L’Atm ha avuto ragione, la Regione ha perso. L’Atm dovrà ottenere tutti i soldi che dal 2012 la Regione non aveva versato come contributi chilometrici e questo, se non ci sarà appello o ribaltamenti della sentenza, porterà nelle casse dell’azienda trasporti 10 milioni di euro. E la somma potrebbe anche essere più alta perché la sentenza si ferma al 2016.
Potenzialmente una buona notizia per l’azienda di via La Farina. Ma il commento del presidente Pippo Campagna oggi sembra essere di tutt’altra natura. Perché il numero uno di Atm punta il dito contro chi ha esultato per questo risultato e tira in ballo lavoratori, creditori e liquidazione.
«L’ingiustificata enfasi data da qualche sindacalista all’ordinanza del Tribunale di Messina, che potrebbe assicurare una boccata di ossigeno alle asfittiche casse di ATM, rischia oggi di mettere a rischio il pagamento del TFR ai lavoratori dell’azienda speciale in liquidazione.
«Il basso profilo tenuto dall’attuale management sulla vicenda non era mirato a sminuirne l’importanza, ma ad evitare la “corsa all’oro” di centinaia di creditori (per un importo totale – lo ricordiamo a chi ipotizza la revoca della liquidazione – di circa 80 milioni di euro) che potrebbero aggredire tale “tesoretto” presso la Regione».
Stando alle parole di Campagna quindi è come se si stesse tentando di mantenere un segreto per salvare i 10 milioni. In ogni caso però, in un’azienda in liquidazione, i lavoratori sono sempre creditori privilegiati, quindi non dovrebbe essere un problema il pagamento del Tfr. Soprattutto considerato che l’Atm è un’azienda speciale e dunque in ogni caso è chiamato il Comune a sopperire a qualunque carenza finanziaria. Campagna è di tutt’altro avviso: «Non sarà facile, ma auspichiamo che i liquidatori trovino il modo di eliminare il pericolo di un danno all’azienda assurdamente provocato da qualche sindacalista sempre indaffarato ad esaltare la precedente Amministrazione senza curarsi di null’altro».
Campagna risponde punto su punto alle dichiarazioni dei segretari di Filt Cgil e Uiltrasporti. «Il CdA (oggi dimissionario) non ha mai ritenuto “inutile” tale contenzioso. Prova ne è il fatto che sono stati confermati gli incarichi sia del legale dell’azienda (a suo tempo scelto al di fuori del Collegio di Difesa) che del consulente tecnico di parte. Con quest’ultimo, in particolare, è stato instaurato e mantenuto un costante rapporto di collaborazione per il migliore esito della vicenda giudiziaria.
Ed inoltre, il Sindaco e l’Assessore alla Mobilità sin dal loro insediamento hanno avviato un confronto con l’Amministrazione regionale sul tema dei contributi inferiori al dovuto erogati ad ATM. Già in data 9 agosto si era avuto da parte del competente Assessorato un primo riconoscimento di 2,5 milioni di euro, che non sono stati ancora erogati a causa del mancato parere positivo da parte dell’Avvocatura dello Stato. Tale confronto è ora finalizzato a scongiurare il ricorso in appello da parte della Regione ed al recupero di tutto quanto dovuto a tale titolo dal 2012 a tutto il 2019».
Campagna torna poi su quanti chilometri ha macinato Atm in questi anni. Fin dai primi giorni in azienda aveva puntato il dito contro il modus operandi della vecchia gestione che pur di far camminare gli autobus aveva ignorato la situazione finanziaria dell’Atm. Oggi Campagna torna a dire che «la sentenza riguarda solo i chilometri autorizzati dalla Regione e non quelli maggiori deliberati e fatti percorrere dalla precedente gestione, con grande dispendio di uomini e mezzi, che hanno contribuito ad aumentare l’indebitamento dell’azienda».
In ogni caso però non era questo l’oggetto del contendere. Non erano i km in più o in meno fatti da Atm. E, ancora, per gli anni 2012-2016 è la stessa ordinanza del giudice a dire chiaramente che «…è prevista una percorrenza massima ammessa a contributo che comunque Atm non aveva mai superato».
Per Campagna, detto questo, rimane da chiarire un punto fondamentale: «Saremmo tutti lieti di apprendere che con tali somme si potranno ripianare tutte le perdite dell’azienda. E ciò a prescindere dalla forma giuridica che avrà l’Atmnel futuro. Purtroppo non è così. I debiti solo nei confronti di Riscossione Sicilia ed INPS ammontano a circa 45 milioni di euro a coltre a quelli nei confronti di fornitori, dipendenti e professionisti, per un ammontare di 80 milioni di euro. Non si tratta, quindi, di una ‘manna’ per l’azienda, ma di una buona boccata di ossigeno che, in vista dell’imminente liquidazione, potrà servire – secondo la nostra visione – a dare certezze sull’effettiva erogazione del TFR ai lavoratori,
Pagamento che però potrebbe essere messo a rischio dall’ingiustificata enfasi data da qualche sindacalista alla suddetta ordinanza del Tribunale di Messina. Tali somme, infatti, andrebbero prima messe in sicurezza al fine di garantirne poi il pagamento a conclusione del rapporto di lavoro”.