Cronaca

Ato idrico Messina, verso il gestore unico pubblico. Salta l’Amam?

MESSINA – La partita è ancora aperta e da qui in poi è ancora più “politica”. Intanto, però, sono stati messi alcuni paletti importanti: l’assemblea dei sindaci della provincia di Messina, presieduta dal primo cittadino di Castelmola Orlando Russo, ha detto sì al piano d’ambito Ato idrico ed ha votato per la costituzione di un gestore unico che avrà la forma di una spa a totale capitale pubblico.

Un primo passo importante verso la risoluzione di un problema che non è solo una questione per tecnici: riguarda i cittadini di tutta la provincia che pagano la bolletta per i servizi di fornitura idrica, in aree dove gli acquedotti sono letteralmente ridotti a un colabrodo.

Un primo passo verso i 280 milioni di euro messi a disposizione dal PNRR per risolvere questi problemi. Ma la scadenza è vicinissima: il progetto va presentato entro ottobre prossimo. Per questo i sindaci si sono dati appuntamento tra 10 giorni, all’assemblea che dovrebbe approvare la bozza di statuto che i “tecnici” incaricati dovranno stendere, gli stessi che hanno elaborato il piano ieri approvato.

Fino ad oggi la gestione è stata in mano Amam e anche ieri non sono mancate le proposte volte a far confluire tutto in Amam. Una spinta centripeta verso il comune di Messina contro cui i sindaci dei comuni, soprattutto delle aree interne, si sono opposti fermamente. Si è poi discusso a lungo sulla forma da dare alla nuova società, alla fine l’ipotesi della srl è stata scartata a favore della spa. Poi i sindaci presenti hanno votato all’unanimità e anche il commissario straordinario Leonardo Santoro, per il comune di Messina. ha votato secondo l’indicazione dell’assemblea.

Adesso la partita riguarda proprio l’Amam, che a questo punto dovrebbe “saltare”. Il comune di Messina ha il 36% delle quote – la ripartizione è effettuata su base demografica. Al primo cittadino che uscirà dalle urne il 12 giugno, o tra qualche settimana in caso di ballottaggio, toccherà quindi definire il ruolo della città capoluogo in questa partita per i quasi 300 milioni di euro. Senza la città e il suo numero di abitanti, mirare all’interezza dei fondi del PNRR per i progetti di riqualificazione della rete idrica sembra tutto in salita. Da definire a margine della forma statutaria c’è anche la questione dei costi della società in sé, che avrà un nuovo cda e alla quale i vari comuni dovranno conferire il necessario per il capitale sociale. Intanto ieri anche la città di Messina ha detto sì.