“Partiamo da un principio: sono d’accordo con la teoria del Volume zero. Senza infingimenti. E aggiungo che attualmente il piano è sovradimensionato. A Messina l’offerta supera di gran lunga la domanda. Il Piano Urban era pensato per 300 mila abitanti, oggi siamo circa 238 mila abitanti, almeno 62 mila persone in meno. Non c’è fabbisogno. La legge fissa un vano, al massimo un vano e mezzo per abitante. I vani esistenti sono 600 mila….si rende conto?”.
Non ha peli sulla lingua l’architetto Dario La Fauci, ex assessore, negli anni scorsi nella Commissione urbanistica sia regionale che comunale, ex presidente dell’Ordine degli architetti e sicuramente professionista di livello, molto attento alle tematiche del rispetto ambientale e del territorio.
Quello che pensa lo dice, lo scrive, lo segnala.
“Se il criterio è volumi zero, allora deve essere così- prosegue La Fauci- Il Consiglio comunale si è espresso indicando queste linee guida, e cioè volume zero. L’amministrazione segue questa filosofia. Sono d’accordo. Ma spostare le cubature da un posto all’altro, dalle colline ad altre zone non è affatto volumetria zero. Significa spostarla da un luogo dove non si edifica ad un altro dove invece si può edificare. C’è di più. Chi ha un terreno X in collina, deve inserire le cubature in un Registro. Il 50% va al Comune ed il 50% nelle aree Zir e Zis. Si registra un aumento di valore. Ci sono una serie di cose che non vanno e che io ho fatto presente, nero su bianco, sin dagli anni scorsi. Non solo adesso”.
Nel dicembre 2015 ad esempio l’ex assessore evidenziava, ad esempio, come fosse inesatta la terminologia variante di salvaguardia “che è il filtro della sovrapposizione di Piani tematici già approvati, Pai, Piano di gestione, Piano paesaggistico e tale strumento urbanistico non ricorre e non è contemplato dalla vigente normativa nazionale e soprattutto regionale”.
La Fauci sottolineava come non si trattasse di variante parziale ma finisse con l’interessare tutto il territorio e quindi essere un Prg (senza però essere sottoposto a Vas. Ribadiva inoltre la necessità della Redazione del rapporto ambientale per tenere in considerazione “i possibili impatti ambientali significativi, pertanto le autorità procedenti devono avviare le consultazioni sin dai momenti preliminari dell’elaborazione di piani e programmi con gli altri soggetti competenti in materia ambientale”.
Oltre un anno dopo l’architetto non rileva cambiamenti rispetto al dicembre 2015 e, soprattutto quel che gli preme sottolineare, oltre al trasferimento di volumi che invece si dichiara di voler azzerare, è l’assenza di indicazioni per quel che riguarda opere pubbliche e spazi verdi nonché servizi.
“Finora sento parlare di aree C, di aree edificabili o meno- spiega- ma nessuno dice nulla in merito ai servizi, alle aree verdi. Dico di più. E se nel frattempo, nelle zone sottoposte a vincoli, col decadimento dei vincoli qualcuno ha costruito? E se ci sono zone compromesse al di fuori dal perimetro urbano individuato? Ad esempio a San Licandro, Torre Faro, Annunziata? Questo discorso mi fa riallacciare a quanto evidenziato dal Genio Civile che ha emesso lo scorso anno parere condizionato.
Sono state rispettate le prescrizioni che correttamente l’ingegnere capo Santoro ha indicato?”
Anche il Genio Civile nelle scorse settimane, nel richiedere gli atti della Variante ha esplicitamente chiesto all’amministrazione se le prescrizioni date nel marzo 2016 con il parere condizionato siano state rispettate. Tra queste la più importante riguardava gli studi geologici. Finora l’amministrazione non ha risposto, ma Santoro, qualora non ritenesse adeguate le azioni portate avanti potrebbe ritirare il parere condizionato e bocciare la Variante.
“A noi architetti ci considerano speculatori e devastatori. Ora voglio fare una domanda alla collettività- continua La Fauci- Risulta a qualcuno che dal 2002 al 2017 siano state costruite scuole, zone a verde, servizi, parchi? Cosa hanno fatto le amministrazioni in 15 anni per migliorare la città? Per legge le imprese che costruiscono hanno l’obbligo di versare gli oneri concessori, che, sempre per legge, l’amministrazione deve usare in opere di urbanizzazione. Chiedo ancora, visto che noi siamo devastatori e abbiamo versato migliaia di euro in oneri concessori, che utilizzo ne hanno fatto gli amministratori in tanti anni? Dove sono le opere realizzate con queste somme?”.
Sul Centro commerciale di Zafferia il professionista non ha dubbi è un progetto esecutivo, ma il vero vulnus è l’assenza di un piano commerciale che esiste al momento solo sulla carta.
“A me la Variante piace, ma togliamo la cubatura, non fingiamo. Non congeliamola per farla atterrare in zona Zir e Zis. Non è una coperta. Tra l’altro mi chiedo come mai l’assessore De Cola, tra tutte le cose delle vecchie amministrazioni che tanto contesta, ha sposato con entusiasmo proprio la delibera di Corvaja… Quanto alla questione degli atti blindati e delle sedute a porte chiuse, è una vicenda avvilente. Altro che trasparenza. L’art.39 è chiaro: le pubbliche amministrazioni pubblicano gli atti di governo del territorio, quali, tra gli altri, i piani territoriali, piani paesistici e strumenti urbanistici. La pubblicità degli atti è condizione per l’acquisizione di efficacia degli atti stessi. Al di là di tutto però questo voler blindare atti e sedute è una mancanza di rispetto per l’intelligenza dei messinesi. Devono avere rispetto per la classe creativa della città. Invece non ce l’hanno. E questo mi amareggia più di ogni altra cosa. Offendono la nostra intelligenza”.
Rosaria Brancato