Riorganizzare le partecipate comunali e rispettare obblighi di legge che impongono una diversa politica di controllo e gestione delle società “figlie” che negli anni hanno per lo più prodotto debiti, piuttosto che erogare servizi di qualità. Si muovono in questa direzione gli ultimi due atti siglati dalla giunta Accorinti per ridisegnare il settore dei servizi pubblici ed eliminare qualche ramo secco che ancora Palazzo Zanca si trascina appresso. Uno è la “Ricognizione Partecipazioni del Comune di Messina” che di fatto definisce il percorso di razionalizzazione delle società partecipate, che dovranno passare praticamente subito da 11 a 6. Restano in vita Messinambiente, Ato3, Atm, Amam, Il Tirone spa, Innovabic. Dovranno invece sparire Feluca, Nettuno spa, Polisportiva Città di Messina, MessinaSviluppo, Sogepat. Un percorso che era già stato definito nei dettagli nel Piano di Riequilibrio (vedi articoli correlati) e che adesso trova una sua formulazione più definita alla luce della Legge di Stabilità 2015 che aveva dato agli Enti Locali il termine del 31 marzo per definire un Piano di riorganizzazione e razionalizzazione delle società partecipate. Nei giorni scorsi era stato il consigliere comunale Giuseppe Santalco a suonare la sveglia all’amministrazione, ricordando che entro il 31 marzo il Comune doveva approvare un piano operativo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute, le modalità e i tempi di attuazione, nonché l'esposizione in dettaglio dei risparmi da conseguire (vedi qui). Entro quella data l’atto, aveva specificato Santalco, doveva passare anche al vaglio del Consiglio comunale, ma così non è stato, visto che l’approvazione da parte della giunta è arrivata nell’ultimissimo giorno utile, come quasi sempre accade, e dunque l’aula sarà chiamata ad esprimersi in ritardo su questo provvedimento corposo e munito di una dettagliata relazione tecnica redatta dal Dipartimento Partecipate. Un atto che risponde anche alle numerose delibere con cui la Corte dei conti aveva raccomandato a «provvedere ad una revisione dell’intero sistema delle società partecipate, riconsiderando l’opportunità del loro mantenimento qualora le stesse siano in grado di assicurare l’economicità delle loro gestioni, anche al fine di non pregiudicare gli equilibri di bilancio degli enti proprietari».
Secondo quanto prevede la normativa, l’obiettivo è di eliminare entro la fine del 2015 tutte quelle partecipate che non hanno più funzioni, dunque cessione o liquidazione, ma anche attraverso l’aggregazione di società di servizi pubblici locali di rilevanza economica e il contenimento dei costi di funzionamento. Ed è proprio qui che si innesta l’altro provvedimento della giunta Accorinti, probabilmente il più atteso dal Segretario generale Antonio Le Donne che fin dal suo arrivo a Messina ha puntato al progetto di un’unica grande società che potesse gestire tutti i servizi pubblici locali: la Messina Multiservizi. Da tempo si discute della multiservizi ed è stata inserita come orizzonte progettuale in tutti i documenti programmatici redatti negli ultimi mesi a Palazzo Zanca, compreso naturalmente il Piano di riequilibrio attualmente di nuovo al vaglio del Ministero. In questi mesi a più riprese il segretario/direttore Le Donne, padre della Multiservizi, ha illustrato benefici e caratteristiche di quella che nelle sue intenzioni dovrà essere la grande società in cui confluiranno i servizi pubblici, quindi trasporti, rifiuti, acqua, eliminando così nel tempo anche Messinambiente e Ato3, Atm, Amam e azzerando il numero delle vecchie partecipate per lasciare spazio alla sola Messina Multiservizi. La strada però è ancora lunghissima. La delibera approvata dalla giunta getta le basi del percorso, definisce tutte le caratteristiche fondamentali di questa nuova società, e di fatto dà il via al lavoro preliminare che si dovrà fare per pensare ad una concreta costituzione della Multiservizi. Un provvedimento che in realtà il segretario Le Donne teneva pronto nei cassetti già da diversi mesi e che finalmente ha potuto tirar fuori riuscendo così a mettere il primo piccolo mattoncino di questo progetto. Con la delibera, infatti, si autorizza la costituzione di una “commissione tecnica” a cui spetterà il compito di valutare il progetto sul piano della fattibilità tecnica, della sostenibilità economico-finanziaria e dell’attuabilità in termini operativi, si dovranno verificare tutte le implicazioni legali, contabili e fiscali. Sarà composta da professionalità interne ed esterne e sotto il coordinamento del Segretario generale Antonio Le Donne dovrà predisporre tutta la documentazione necessaria all’eventuale costituzione della Multiservizi: individuazione della forma giuridica della Multiservizi, predisposizione dello schema di atto costitutivo e di statuto, predisposizione di un business plan o Piano strategico, analisi dei mercati obiettivo e rivisitazione del portafoglio servizi, definizione del Piano degli investimenti, effettuazione di uno o più studi sul passaggio del personale dalle partecipate attualmente esistenti e sui processi di liquidazione già in corso, supporto per la redazione dei contratti di servizio, giusto per fare qualche esempio.
