La morsa della crisi non ha risparmiato l’Assemblea Regionale Siciliana, finita nel calderone dei provvedimenti predisposti dal Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, per rispondere al recente crollo finanziario che ha coinvolto anche l’Italia. Come già annunciato infatti, all’Ars, dalla prossima legislatura, il numero dei deputati dovrebbe passare dai 90 attuali a 50 e le indennità dimezzate da 5.850euro al mese lordi a circa 3mila netti. Eppure c’è chi, in virtù dei privilegi riservati in passato al “parlamentino siciliano”, può godere comunque di benefici a vita. Alla faccia delle difficoltà economiche del Paese.
Parliamo dei vitalizi, cioè di quella quota che i deputati nazionali, così come quelli regionali, incassano o incasseranno mensilmente per aver prestato servizio presso i parlamenti. Un mattone monetario pesante per le debilitate casse regionali. A cospetto di un sistema che la gente, soprattutto chi lavora decenni per ottenere uno straccio di pensione, non riesce più a vedere di buon occhio. Una strada per rivedere la formula di assegnazione è stata voluta dall’odierno presidente dell’Ars, Francesco Lo Cascio, che ha vincolato l’incasso degli assegni: al raggiungimento del 65esimo anno di età, alla contribuzione minima di dieci anni (due legislature) escludendo versamenti volontari e al blocco delle quote al 60% dell’indennità maturata. Sicuramente un bel colpo di spugna che però sarà attuato dalla prossima legislatura, lasciando così a vecchi e attuali deputati regionali il pregio di potere godere di assegni dorati. Ad esempio, pur avendo un età compresa tra i 50 e i 60 anni, alla fine della corrente legislatura potrebbero già andare in pensione nove deputati, due dei quali messinesi: Nino Beninati e Santi Formica. C’è chi invece dovrà aspettare il 65esimo anno di età ma con il superamento della metà del mandato, prima legislatura, ha già raggiunto il diritto al vitalizio (minimo di 2.900euro, 25% dell’indennità base), come Roberto Corona, Giuseppe Picciolo e Santo Catalano. Tutti gli altri deputati messinesi attualmente in carica, hanno già maturato il “benefit”.
Complessivamente i vitalizi finanziariamente sostenuti dall’Ars, ad oggi, sono 203. I beneficiari non sono più in carica né a Roma, né a Palermo, né a Strasburgo. Quattro dei quattordici assegni che superano i 7.900euro al mese sono indirizzati ad ex deputati regionali della provincia di Messina: si tratta di Salvatore D’Alia (padre del senatore dell’Udc Gianpiero) che somma anche 20 anni di deputazione nazionale per 5305euro al mese; del repubblicano di Gioiosa Marea, Salvatore Natoli; dell’ex sindaco democristiano di Pettineo, di origine argentine, Vincenzo Ojeni; e di Luciano Ordile, già assessore regionale e vice presidente, democristiano, attualmente presidente dell’Ente Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Questi, hanno alle spalle almeno 5 legislature e 20 anni di contributi regionali e ricevono il 68% dell’indennità parlamentare attuale. Superano invece i 6.800euro lordi i deputati che hanno “totalizzato” tre-quattro legislature piene. Nella “lista” inseriti il liberale Francesco Martino, nipote del Ministro degli Esteri Gaetano Martino e presidente della Regione dal dicembre 1993 al maggio del 1995, ed Emanuele Tuccari, docente universitario, comunista (che aggiunge una legislatura alla Camera che gli frutta 2.238euro).
Tutti gli altri messinesi che godono del vitalizio si trovano nella restante forbice tra i 6mila euro e i 2.900. Oltre ai già citati D’Alia e Tuccari, in quattro sommano i benefici maturati in altre sedi istituzionali: Antonino Germanà, fratello di Basilio, che come Tuccari percepisce 2.238 per una legislatura a Roma e Vincenzo Pavone, 20 anni nella Capitale per 5305euro di indennità. E poi l’attuale presidente della Provincia Nanni Ricevuto (due volte senatore, una deputato, sottosegretario ai Trasporti e vice ministro all’Istruzione) e Sebastiano Sanzarello (senatore nel 2001 ed eurodeputato dal 2008). Questi ultimi due hanno optato per la ricongiunzione su base regionale degli altri vitalizi maturati.
A seguire l’elenco completo degli altri beneficiari: Francantonio Bisignano (Pri, fratello dell’assessore provinciale Michele Bisignano), Giuseppe Campione (Dc, ex presidente della Regione), Giovanbattista Davoli (Msi, storico volto della destra nazionale con un breve passaggio alla Camera nel 1983), Serafino Marchione (ex Psi e vice presidente della Provincia di Messina), Federico Martino (Rifondazione, anche assessore regionale alla Sanità), Angelo Paffumi (Pri, ma nel gruppo Mpa), Paolo Piccione (Psi, ex presidente dell’Ars), Elio Risicato (Pc, magistrato), Aldino Sardo Infirri (Psi, ex sindaco di Castell’Umberto), Gioacchino Silvestro (Pc, già vice presidente Ars), Bartolo Speranza (Lista Dini, preside, candidato con il Pd alle ultime consultazioni regionali), Giovanni Trimarchi (An, medico), Giuseppe Prestipino Giarritta (Pc, docente scolastico) e Antonino Messina (Pc, avvocato di S.Angelo di Brolo). Emanuele Rigano