Parlare di tempi duri, a questo punto, non può che apparire riduttivo. In poco meno di 24 ore, e dopo l’accusa di peculato di qualche settimana fa (vedi correlati) ecco arrivare per il commissario liquidatore dell’Ato3 Antonio Ruggeri ancora una “mazzata giudiziaria”. Il nuovo esposto presentato alla Procura della Repubblica riguarda infatti presunti innalzamenti di carriera “ad personam”, per i quali si chiedono di valutare “i presupposti della fattispecie di reato prevista dall’art. 323 c.p”, ovvero abuso d’ufficio. La vicenda non è nuova visto che nei mesi scorsi, le dichiarazioni ben circostanziate dei consiglieri comunali Pergolizzi e Melazzo, avevano portato alla luce casi di “promozioni” considerati poco chiari in seno alla società d’ambito (vedi articolo correlato). Ed è proprio uno dei nomi finiti già tra fine primavera e inizio estate nel calderone dei sospetti, che torna protagonista del nuovo esposto. Parliamo della sig.ra Giovanna Restuccia. Quest’ultima, assunta nel 2007 con la qualifica di impiegato (3° livello), secondo quanto emerso dai controlli avviati dopo le denunce dei due consiglieri, era già stata “elevata” al “Coordinamento della segreteria e delle relazioni esterne” (8° livello). Ma le promozioni, ed è su questo che si basa il nuovo esposto, non sarebbero terminate: la dipendente, infatti, come confermano alcuni atti amministrativi dalla stessa siglati, risulta essere diventata “Capo Settore Amministrativo”.
Secondo quanto riportato nel documento consegnato in Procura, “si tratta di atti la cui regolarità è da considerarsi fortemente dubbia sia sotto il profilo procedurale, visto che sono stati compiuti in maniera del tutto unilaterale, senza mai sentire le rappresentanze sindacali come prevede la normativa vigente, sia in riferimento alla ineludibile circostanza che l’ATO 3, pur mantenendo una struttura di tipo privatistico, è una società a partecipazione totalmente pubblica, la cui gestione deve essere improntata al rispetto di norme di diritto pubblico”. Ma ad aggravare la situazione, secondo la tesi sostenuta nell’esposto, il fatto che “la fase liquidatoria attraversata dall’ATO 3, così come dalle altre società d’ambito siciliane – apertasi con l’emanazione della Legge Regionale n. 9/2010, riformatrice della gestione del ciclo integrato dei rifiuti in Sicilia – proprio per la naturale funzione di svolgimento della c.d. ordinaria amministrazione sancita dal codice civile, non consente il compimento di atti che discrezionalmente comportino degli ingiustificati innalzamenti di livello contrattuale in capo a determinati dipendenti e, contestualmente, un ingiustificato aumento della spesa pubblica”.
La parola passa dunque ora alla Procura, chiamata a valutare se, come sostenuto nel documento, “la signora Giovanna Restuccia non possiede alcuno specifico titolo, idoneo per l’assunzione di un ruolo apicale nella pianta organica della Società ed, in particolare nel settore amministrativo, non essendo laureata, ma soltanto titolare del diploma di perito industriale, mentre d’altra parte, nell’organico dell’ATO 3 vi sono diversi dipendenti che vantano titoli superiori e specifici”. Nell’esposto, infatti, si evidenzia che i “passaggi contrattuali già consumati in capo alla signora Giovanna Restuccia ed il probabile passaggio al livello dirigenziale di cui trattasi non sono giustificati da alcuna esigenza organizzativa, mai spiegata alle rappresentanze sindacali, ed appaiono come un ingiustificato impiego di risorse pubbliche, ancor più improprio in una fase liquidatoria come quella che sta attraversando la Società d’Ambito”. (ELENA DE PASQUALE)