REGGIO CALABRIA – Com’è naturale in casi del genere, sono tante le voci politico-istituzionali che si levano per congratularsi con forze dell’ordine e magistratura per la cattura di Matteo Messina Denaro, a trent’anni dall’inizio della sua latitanza.
Tra queste, le voci dei presidenti di Giunta e Consiglio regionale.
Roberto Occhiuto osserva sui propri profili social che l’arresto della ‘primula rossa’ della mafia «rappresenta un colpo durissimo a Cosa Nostra», mettendo fine alla «storia criminale di uno dei boss mafiosi più influenti e pericolosi». E Filippo Mancuso fa eco: «Il Consiglio regionale della Calabria ringrazia le forze dell’ordine, la Magistratura e tutte le persone che hanno contribuito alla cattura di Matteo Messina Denaro», un «grande risultato» raggiunto nel contrasto al crimine organizzato – che «rappresenta un disvalore assoluto da estirpare, perché compromette i diritti dei cittadini e la dignità del Paese» – nel quale «lo Stato vince sempre».
«Risultato eclatante», secondo il commissario regionale della Lega Gianfranco Saccomanno, che sottolinea il pedigree di Messina Denaro, «tra gli irreperibili più pericolosi e ricercati nel mondo, che ha proseguito e rafforzato il progetto di Cosa Nostra d’inserirsi nel mondo delle imprese e nel controllo totale del territorio».
E c’è un altro leghista che esulta per quest’arresto pesantissimo: il capogruppo a Palazzo Campanella e fin qui al vertice della Commissione consiliare Antindrangheta Giuseppe Gelardi. «La cattura del latitante Matteo Messina Denaro è una notizia d’incalcolabile importanza. Con questa cattura si chiude una fase storica drammatica per il Paese. La tenacia, la forza e le competenze messe in campo dallo Stato di diritto contro chi avrebbe la pretesa di essere antistato hanno finalmente e giustamente prevalso. Certificando ancora una volta che lo Stato è sempre più forte di qualsiasi mafia e criminalità organizzata», asserisce Gelardi.
Che si fa portavoce delle congratulazioni verso forze dell’ordine e magistratura da parte «di ogni cittadino onesto che si riconosce in un ordinamento di diritto democratico e giusto», pur nella consapevolezza dell’«impossibilità d’abbassare la guardia».