Un verso della celebre opera di Thomas Sterne Eliot, “The Waste Land”, titola questa nuova fase della produzione artistica di Sara Teresano. "Nell’ora violetta…" quella del crepuscolo, che del giorno trascorso conserva ancora tenui bagliori di luce, mentre si veste già delle eleganti curve della notte. E’ una fase di passaggio e di trasformazione, questo l’artista ci suggerisce tra le righe. Una fase nuova in cui il perseguimento dalla materialità smette di essere centrale, soppiantato da una ricerca di tipo più spirituale.
Delle fasi precedenti della sua produzione, l’artista pure conserva l’eredità. Ricordiamo la femminilità potente delle veneri e delle bagnanti, di willendorfiana memoria, o la valenza fortemente simbolica dei semi, nel loro legame iconografico con la fecondità. Di questa vitalità permangono gli echi nel primo gruppo delle 50 opere di cui la mostra si compone. Parliamo delle sirene, delle ninfe e delle gorgoni, così terrestri nella loro femminilità voluttuosa, eppure incredibilmente extracorporee, inafferrabili e sospese nell’universo ultraterreno del Mito. Da esse percepiamo come materialità e immaterialità, tendenza incontrastabile all’umano e anelito irrinunciabile al divino nell’uomo sono legati indissolubilmente.
Un secondo gruppo di opere e forse il più centrale, vista la posizione di primo piano riservatagli nell’esposizione, è quello dedicato alle Cinque stagioni. Si tratta in totale di cinque figure di fanciulli, nelle quali si avverte già in maniera evidente la proiezione verso il nuovo. Alle quattro stagioni canoniche, (riconoscibili grazie alle diverse pose corporee e alle espressioni del viso, oltre che dall’aspetto complessivo), se ne aggiunge una quinta, raffigurante un bambino che sostiene fra le dita una farfalla, simbolo dell’anima immortale.
Abbiamo poi il gruppo dedicato ai busti di fanciulli, realizzati in terracotta patinata a freddo, cera e carta. Quattro in totale, paffuti e sognanti nel loro candore, sono personificazioni di sogni, ed incarnano dell’innocenza e la purezza dell’anima bambina.
Infine un nucleo a sé stante è rappresentato dai pannelli di sale. La scelta del materiale non è casuale visto l’intento di rendere, attraverso questi cristalli, la polisemia del ricordo.
Sara Teresano, biologa ed artista messinese ormai nota ed apprezzata anche all’estero, raggiunge questa svolta creativa senza perdere la propria essenza caratterizzante, ma acquisendo nuovi contenuti e sfumature. La mostra, curata da Saverio Pugliatti, è articolata su due differenti location (La sala mostre del Teatro Vittorio Emanuele e la Galleria Kalòs), e resterà aperta al pubblico sino al 17 Aprile.
Laura Giacobbe