“Abbiamo segnalato come peggiorassero le condizioni di bilancio, diminuissero entrate per via della riduzione dei trasferimenti, l’evidente incapacità di riscuotere i tributi locali. Come aumentassero i debiti, gli sprechi e i privilegi, come si compromettesse il funzionamento dei servizi pubblici e dell’intera macchina amministrativa. Abbiamo denunciato il progressivo atteggiamento “proprietario” dell’Ente pubblico, abbiamo lanciato l’allarme sul progressivo declino delle condizioni operative e finanziarie delle società partecipate, gli scontri tra società, e i disallineamenti nei bilanci e per l’indebitamento che ciò produceva. Abbiamo detto e denunciato condizioni reali. Non sempre siamo stati creduti e spesso siamo stati accusati di opposizione preconcetta e strumentale, di catastrofismo ed eccesso di critica, di provenire da Marte. Ma dobbiamo ammettere che neppure noi avevamo compreso per intero la gravità di quanto stava accadendo al Comune di Messina e di quanto oltre si fosse superato il limite”.
E’ solo una parte del lungo documento che porta in calce la firma del segretario generale della Cgil di Messina Lillo Oceano. Un’analisi che arriva all’indomani dell’incontro con il commissario Croce, della riunione in cui i segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno visto con i loro occhi ed esaminato insieme al numero uno di Palazzo Zanca la relazione inviata dalla Corte dei Conti sul disastro Messina. Già ieri i segretari non avevano nascosto la gravità della situazione. Oggi, a freddo, arriva una disamina più approfondita del segretario Oceano che non solo continua ad analizzare la situazione ma sostanzialmente fa autocritica e chiede scusa perché neanche il sindacato si era reso conto di quanto realmente tragica fosse la realtà.
“La lettura dell’Ordinanza fa cadere ogni velo, spazza via tutti le opinioni e i commenti da bar, traccia una linea di obiettività che non può essere smentita né puerilmente ricondotta a presunti complotti senza cadere nel ridicolo. Ci viene consegnato un quadro gravissimo e preciso che descrive una gestione inadeguata che ha compromesso la capacità dell’ente e delle sue partecipate di assicurare la continuità aziendale e i servizi pubblici, che ha causato gravi ed evidenti squilibri strutturali. Ma anche una grave e reiterata condizione di opacità delle condizioni economiche e finanziarie del Comune di Messina. Al di là delle eventuali responsabilità amministrative, contabili o penali, c’è nella gestione di questi ultimi quattro anni una gravissima responsabilità politica nei confronti della Città e dei suoi abitanti che è stata definitivamente accertata e che non può essere occultata”.
Per Oceano adesso è necessario agire in fretta, il commissario deve seguire questa strada e il consiglio comunale deve assumersi le proprie responsabilità nei confronti della città. Una pesante critica la rivolge al ragioniere generale Coglitore: “l’unico dubbio a proposito delle prescrizioni che ci chiede la Corte dei Conti riguarda la circostanza che a correggere le condizioni così duramente contestate possa provvedere il Ragioniere generale dell’ente che a quelle condizioni non può essere ritenuto estraneo, come emerge dalla deliberazione della Corte” dice senza mezzi termini il segretario.
Giusto provare a chiedere aiuto ai governi regionale e nazionale ma prima bisogna cambiare approccio, usare una visione meno gretta, con una classe dirigente – non solo politica – responsabile e competente che abbia come obiettivo l’interesse generale e il bene comune. Oceano dice no alle banalizzazioni e ai “nuovismi”, ai cavalli di ritorno, ai movimenti eterodiretti, alle esperienze meramente identitarie, minoritarie o velleitarie, ai riciclati di tutte le specie.
Alla fine non manca però un messaggio di speranza e la ferma convinzione che Messina può farcela. Cominciando però a parlare alle menti e ai cuori di chi ancora vuole davvero bene a questa martoriata città. (Francesca Stornante)