Cristiano Lucarelli che con molte probabilità andrà via e le offerte non gli mancano.
Nel frattempo i “desiderosidelfallimentoaltrui” si sono risvegliati e fanno il tifo perché l’Acr Messina fallisca, in modo da poterla prendere per due lire, ma in fondo al baratro quando cioè la scalata verso le categorie più adatte sarà lunghissima.
Contestualmente sarà buttato a mare tutto l’impegno e i sacrifici in questi anni tutti, da Lo Monaco a Manfredi passando per Stracuzzi e Gugliotta hanno fatto per mantenere la serie. Nel bene o nel male dal giorno in cui siamo sprofondati dopo l’era Franza, c’è stato chi ha fatto di tutto (in piena solitudine) per salvare il salvabile.
Mentre gli altri intorno facevano il tifo per la malasorte, perché acquistare a costo zero una squadra che di fatto non esiste in più e ha davanti almeno 5 anni per salire di gradino in gradino fa più comodo alla tasca ed alla vanità personale.
Il monte debiti è spaventoso, ma c’è qualcuno che ci sta provando.
Lasciarli soli è un errore.
Nei giorni scorsi ho letto un post su facebook di Massimo Rizzo, attuale avvocato del Messina e sicuramente tra quanti ci sta mettendo del suo per non far fallire i colori e la maglia. Lo fa da messinese prima e da tifoso poi.
Ecco, quello che adesso serve sono i messinesi prima e i tifosi poi.
Di seguito alcuni punti del post:
“Riprende la storia di Buddacilandia, terra bellissima e maledetta, prigioniera dei suoi padroni. Il popolo messinese è mite e generoso. Abituata negli anni alla sofferenza, parte della sua gente e' infettata dal virus dell'ignavia e della rassegnazione. Come è noto, un virus è un'entità biologica elementare con caratteristiche di parassita obbligato, in quanto si replica esclusivamente all'interno delle cellule viventi di altri organismi. I virus possono infettare tutti i tipi di forme di vita (fonte Wikipedia).
A Buddacilandia, il virus della rassegnazione è propagato dai Principi della Rendita Parassitaria. Questi, appartenenti alla ristretta cerchia della Famiglia dei Privilegiati, hanno la necessità di assoggettare il popolo per mantenere il loro dominio. In tale cerchia, si entra esclusivamente per diritto di nascita o, più raramente, attraverso un lungo e faticoso percorso (denominato Leccaculismo) caratterizzato da dure prove di assoggettamento e cortigianeria ai Principi, finalizzato alla cooptazione nella cerchia. I Sovrani del Parassitismo vigilano quotidianamente sul popolo per preservare l'immobilismo, attraverso il proprio esercito, composto dalle Sentinelle del Servilismo, vassalle del Potere. Tali Sentinelle, travestite da persone pensanti, sono infiltrate in tutte le categorie sociali (giornalisti, politica, professioni, imprenditori e così via) con il fondamentale compito di spegnere sul nascere ogni focolare di idea che possa rappresentare un pericolo per i Principi, in quanto destinata a garantire sviluppo e speranza per Buddacilandia, così liberandola dalle catene dell'abulia intellettuale. Tra le tecniche più utilizzate, vi è quella denominata "Armiamoci e partite". Allorquando vi è, in una qualsiasi categoria sociale, un soggetto che, per mero errore, non risulta infettato dal virus della Rassegnazione, e spinto da buoni propositi lancia un progetto utile per la città, la tecnica in oggetto consiste nel fare avvicinare il soggetto pericoloso da altre persone, apparentemente animate dalla stessa idea, con il compito di tirarsi indietro all'ultimo istante per distruggere il progetto”.
Segue nel post una poesia di Olindo Guerrini proprio sull’armiamoci e partite, che nell’era dei social equivale a: scrivete un post seduti sul divano e poi andate a nanna.
Massimo Rizzo, esattamente come tutti quelli che stanno affiancando la nuova società, ma anche quelli che dal 2008 fino ad oggi ci hanno provato (pur con tutti i limiti e i retropensieri) non sono stati infettati dal virus della rassegnazione.
Gli altri resteranno a guardare. Ma chi non si rassegna ha una malattia che non guarirà mai: è innamorato di Messina.
E alla fine, mentre gli altri tifano per un fallimento, ce la farà.
Rosaria Brancato