Concerto entusiasmante quello tenutosi al Palacultura per la stagione musicale delle Associazioni musicali riunite Accademia Filarmonica e V. Bellini. Le premesse c’erano tutte: un quartetto d’archi – il Quartetto di Cremona – considerato l’erede del mitico Quartetto Italiano, integrato, nella seconda parte, da un eccellente contro bassista – Davide Vittone – e da una prestigiosa pianista – Gloria Campaner – giovane ma già affermata in campo internazionale; strumenti d’epoca al servizio del settecento italiano al servizio di questi grandi artisti; un programma d’eccezione, due straordinari capolavori di musica da camera di Schubert.
Sono stati eseguiti infatti quelli che con ogni probabilità costituiscono i brani da camera più conosciuti del grande musicista austriaco: il Quartetto n. 14 in Re min. D. 810 “La morte e la fanciulla” ed il Quintetto in La magg. D. 667 “La trota”. Lo spettacolo è stato preceduto da una presentazione del presidente dell’Associazione V. Bellini, alla quale si intesta il concerto, prof. Giuseppe Ramires, che, nel ringraziare il pubblico, per l’occasione numeroso, e i componenti dell’Associazione stessa, ha sottolineato l’importanza artistica del concerto, che cade tra l’altro nel decimo anniversario della sua presidenza – passaggio sottolineato da un caloroso applauso del pubblico – ed ha ricordato come il concerto si inquadri in un ciclo che vuole essere una “volata” fino alla celebrazione del bicentenario della morte di Schubert, il 2028, e contribuire così ad un approfondimento culturale sulla musica di Schubert, anticipandone così la celebrazione nell’arco del prossimo triennio, vista la coincidenza di un altro importantissimo bicentenario, quello della morte di Beethoven, per evitare che il ricordo di Schubert non venga “schiacciato” dalle imponenti celebrazioni che si prevede avranno luogo in favore del titano della musica. Ramires ha poi introdotto una vera sorpresa, presentando il nuovo direttore artistico dell’Associazione Bellini, che d’ora in avanti sarà proprio la pianista Gloria Campaner, invitata ovviamente sul palco. La giovane pianista, dettasi onorata dell’incarico, ha assicurato il suo futuro impegno nell’incrementare il già alto valore artistico de musicisti ospiti delle stagioni musicali, dando spazio però anche a progetti più moderni, con un’attenzione particolare ai giovani. Ci auguriamo, ma ne siamo certi, che la Campaner saprà esercitare al meglio la sua capacità attrattiva per portare nei nostri palcoscenici artisti di grande calibro, anche se il presidente Ramires, già direttore artistico, non ha certo fatto mancare la presenza di grandi musicisti a Messina, anzi ha contribuito notevolmente in questi anni a mantenere assai elevato il livello qualitativo delle performance artistiche, contattando sempre, nonostante i cronici problemi di budget che interessano un po’ tutte le associazioni culturali, musicisti di assoluto livello. È stato invitato sul palco, dalla Campaner, anche il contrabbassista Davide Vittone, il quale, dopo aver illustrato la storia degli eccezionali strumenti suonati dal Quartetto di Cremona, e in particolare il primo violino e la viola, già appartenuti a Paganini, ha sottolineato quel piacere familiare di fare musica insieme, evocando le “Shubertiadi”, così vennero chiamati gli incontri fra amici musicisti per suonare insieme nei vari salotti ai tempi di Schubert. Gli importantissimi brani presentati – il celeberrimo Quartetto n. 14 in Re min. D. 810 “La morte e la fanciulla” e l’altrettanto celebre Quintetto in La magg. D. 667 “La trota”, per il cui commento si rimanda alla presentazione uscita su questo giornale alcuni giorni fa, rappresentano due fra i massimi capolavori nella storia della musica da camera, e considerato anche che richiedono un organico diverso – nel quintetto è previsto in più il pianoforte ed il contrabbasso, mentre manca il secondo violino – vederli rappresentati nella stessa serata costituisce un evento d’eccezione. Qui ricorderò solo che i due capolavori non potrebbero essere più diversi quanto allo stato d’animo in essi rappresentato, tragico e ineluttabile nel quartetto, lieto e leggero nel quintetto, eppure i due brani sono accomunati dal prendere spunto entrambi dal tema di due omonimi lied composti da Schubert, indiscutibilmente il più grande compositore di lied di tutti i tempi – e che entrambi contengono delle variazioni sul tema fra le più belle mai composte (il tema ovviamente è quello del lied).
Il concerto ha mantenuto in pieno le aspettative. Il Quartetto di Cremona, composto da Cristiano Gualco e Paolo Andreoli violini, Simone Gramaglia viola e Giovanni Scaglione violoncello, ha fornito una interpretazione di grande personalità del primo brano, “La morte e la fanciulla”, evidenziando, in particolare nel primo movimento, ”Allegro” i momenti lirici più di quelli drammatici, ponendo nel giusto rilievo le pause, eseguendo, sembra quasi superfluo sottolinearlo, sempre perfetti unisono. Meravigliosa l’esecuzione del secondo movimento, “Andante con moto” le cinque variazioni sul famoso tema del lied, ove il quartetto ha reso intensamente quell’andamento quasi di marcia funebre che connota tutto il movimento; splendidi i fraseggi del primo violino, in particolare nella prima variazione, resi ancora più soavi dall’affascinante suono dello strumento antico. Perfetta l’esecuzione del terzo movimento “Scherzo”, straordinaria la performance dell’ultimo movimento “Presto”, in cui i musicisti si sono scatenati nell’esecuzione di questa “tarantella tragica” così definita, con quel tragico e travolgente epilogo che ha entusiasmato gli spettatori. L’esecuzione del Quintetto “La trota” non è stata da meno. I musicisti, integrati dalla Campaner al pianoforte e da Davide Vittone al contrabbasso, hanno saputo rendere alla perfezione quell’atmosfera serena e distesa, familiare e affettuosa. Non mancano certo in questo capolavoro momenti malinconici e talora drammatici, sempre presenti nella musica del compositore austriaco, ma qui sono sempre episodi circoscritti, che mai prevalgono sul buon umore che permea tutta l’opera.
Esecuzione praticamente perfetta dei quartettisti, alla quale ha fatto da coronamento una interpretazione cristallina di Gloria Campaner al pianoforte, esecuzione raffinata ed elegante, dal fraseggio sempre pulito e nitido. Molto bene anche Davide Vittone al contrabbasso, strumento al quale Schubert ha affidato un ruolo importante. Particolarmente rilevante anche il ruolo del violoncello, in particolare nelle variazioni, in quanto l’opera fu commissionata da un violoncellista amico e mecenate di Schubert, Sylvester Paumgartner, e ottima è stata la performance del violoncellista Giovanni Scaglione. Con il “Finale: Allegro giusto” dai toni spensierati e popolareschi, caratterizzato da un gustoso alternarsi di ritmo e melodia, i musicisti si sono congedati dal pubblico (programma troppo impegnativo per pretendere anche il bis), una ventata di ottimismo, una delle ultime regalateci da Schubert negli ultimi tragici e sconsolati anni della sua vita così precocemente interrotta.
Giovanni Franciò