Il messaggio è arrivato forte e chiaro ed ha sgomberato il campo da ogni ambiguità, dubbio e dietrologia. “Prima di iniziare i lavori voglio fugare ogni dubbio: il Pd è all’opposizione di una giunta che si è mostrata completamente inadeguata. Vedo in sala l’assessore Luca Eller al quale dico, con la stessa chiarezza, che questa è un’Assemblea degli iscritti al Pd. La sua presenza qui la voglio prendere come una simpatica provocazione… ma è riservata ai tesserati”. Sono state queste le prime parole pronunciate dal commissario del Pd Ernesto Carbone, accolte con un applauso dai presenti nella Sala Visconti, mentre l’assessore al bilancio Luca Eller, passato “alla storia cittadina” per aver portato Accorinti alla Leopolda sicula, lasciava in silenzio i lavori dell’Assemblea. “Scusate ma le presenze estranee creano confusione” ha detto il parlamentare renziano prima di lasciare la parola agli interventi.
Il dibattito sull’ingresso del Pd nell’amministrazione Accorinti, sul sostegno più o meno velato o sull’inviato toscano in riva allo Stretto per volere dello stesso premier, di fatto si chiude qui, alla Sala Visconti, per bocca di chi è stato inviato per rimettere in moto la macchina. Il Pd è all’opposizione di Accorinti. Punto e capo.
In realtà il tema dell’Assemblea era la ricostruzione del partito dopo la transumanza dell’area genovesiana verso Forza Italia, dopo le tempeste amministrative e giudiziarie. Il Congresso per la verità è ancora lontano e la fase commissariale, al di là delle parole, è destinata a continuare e ad aggiungersi ai due anni (dalla primavera del 2013 fino all’autunno 2015) di totale stasi del partito.
La voglia di parlare e costruire c’è, dal momento che dalle 16 alle 19.30 si sono susseguiti oltre 20 interventi, che hanno spaziato dalla situazione amministrativa, alla necessità di ricostruire il rapporto con la base, dalle tematiche dello sviluppo a quelle più vicine ai giovani e al territorio provinciale, dall’organizzazione della struttura di partito fino al Masterplan.
Ad aprire i fuochi ci ha pensato Francesco Barbalace, che ha diviso il periodo Pd pre-esodo da quello post-esodo genovesiano indicando quali dovrebbero essere i punti da affrontare. Da Angelo Libetti a Teodoro La Monica, Angela Bottari, Nello Caruso, Giovanni Frazzica, ai numerosi interventi di consiglieri e amministratori della provincia è emerso un quadro di un Pd che vuol ricominciare a “determinare” fatti e scelte, a maggior ragione adesso che è al governo sia a Roma che a Palermo.
“Il congresso non dovrà essere una fase burocratica ma deve servire a creare la nuova classe dirigente” ha ricordato Giacomo D’Arrigo, mentre la capogruppo a Palazzo Zanca Antonella Russo ha sottolineato: “le difficoltà che derivano dalla solitudine dei numeri minimi…. parafrasando il libro… Siamo rimasti in pochi dopo il passaggio dei consiglieri a Forza Italia. Bene ha fatto Carbone a chiarire la presenza di Eller perché il buttarla in caciara agevola l’amministrazione e non chi, come noi, è stato coerente”. Troppa confusione non giova ma sia la Russo che altri presenti hanno sottolineato l’urgenza di una presenza del Pd nazionale più concreta, attraverso una serie di risposte. Lucido l’intervento di Giuseppe Grioli, ultimo segretario cittadino: “Il commissariamento è frutto delle nostre battaglie, e se io fossi il commissario avrei avvertito l’esigenza di confrontarmi su ogni cosa con la base, invece è andata diversamente. Il Pd deve tornare ad essere baricentrico di una coalizione alternativa, ma questo Pd regionale che sta diventando un contenitore di altro non mi piace. Ed il Pd messinese sta diventando terreno fertile per altri appetiti. E’ di questo che dobbiamo parlare”. Angela Bottari si è soffermata sull’importanza di mettere in campo al più presto una classe dirigente legittimata dal Congresso mentre Massimo Parisi ha raccontato i passi che, tra entusiasmo e difficoltà, i Giovani Pd stanno facendo in una realtà decimata dalla disoccupazione e dalla fine di ogni speranza. Giuppi Siracusano ha tirato le fila di un dibattito durato oltre 3 ore e che “ha mostrato l’immagine di un Pd che è diverso da come si era visto mesi fa e che ha voglia di costruire una Messina diversa”.
Se il dibattito si è chiuso è stato solo perché si era avvicinata l’ora della proiezione del film, ma si è compreso come la voglia di ascoltare e partecipare c’è ed è tanta.
“Quando sono arrivo qui a novembre ho trovato 62 circoli finti, un faraone come segretario provinciale e 90 mila euro di debiti- ha concluso Ernesto Carbone- Adesso sono orgoglioso di quanto è successo questo pomeriggio. Se all’inizio abbiamo allontanato Eller è stato perché sia chiaro che non basta avere un accento toscano e venire da Sesto Fiorentino per dire di essere del Pd”.
Il commissario ha quindi “sciorinato”, come da prassi renziana, le “meraviglie” del governo Pd, dall’Italicum al Job Acts, passando dalla riforma della scuola a quella della Pubblica Amministrazione.
“Tornando a Messina voglio ringraziare Antonella Russo per il lavoro che fa ogni giorno al Comune, le battaglie che porta avanti, soprattutto sul bilancio, lei insieme ai due consiglieri Pd. Ringrazio anche Alessandro Russo per quanto fatto durante la fase del pre-tesseramento. So che siamo stati criticati per la scelta che abbiamo fatto, ma è importante per noi fare verifiche. Sul Masterplan è bene dire che Renzi non è venuto a Messina non perché l’ha voluta saltare ma perché Messina non ha presentato progetti. Enzo Bianco ha presentato moltissimi progetti straordinari. Lo stesso ha fatto Orlando. Messina no”.
Infine una data, il 20 maggio, quando il Pd tornerà a riunirsi per istituire una sorta di comitato, o coordinamento che dovrà seguire le successive fasi, prima fra tutte quella del percorso fino al Referendum Costituzionale. In realtà Carbone la parola Congresso non l’ha pronunciata neanche per errore e si capisce che almeno fino all’autunno continuerà la gestione commissariale. La base messinese però scalpita, perché dal 2013 sono già trascorsi 3 anni ed è cambiato “un mondo intero”. La realtà del Pd si è totalmente ribaltata,nel mezzo ci sono inchieste, batoste elettorali, fratture ma anche delusioni per una stagione che doveva essere rivoluzionaria e non è stata.
Rosaria Brancato