“Parafrasando un detto: i messinesi hanno alzato il sasso e i calabresi si sono presi i babbaluci…..” . E’ perfetta la sintesi che, a fine seduta, a taccuini chiusi e telecamere spente il Presidente Crocetta ha fatto su 2 anni e più di telenovela sull’Autorità portuale.
“Voi avete alzato il sasso ma le lumache se le sono mangiate i calabresi- spiega Crocetta- Siete rimasti prigionieri di una proposta che è stata utilizzata contro di voi e Gioia Tauro ne ha tratto vantaggio. Vi chiedo, a voi importa la proroga di un paio di mesi o riempire di dignità e contenuti l’accorpamento? Ci sono cose non negoziabili, su quelle mi batterò, e cioè l’autonomia finanziaria, affinchè i soldi dell’Autorità portuale di Messina e Milazzo restino nel territorio, e la sede”.
Insomma “ci siamo incartati” senza riuscire ad uscire dal labirinto creato quando abbiamo avviato la battaglia per l’Area Integrata dello Stretto.
“Se l’accorpamento fosse stato con Catania o Augusta sarebbe stato più semplice trovare una soluzione alla quale lavorare come Regione Sicilia. Invece ora è tutto più difficile. Perché però invece di prendervela con il ministro Delrio che ha fatto la riforma ve la prendete con me? Se non sbaglio siete stati voi che avete chiesto l’Area integrata dello Stretto. Dobbiamo fare un mea culpa rispetto ad una classe dirigente che non è stata in grado di difendere fino in fondo Messina o di non farlo al meglio”.
La seduta straordinaria del Consiglio comunale (leggi l’articolo in allegato) voluta da Sicilia Futura non ha lasciato spazio a voli pindarici o poesie ma ad una verità facilmente prevedibile quando ci si riduce alle battaglie di retrovia: Messina non avrà la proroga. Del resto non sarebbe dignitoso festeggiare per un eventuale “contentino” di 3 o 6 mesi che equivarrebbero a briciole gettate sul tavolo in piena campagna elettorale referendaria. L’unico porto ad avere la proroga di 36 mesi sarà Salerno e non per motivi tecnici, ma perchè l’ex sindaco di Salerno e attuale governatore della Campania è De Luca, uomo forte del Pd.
Quanto detto da Crocetta, che ha riferito dei suoi colloqui con il ministro Delrio sulla vicenda, fa capire quanto tempo abbiamo perduto guardando il dito invece della luna, cioè ad una proroga improbabile e poco utile, piuttosto che chiedere l’autonomia giuridico-amministrativa.
Il Presidente della Regione è sempre stato contrario all’ipotesi Gioia Tauro, ma, come ha ricordato lo stesso Accorinti, tutti,, sin dall’agosto del 2014 erano concordi per l’accorpamento, sia pure visto come il minore dei mali e come Piano B in caso di rifiuto all’Autorità dello Stretto.
“Siete rimasti prigionieri del vostro stesso ragionamento, adesso non potete prendervela con me, che ho fatto quello che ho potuto e continuerò a farlo”, ha detto il Presidente in modo diplomatico. Molto più diretto è stato il capogruppo di Forza Italia Trischitta: “Questa storia è il fallimento di tutti, dal sindaco, che invece di andare in giro a fare chiacchiere doveva sollecitare ogni giorno Delrio, alla nostra deputazione nazionale, D’Alia in testa, al Pd, alla deputazione del mio partito”.
Ad accompagnare Crocetta c’erano solo i deputati regionali Beppe Picciolo, che ha sposato la battaglia e sollecitato la seduta, e Nino Germanà. Il primo è il leader di Sicilia Futura in alleanza stabile con il Pd ed il secondo è di Ncd, in coalizione da circa un anno con l’assessore messinese Carlo Vermiglio. Dei deputati regionali Pd (Laccoto e Panarello), partito del governatore, non c’era traccia, né si sono espressi in questi mesi sull’argomento. Assenti i deputati Udc ma è bene ricordare che sono stati sempre favorevoli all’accorpamento. Gli appelli all’unità lanciati dal Presidente in Aula “al di là delle posizioni fin qui espresse dobbiamo fare squadra”, sono un anticipo di quella coalizione con i moderati centristi ed Ncd che si prepara ad affrontare le prossime campagne elettorali.
Il Pd, attraverso Antonella Russo, capogruppo consiliare, ha presentato un documento che invita il Presidente ad avviare un tavolo tecnico per ribadire le istanze della città.
“Lavoriamo alle cose non negoziabili: i soldi di Messina devono restare qui, così come la sede” ha concluso Crocetta in un’Aula ormai semi deserta. L’approssimarsi del Referendum, rispetto alla seduta dell’8 febbraio, ha visto molte assenze, soprattutto dalle parti dell’area genovesiana che sei mesi fa furono tra i promotori del primo ordine del giorno d’appello a Crocetta. Adesso, con il 4 dicembre alle porte, si son dimenticati l’ordine del giorno e le battaglie contro l’accorpamento.
“A Messina non serve un pannicello caldo, come potrebbe essere una mini proroga, ma un impegno istituzionale che salvi l’autonomia finanziaria e gestionale della nascente Autorità portuale che dovrà investire esclusivamente nello stesso territorio che produce gli utili le somme incassate. Per Sicilia Futura questa battaglia resta una priorità che servirà da volano anche per il rilancio della Città metropolitana” ha commentato il capogruppo Ars Beppe Picciolo a fine seduta.
Di tono completamente diverso il commento di Francesco D’Uva, M5S :”E’ accaduto quello che temevamo: nessuna proroga per Messina. Una scelta senza senso, ancora una volta dettata dalle logiche di amicizie e favori. Come a dire che il Sindaco De Luca ha un peso specifico maggiore di Messina, dei messinesi e di tutti i siciliani. Il tutto in barba alle richieste dell’intero popolo della Sicilia, alle pressioni fatte in questo ultimo anno, alle mobilitazioni dei cittadini. Soltanto un mese fa avevo presentato un’interrogazione al Ministro delle Infrastrutture per chiedere risposte definitive. Risposte che i messinesi meritavano e che non sono mai arrivate. L’ennesimo smacco di cui la città avrebbe volentieri fatto a meno”.
Rosaria Brancato