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Avs risponde a Salvini: “Il ponte non è una soluzione ecologica”

MESSINA – Il giorno dopo il passaggio a Messina del vicepresidente del Consiglio e ministro Matteo Salvini, interviene l’archeologa messinese Giuliana Fiertler, candidata per Alleanza Verdi Sinistra alle europee. E tiene a ribadire, da esponente pure del comitato No ponte Capo Peloro, le ragioni del suo schieramento contro la grande opera.

Navi e treni invece del ponte? Sembra che in questo momento sia tramontata l’ipotesi di una alternativa. Lei che ne pensa?

“Penso che si sia persa la possibilità di risolvere in maniera veloce, innovativa ed ecosostenibile il problema dell’attraversamento dello Stretto. Nel 2022 il Mims (ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) aveva stanziato 510 mln per un progetto di attraversamento dinamico, che prevedeva, tra l’altro, l’acquisto di tre navi e tre mezzi veloci a doppia alimentazione, di 12 treni del tipo Frecciarossa 1000 e la riqualificazione delle stazioni dello Stretto in una logica di Hub dell’intermodalità ferro-nave. Il tempo di attraversamento dei treni si sarebbe così ridotto da 2 ore e 05’a 1h 05′. Ma è stata comprata solo una nave nel 2012, la Iginia. Poi tutto ha subito una battuta di arresto. La gara per l’acquisto di tre traghetti veloci “dual fuel” si è conclusa senza aggiudicazione “per interruzione della procedura”. Il sospetto, da più parti sollevato, che questa decisione risponda alla volontà politica di puntare tutto sul progetto del Ponte mi sembra fondato”.

Ma alcuni studiosi, in un contributo pubblicato sul Quaderno 32 di Federmanager Aldai del 2021, hanno evidenziato la complessità dell’attraversamento dinamico...

“Si, è infatti necessario riadattare gli invasi e utilizzare navi più lunghe e, proprio per questo, nel 2022, il Mims, oltre a prevedere la costruzione di una nuova nave, aveva sviluppato un masterplan unitario degli interventi sulle stazioni ferroviarie e su quelle marittime, che avrebbe consentito l’interoperabilità tra ferrovia e mezzi navali”.

Dire no al ponte: le ragioni della vostra opposizione come partito dei Verdi?

“I Verdi si sono da sempre battuti per uno sviluppo sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale. Il Ponte non è un’opera green, come sostiene il ministro Salvini, basti pensare all’impatto devastante che avrebbe su due zone a protezione speciale (Zps) e su undici siti di interesse comunitario (Sic), tutelati da normative regionali, nazionali ed europee. Nel progetto, sulla base di una ipotetica quanto improbabile eliminazione dei traghetti, viene quantificato un risparmio di 12,8 milioni di tonnellate di CO2 dal 2024 al 2063. Ma si tralascia di calcolare quanta ne verrebbe immessa in atmosfera per produrre 400 tonnellate di acciaio e 1,5 milioni di tonnellate di cemento, necessarie alla costruzione del ponte”.

Ci sono altre ragioni per il no al ponte?

“Nella Via (Valutazione d’impatto ambientale) 2024 non è stata prodotta una Vis (Valutazione d’impatto sociale) sulla salute pubblica della popolazione residente minimamente credibile. Perché? Perché è stata valutata solo l’esposizione agli inquinanti per via inalatoria, sottovalutando l’impatto sanitario anche attraverso le matrici alimentari, inclusa l’acqua e l’ingestione. A ciò si aggiunga che non è stato considerato l’impatto sulla salute connesso alla drammatica modifica del paesaggio condiviso, dell’orizzonte visivo e acustico naturale e della riduzione degli spazi naturali. Ma la cosa più assurda è che, a fronte di danni ambientali e sociali elevatissimi, la costruzione del ponte, stando ai dati prodotti dalla società Stretto di Messina, genera benefici economici inferiori ai costi per circa 1,5 miliardi di euro. Questo comporta che, rispetto a usi alternativi di quelle risorse, l’impatto economico risulta negativo”.

Come si presenta a elettrici ed elettori ?

“Come una archeologa, velista e subacquea che, conoscendo lo Stretto sopra e sotto la sua superficie, sente la voce del vento e del mare ricordare a noi esseri umani che la natura ha un’anima e che noi non possiamo violentarla”.

Quali le ragioni della sua candidatura?

“Non appena il ministro Salvini ha “riesumato” il progetto del Ponte, ho iniziato a combattere in prima persona questa battaglia insieme al Comitato No Ponte Capo Peloro, di cui sono tra le fondatrici. Quando Angelo Bonelli mi ha chiesto di candidarmi per Alleanza Verdi e Sinistra, ho capito che stava offrendo alla “causa no Ponte” la possibilità di essere rappresentata e difesa da una semplice cittadina, che fosse espressione e interprete delle istanze di un movimento civico, nato e cresciuto dal basso, che ora poteva portare la sua voce, inascoltata in Italia, in Europa”.

In che modo l’Europa può diventare decisiva per il sud e per la crisi messinese?

“Per quanto l’Europa ai più possa apparire distante, è lì che si fanno le scelte politiche, sociali ed economiche che determinano quelle dei singoli Stati nazionali. Non si può più pensare ad uno sviluppo della Sicilia o dell’Italia se non in chiave europea. Ormai da anni stiamo vivendo una gravissima situazione economica, sociale e ambientale della quale nessuno si assume la sua parte di responsabilità. Giornalmente assistiamo a una sorta di scaricabarile e di rimpallo di responsabilità: i politici regionali dicono che è colpa di quelli nazionali, che a loro volta scaricano la responsabilità sulle scelte e direttive europee. In realtà, la legislazione italiana ed europea non solo garantisce i diritti di noi cittadini, tutelando l’ambiente in cui viviamo e il patrimonio culturale di cui disponiamo, ma ci offre tutta una serie di opportunità che non siamo sempre stati in grado di cogliere”.

Quali opportunità?

“La Sicilia in questi anni non è stata in grado di sfruttare appieno il grande serbatoio di opportunità che l’Ue mette a disposizione. Ad oggi, su una dotazione finanziaria complessiva di 14,8 miliardi nel settennio 2014-2020 (per fondi Use, Fesr, Feasr e Feampa), la spesa rendicontata è di solo 6,5 miliardi. Per la programmazione 2021-2027 all’Italia sono stati assegnati 74 miliardi di euro di fondi strutturali europei, ma ad aprile del 2024 ne sono stati spesi meno dell’1%, dalla Sicilia. 16,8 miliardi di euro ancora in fase di impegno di spesa. Non possiamo perdere questa occasione per rilanciare lo sviluppo della nostra isola e del nostro Paese”.

Opportunità che dovrebbe sfruttare pure Messina…

“Messina è una città dalle potenzialità inespresse: basti pensare che nel nostro Museo ci sono opere di Antonello, Caravaggio, Gaggini, Alibrandi e che abbiamo uno dei waterfront più lunghi e più belli del mondo, per troppi anni svilito, mortificato e sottratto alla città. Credo che vada portato avanti un progetto di sviluppo sostenibile, che parta dalla tutela e valorizzazione del patrimonio eco-paesaggistico e culturale e sia basato sulle prerogative dei suoi luoghi e contesti. L’opposto del modello di sviluppo già fallito nell’area, come in tutto il sud, basato su cementificazione e grandi poli industriali e infrastrutturali, di cui il Ponte rappresenterebbe l’ultimo, inutile e dannoso, retaggio, in nome del quale sono stati già sottratti alla Sicilia 1,3 miliardi di euro dei Fondi per lo sviluppo e la coesione”.