La liquidazione dell’Atm tiene banco a Palazzo Zanca. Dopo settimane di scontri e polemiche dentro e fuori il palazzo, oggi il consiglio comunale si troverà ad esaminare il piano di liquidazione dell’azienda. Le premesse annunciano battaglia. Perché prima di andare in aula, il gruppo consiliare del Pd ha voluto dire la sua e spiegare che non voterà favorevolmente questo piano di liquidazione presentato dall’azienda. Non hanno ancora deciso se sceglieranno il no o l’astensione, ma poco cambia. Non sono favorevoli, lo spiegheranno in aula con carte alla mano. I motivi sono tanti. Sono entrati nel merito di numeri e procedure e non hanno intenzione di votare a scatola chiusa un atto così importante da cui dipendono le sorti del servizio di trasporto pubblico in città e il futuro di 500 lavoratori.
Sono favorevoli alla liquidazione, ma non con la fretta e le pressioni imposte dal sindaco De Luca.
Il capogruppo Gaetano Gennaro ha spiegato che la linea del gruppo è sempre stata chiara nei confronti di Atm. «Abbiamo sostenuto che bisognava cambiare passo e che il tempo dell’Atm così come l’abbiamo conosciuta è finito. Approdare ad una società spa può essere una soluzione da mettere in campo. Ma su questo piano ci sono rilievi che vanno evidenziati e ciò che ci preoccupa di più è il percorso scelto e i tempi. Pensare che dal 1 gennaio possa entrare in servizio la nuova spa è utopia. Su Atm il gruppo Pd è stato l’unico in consiglio a sollecitare l’aula con atti concreti. Il nostro non può essere un voto favorevole, ma non precludiamo nessun dialogo e confronto politico».
Felice Calabrò ha ribadito che le criticità del piano di liquidazione sono tante, a cominciare da debiti e crediti poco chiari. «E’ pensabile che pinco pallo dica 10, i revisori 15 e l’amministrazione 20? Questo è il grande tema che ha sempre bloccato questa azienda. I conti non sono allineati, ci sono 4 milioni scoperti e si parla di un accordo da fare dopo. Per il consigliere Pd, l’aspetto fondamentale è tracciare percorsi amministrativi che garantiscano tutti, a comunicare dal servizio. «Un percorso tracciato con questa accelerazione e questi sistemi di pressioni eccessive ci porterebbe a errori e interruzione di pubblico servizio. Impensabile che il 1 gennaio ci sia un’Atm spa che possa iniziare come se nulla fosse. Non ci sono i tempi tecnici. E non perché il consiglio o i sindacati fanno ostruzionismo. Il percorso dev’essere condiviso».
Oggi in consiglio il Pd lancerà un appello: «Non vogliamo cariche o primogeniture, vogliamo chiarezza. Chiederemo a tutti i consiglieri di firmare la delibera per costituire una commissione di inchiesta su Atm».
E sul futuro di Atm spa il Pd vuole essere chiaro: «Che nessuno pensi che la trasformazione in spa domani significa affidare il servizio ai privati. Siamo per una spa che sia pubblica, efficiente ed efficace».
Dura anche Antonella Russo: «Dimostreremo che il piano lo abbiamo studiato e che entriamo nel merito per dare motivazione giuridica e politica del nostro voto. Il clima che si è registrato fino ad oggi è il più negativo possibile per arrivare ad una valutazione asettica di una questione che riguarda un servizio pubblico della città e 500 lavoratori. Parlo di clima perché quando il sindaco parla di delibera di presa d’atto da parte del consiglio salto dalla sedia. L’art. 50 dello Statuto di Atm prevede che noi approviamo o modifichiamo. Picciolo ha risposto che modificarlo significa bocciarlo perché gli equilibri contabili che hanno inserito non possono essere modificati. Quindi il messaggio che ci arriva è come al solito “o bere o affogare”. Nella testa del sindaco il piano generale è far morire il 31 dicembre l’Atm e far iniziare il 1 gennaio la nuova Atm. Ma dove è stata decisa la tempistica? E’ una strategia politica».
La consigliera Russo ha puntato poi l’attenzione sui rapporti tra liquidatori e Revisori dei Conti, ha parlato degli esposti presentati dai Revisori di Atm alla Corte dei Conti e in Procura, ha parlato delle falle che si registrano in questo momento sulle procedure che riguardano per esempio i creditori o il futuro dei dipendenti di Atm.
E Libero Gioveni, proprio a proposito dei balletti dei numeri ha ricordato che ad oggi l’unico atto che fa una certificazione esterna è quello dell’Agenzia di riscossione che ha certificato 53 milioni che diventano 27 con la rottamazione.
Alla conferenza stampa dovevano essere presenti anche i deputati Pietro Navarra e Franco De Domenico, impegnati però a Palermo. C’era il vice commissario del Pd di Messina Tani Isaja che ha lanciato un messaggio politico chiaro: «Il Pd è disponibile a interfacciarsi sui contenuti degli atti e ad entrare nel merito delle questioni ma non si può accettare di votare atti che non abbiano i requisiti giusto. E questo piano di liquidazione rientra proprio in questo caso».
Francesca Stornante