Formazione, Germanà: “Fermiamo la macelleria sociale. Ecco il nostro disegno di legge”

Mentre l’Avviso 8 si svela sempre più per quello che è, cioè un’operazione pre-elettorale in vista delle Regionali 2017, da più parti si levano proteste di operatori e sindacati. In un quadro che vede il completamento di quella che può definirsi macelleria sociale nei confronti dei lavoratori storici, Messina paga per tutti, e paga lo scotto di un’eredità pesante.

L’unico deputato regionale messinese a battere i pugni sul tavolo e a parlare nel silenzio generale è l’esponente Ncd Nino Germanà, che ha tuonato: “non si scherza con la vita delle persone”, si è detto pronto a lasciare il governo Crocetta ed ha presentato un ddl in grado di arginare la drammatica “epurazione”.

La graduatoria dell’Avviso 8, come pubblicato da Tempostretto nei giorni scorsi (leggi qui), vede Messina relegata ai margini, “punita” per essere la città del sistema Genovese finito al centro di due processi in corso e che a fine anno dovrebbero fare registrare le prime sentenze. Tra i 211 progetti che si divideranno il finanziamento da 136 milioni di euro, per Messina risultano solo 3 enti (Ecap, Afel e Faro 85), ed altri 3 per la provincia. A pagare per tutti sono gli operatori storici, quelli licenziati, in cassa integrazione e confluiti, nell’Albo degli 8 mila, privo di qualsiasi efficacia giacchè l’Avviso 8 non prevede alcun obbligo per gli Enti aggiudicatari di risorse di attingere a quell’elenco.

“In questi anni ho preferito non intervenire sulle vicende della Formazione- ha esordito in conferenza stampa Nino Germanà- Ma di fronte a quanto è avvenuto con l’Avviso 8 non posso stare in silenzio. Io ed i miei colleghi del gruppo Ars siamo rimasti senza parole di fronte alle conseguenze che potrebbero esserci per migliaia di famiglie. Non intervengo sul piano tecnico, perché l’Avviso 8 è inattaccabile ma pensato male e non voglio neanche dire nulla sulle polemiche che si stanno sollevando a livello regionale. Noi siamo qui per difendere il posto di lavoro di migliaia di persone, un diritto che, solo a parole, quell’Avviso 8 doveva tutelare”.

In 48 ore, dopo aver scoperto che gli operatori messinesi (e non solo) pagavano le colpe della gestione di Enti finita al centro dei processi, il deputato ed i colleghi, affidandosi ad uno staff tecnico hanno predisposto un disegno di legge di pochi articoli, che però prevedono modifiche determinanti per evitare che l’Avviso 8 diventi lo strumento per la creazione di nuovi bacini clientelari in vista delle regionali. Fatti fuori gli Enti storici ci sono una serie di nuovi Enti che potranno assumere liberamente senza alcun obbligo relativamente all’Albo regionale.

Il flop quindi di quella riforma sbandierata per anni da Crocetta.

“Ripeto, a noi interessa tutelare chi ha lavorato per 30 anni nella formazione e adesso è fuori- continua Germanà- L’albo regionale attualmente è in ordine alfabetico, non fa differenze tra chi lavora da decenni o pochi mesi nel settore. Non impone alcun obbligo nei confronti degli Enti. Noi proponiamo la predisposizione di un nuovo albo, l’istituzione di una Commissione qualificata, l’obbligo per gli Enti di attingere all’Albo stesso e l’istituzione di un fondo di garanzia per circa 35 milioni di euro. Abbiamo ricevuto rassicurazioni su questo ultimo punto dall’assessore Marziano, ma siamo pronti ad uscire dal governo Crocetta, che appoggiamo da un anno, qualora, in sede di assestamento di bilancio non passino i nostri emendamenti a tutela dell’occupazione”.

Germanà, che in conferenza stampa era insieme ai consiglieri comunali e di quartiere del gruppo Ncd Nicola Crisafi, Daniela Faranda e Nicola Cucinotta (che ha fatto così il suo “esordio” in casa Nuovo centro destra), ha già parlato con l’assessore regionale ai Beni culturali Carlo Vermiglio, nominato su proposta di Germanà stesso, e che si è detto pronto a lasciare la giunta, nella quale in questo periodo ha operato con grande attenzione al territorio messinese.

“Non siamo attaccati alle poltrone, ma difendiamo i diritti degli operatori messinesi, inspiegabilmente penalizzati da questa graduatoria”.

Germanà non vuole fare polemiche, ma scorrendo la graduatoria è evidente che Messina ne esce con le ossa rotta e che a pagare sono i lavoratori messinesi più che di altre realtà. Se il sistema Genovese sta vedendo i responsabili sotto processo non è possibile che la Regione crei nuove vittime, che sono appunto i lavoratori.

Ma al di là della vicenda messinese l’Avviso 8 ha scatenato un putiferio. In arrivo ci sono raffiche di ricorsi. Quel che si voleva buttare dalla finestra rischia di rientrare dalla porta. Non a caso infatti le polemiche riguardano strane coincidenze, come il fatto che tra i responsabili di Enti che avranno fior di finanziamenti, risultano esponenti del Pd vicini all’assessore Marziano nella “sua” Siracusa, o vicini al sottosegretario Faraone. Altre contestazioni riguardano i criteri, nonché il fatto che alcuni enti siano spuntati nel panorama siciliano dopo operazioni di maquillage.

Ma la nota dolente, quella che per mesi gli operatori hanno paventato senza avere risposte dall’assessore Marziano è l’inefficacia dell’Albo regionale. Un percorso iniziato quando assessore al ramo era la giovane Nelli Scilabra che insieme al governatore andava sovente in procura. A distanza di 4 anni la montagna ha partorito un topolino, un albo degli 8 mila (metà dei quali probabilmente con l’intervento del Ministero seguiranno percorsi di pensionamento o “uscita” verso le partite iva) che non ha alcun potere contrattuale. Anzi rischia di non essere “allettante” per i nuovi Enti, dal momento che da un lato rappresenta l’eredità del sistema passato e dall’altro non porta “bacino elettorale nuovo”.

E’ quella macelleria sociale che Crocetta aveva dichiarato di non voler fare.

E che invece si sta compiendo nel silenzio di tutti.

“I finanziamenti non devono andare perduti e non chiedo il ritiro dell’Avviso 8-conclude Germanà- ma i diritti dei lavoratori vengono prima di ogni altra cosa”.

Rosaria Brancato