“L’articolo pubblicato ieri da Tempostretto, a proposito della manifestazione svoltasi all’esterno della Badiazza e delle chiamata in causa della Soprintendenza da parte di alcuni degli intervenuti, necessita di precisazioni e chiarimenti per aiutare il cittadino lettore ad essere informato in modo chiaro e completo.
Secondo l’articolo, la Soprintendenza ai beni culturali si disinteressa del monumento lasciandolo nell’incuria, come dichiarato da Pippo Trimarchi, e rifiuta l’offerta di risorse messe a disposizione del FAI in nome di un progetto di recupero di là da venire, secondo la dichiarazione di Matteo Allone. Tutto ciò impedendo ai cittadini di entrare nel monumento in occasione della citata manifestazione svoltasi qualche giorno addietro.
Al riguardo è il caso di chiarire che la chiesa di S.Maria della Valle costituisce tutt’oggi area di cantiere, dunque non fruibile liberamente dal pubblico, e ciò non per i lavori che dovranno essere avviati ma per quelli che non sono stati ancora conclusi. Per quelli futuri va detto che lo scorso 21 maggio è stato pubblicato il decreto dei beni culturali n.2287 che ha approvato la spesa triennale 2019-2021 del progetto di restauro della Badiazza. Poco meno di 200mila euro da spendere nel 2019 per le ultime attività tecniche e le approvazioni di legge mentre il resto del finanziamento (complessivamente 2,4 milioni) riguarderà il biennio successivo. Tuttavia la spesa potrà essere attivata solo dopo la registrazione del decreto da parte della Ragioneria Generale, non ancora pervenuta. Per quanto riguarda il passato, progetti e cantieri per il recupero della Badiazza hanno avuto inizio nel 1872 e quello che la Soprintendenza si appresta ad avviare è l’intervento finale a conclusione del quale il monumento sarà consegnato alla pubblica fruizione. Se i primi interventi sono serviti a liberare la chiesa dall’interramento alluvionale del 1855, quelli che si sono susseguiti a partire dal 1951 hanno riguardato principalmente il consolidamento dell’edificio, dalle fondazioni alle strutture in elevazione che già allora mostravano gravi insufficienze, tanto da costringere alla chiusura degli intercolumni di entrambi i lati della navata centrale con spesse murature di mattoni. Quegli interventi protrattisi fino al 2000 non sono stati conclusi e quel rischio, parzialmente circoscritto dai consolidamenti eseguiti, tutt’oggi non può dirsi risolto e non permette l’apertura pubblica del bene ancora interessato da puntellature e opere provvisionali di sicurezza.
Ciononostante, come rimarca Matteo Allone, nel 2014 la Badiazza fu data in concessione d’uso gratuito alla Onlus Centauro. Tuttavia va ricordato che quella concessione fu dapprima sospesa il 30 giugno del 2017 e poi revocata definitivamente il 10 maggio 2018 stante il permanere di gravi inadempienze da parte del concessionario.
L’interesse che i messinesi hanno testimoniato votando la Badiazza tra i luoghi del cuore FAI conferma la scelta dell’Amministrazione dei beni culturali e di questa Soprintendenza che dal 1985 lavorano senza soluzione di continuità per completare un percorso di recupero e restauro, che ha avuto inizio quasi 150 anni fa, prima attivando i finanziamenti regionali, fin tanto che il bilancio lo ha consentito, poi puntando alle risorse dell’Unione Europea, la cui concessione è certamente più complessa e dipende da fattori che nulla hanno a che fare con la bellezza e l’importanza del monumento.
Il decreto n.2287/2019 recentemente pubblicato, di cui si attende la convalida dalla Ragioneria per il concreto avvio della spesa, ci permette di dire che la fase dell’attesa è prossima alla conclusione. Motivi che hanno portato a spiegare al Comitato che ha sostenuto la candidatura della Badiazza tra i luoghi del cuore FAI e al dott. Allone, insieme ai ringraziamenti, che la Soprintendenza non avrebbe attivato alcuna richiesta di finanziamento già sapendo di non poterlo tradurre in spesa poiché da una parte gli interventi ipotizzati, sia infissi che altro, trovavano già copertura nel progetto finanziato, dall’altra la loro esecuzione sarebbe risultata comunque incompatibile con il cantiere da avviare al punto che eventuali lavori appena realizzati avrebbero dovuto essere rimossi, traducendo quella spesa in un danno.
In ultimo, dopo i chiarimenti, una parola per ricordare che la Soprintendenza ai beni culturali non manca di fornire supporto e sostegno a iniziative pubbliche da qualsiasi parte promosse e che un’eventuale assenza del suo rappresentante non può né deve essere tradotta tout court in volontà di opposizione o, peggio, disinteresse, ricordando che l’ufficio dei beni culturali, come ogni altro, si esprime attraverso atti pubblici”.
Il Soprintendente Orazio Micali