La considerazione di base da cui si è mossa l’amministrazione è che «l’attuale modello di gestione esternalizzata dei servizi pubblici, caratterizzato dall’affidamento ad una molteplicità di organismi societari assolutamente indipendenti gli uni dagli altri, quali il trasporto pubblico locale, il servizio idrico integrato e la gestione dei rifiuti, abbia generato rilevanti diseconomie in termini di dispersione e isolamento dei know-how disponibili, di moltiplicazione dei costi indiretti di progressivo indebolimento del ruolo di regolazione e di controllo della proprietà, di proliferazione dei costi di funzionamento». Da qui la decisione di concentrare la gestione in un’ottica strategica di multiutility network in grado di ottimizzare la struttura produttiva esistente e creare le premesse operative per prospettive di crescita dell’attuale core business. Un ragionamento teorico che per l’amministrazione Accorinti si traduce in quella Multiservizi che dovrebbe essere capace di razionalizzare ed efficientizzare l’intero sistema delle società partecipate, attuando economie di gestione, sinergie ed economie di scala con l’obiettivo di ridurre i costi ed incrementare la qualità dei servizi all’utenza.
Secondo quanto si legge nella delibera questo modulo gestionale è garanzia e premessa per un incisivo ruolo di indirizzo e controllo che il Comune potrà esercitare nei confronti del nuovo soggetto gestore, al fine di orientarne in modo determinante le scelte strategiche e operative in un’ottica di corresponsabilità sui risultati di gestione e sui processi di rendicontabilità sociale.
La Multiservizi Messina sarà a totale partecipazione pubblica e i vantaggi che comporta rispetto all’attuale assetto gestionale e organizzativo risiedono in alcuni poteri decisionali che questa potrà esercitare.
Alla Messina Multiservizi sarà affidata, in regime di “house providing” la gestione unificata dei seguenti servizi: trasporto pubblico locale, servizio idrico integrato, gestione dei rifiuti, eventuali ulteriori servizi che si rendesse opportuno inserire, ad esclusione di quelli aventi natura strumentale rispetto alle finalità istituzionali dell’ente proprietario.
Torna in gioco anche la ex Feluca e quella delibera del 9 ottobre dello scorso anno con cui l’amministrazione comunale diceva al Dipartimento Partecipate di concludere tempestivamente la costituzione della famosa New Co che avrebbe dovuto svolgere attività strumentale alle esigenze istituzionali dei soci pubblici nel settore dei servizi informatici e telematici. La commissione tecnica dovrà valutare anche il caso New Co e stabilire se si tratta di un’operazione economicamente conveniente. Ma il suo lavoro non si ferma qui. Tra gli incarichi anche uno studio di valutazione sull’affidamento del Pilone e delle aree demaniali circostanti alla stessa Multiservizi che si candida a diventare gestore del simbolico Pilone per potenziarne la valorizzazione per la fruizione pubblica. C’è anche la redazione di una proposta di realizzazione della flotta pubblica comunale, uno dei cavalli di battaglia dell’amministrazione Accorinti in campagna elettorale, ma ad oggi solo progetto utopistico. E, come se non bastasse questa già consistente mole di lavoro, la commissione tecnica avrà anche il compito di analizzare il tormentato settore dei servizi sociali, decisione che arriva proprio mentre l’assessore Nino Mantineo si appresta a celebrare i suoi “Stati generali” che non si sa ancora quali novità porteranno dopo questi mesi di studio. La commissione dovrà vagliare l’ipotesi di affidare alla Multiservizi anche la gestione “in house” dei servizi sociali, al fine di garantire una maggiore qualità dei servizi, una razionalizzazione delle risorse umane e il conseguimento di obiettivi di economicità mediante la gestione diretta, dunque chiudendo le porte al sistema delle cooperative.
Non è ancora stato definito il budget che servirà per finanziare il lavoro di questa commissione tecnica. Ovviamente tutta la documentazione che progressivamente elaborerà dovrà essere sottoposta a commissione consiliare che si occupa delle Partecipate, e comunque alla fine qualsiasi decisione legata alla creazione della Multiservizi dovrà passare al vaglio del Consiglio comunale.
Nel frattempo continuano a pesare le scadenze che riguardano Ato e Messinambiente che dovranno cessare le loro funzioni dal prossimo 30 giugno e la prospettiva Multiservizi potrebbe essere la soluzione societaria per la nuova gestione del servizio rifiuti. Restano da chiudere le partite debitorie di tutte le partecipate, quelle più consistenti riguardano proprio Ato e Messinambiente su cui da mesi si lavora per una transazione che non è ancora riuscita a vedere la luce. Tutte le altre seguiranno il percorso liquidatorio fino a quando non saranno chiusi tutti i conti con i creditori, e come spiega lo stesso segretario Le Donne anche in virtù di quanto definito nel Piano di Riequilibrio. Sempre ammesso che quest’ultimo trovi il si del Ministero.
Francesca Stornante