Domenica 29 marzo alle ore 19.30, nel Foyer del Teatro Vittorio Emanuele, il presidente dell’Assemblea regionale, Giovanni Ardizzone, inaugurerà la mostra di Antonello Bonanno Conti dal titolo “Via Crucis”, il cui allestimento è stato ideato da Saverio Pugliatti. Saranno presenti il sindaco di Messina, Renato Accorinti; il Commissario straordinario della Provincia Regionale, Filippo Romano. Interverranno Don Antonio Meli e Ninni Bruschetta.
Le quindici stazioni della “Via Crucis” di Antonello Bonanno Conti, rappresentate su superfici di grandi dimensioni, non raccontano con dato realistico il doloroso cammino del Cristo, eppure seguono lo schema della iconografia classica, amalgamando, con un dialogo profondo, tradizione e innovazione. Già nella prima stazione, che canonicamente racconta il momento in cui Cristo è condannato a morte, Antonello Bonanno Conti suggella, con la sua peculiare forza narrativa, la tensione emotiva dell’avvenimento, allestendo una rappresentazione in cui domina il colore rosso. Rosso è il Cristo condannato che avvolto da un’aura di dolore e di morte, solenne, assurge all’immortale figura di martire. Accanto, una piccola scultura su un piedistallo. Riproduce una delle tante statue antiche a noi giunte in parte mutilate e diventa un rimando per riflettere sulla grandezza e sulla caduta dell’Impero romano. Dalla seconda stazione il racconto si snoda facendo leva prevalentemente su due colori, uno straniante bianco e, ai piedi dei personaggi, un cupo rosso. È audace la scelta cromatica eppure consente allo spettatore di accedere ai valori profondamente spirituali di cui la storia della Passione è intrisa.
Particolarmente suggestive per la forza che emanano le tre Croci, poste a terra, che scandiscono le tre cadute di Cristo. La prima, leggera, suggerisce che Cristo ha ancora la forza di alzarsi e proseguire. La seconda, più spessa, sfuggente, sembra coprire il corpo del Figlio di Dio; la terza caratterizzata dalla presenza di un calice, il calice che raccoglie il sangue di Cristo, rivela che la violenza ha vinto. La narrazione di Bonanno Conti è scarna, ma forse proprio la sua icastica sinteticità accentua la liricità del dramma. Diversa forza linguistica irrompe nelle uniche due opere sospese. Per una precisa scelta di Saverio Pugliatti, che ne ha curato l’allestimento, sono direttamente poggiate sul pavimento i pannelli che raffigurano la vita terrena, contaminata da violenza, sofferenza e dolore. Le due che fissano il momento della morte, quindi l’ascesa al cielo, e il momento della Resurrezione, campeggiano invece nello spazio del Foyer sollevate da terra con lo scopo di sottolineare visivamente e cromaticamente la differenza tra dimensione terrena e dimensione divina.
Nella suggestiva, evocativa, pitto-scultura che ferma il momento della Crocifissione, Bonanno Conti forza il racconto iconografico ma sintetizza il vero significato della Pasqua. La fusione di rosso e oro, insieme allo slancio vitale della figura, riepilogano, con chiari riferimenti alla lezione futurista, la Passione e la Resurrezione del Cristo. Altrettanto densa di significati la gioiosa Resurrezione. Al centro una croce dorata priva del corpo di Cristo, tutto attorno una esplosione di luce e di colore. E sono proprio quelle vibrazioni cromatiche a stabilire un punto d’incontro con l’osservatore in grado di percepire allusioni, trasposizioni, trasfigurazioni legate a quell’evento intriso, ormai da più di duemila anni, di quotidianità e straordinarietà.