E’ un nuovo colpo di scena quello che Carmelo D’Amico ha riservato all’aula della Corte d’Assise d’appello che celebra il processo Gotha1-Pozzo 2.
Nel bel mezzo del pomeriggio, l’ex boss pentito, sentito in video conferenza, ha gelato tutti rivelando che la mafia barcellonese aveva progettato di “eliminare” un avvocato, un penalista della cittá del Longano molto in vista e tra i più gettonati come difensore, ossia l’avvocato Giuseppe Lo Presti. Quando il suo nome è venuto fuori il legale, presente in aula e impegnato nel processo, si è allontanato L’udienza invece è andata avanti fino a tarda serata.
Dopo aver terminato di rispondere alle domande dell’avvocato Salvatore Silvestro, D’Amico é stato contro interrogato dagli altri difensori, che hanno passato al setaccio le sue dichiarazioni. Il collaboratore ha raccontato che il proposito era stato discusso nell’ambito del gruppo ristretto dei boss. A dare la “stura” alla discussione era stata una circostanza precisa, ossia il fatto che qualcuno degli affiliati era entrato in un ristorante del Longano, una sera, ed aveva visto il penalista cenare con un agente di polizia. Una “vicinanza” che evidentemente non era piaciuta ai boss.
La “sentenza di morte” della cupola a quanto pare fu poi peró ritirata. Il collaboratore è stato meno preciso su chi avesse espresso tali riserve sul proprio difensore: ha fatto il nome del “cassiere” del clan Giovanni Rao, che peró non è stato mai difeso da Lo Presti, e di Puglisi, suo storico cliente. La cena in questione risale alla metà del decennio scorso ed è stata oggetto di una relazione di servizio degli agenti presenti alla cena, che presero nota della presenza dei pregiudicati al ristorante. A tarda serata, dopo che l’avvocato Tino Celi aveva concluso il suo contro esame, l’udienza è stata aggiornata al prossimo 5 aprile. Tra gli avvocati che quel giorno dovranno interrogare il pentito c’è anche lo stesso Lo Presti. Le dichiarazioni di oggi sono inedite: non erano mai state esternate in aula nè erano mai comparse nei verbali di D’Amico già agli atti processuali, quindi o erano state coperte dagli “omissis” che gli inquirenti usano per tenere top secret alcune parti delle dichiarazioni, oppure D’Amico non ne aveva mai parlato, in particplare non lo aveva detto nel periodo che la legge assegna ai pentiti, termine entro il quale dovrebbero rivelare tutto quel che sanno.
Quello in corso è uno dei tronconi processuali più importanti scaturiti dall’operazione antimafia a Barcellona. Alla sbarra c’è infatti la “cupola” mafiosa, i boss più alti in grado, arrestati nel primo blitz Gotha, scattato il 24 giugno del 2010 dopo le dichiarazioni dei pentiti Carmelo Bisognano e Santo Gullo.
Il processo era già stato definito in secondo grado, ma la Corte di Cassazione ha rinviato tutto ai giudici di primo grado per rideterminare le condanne. Tornato a Messina, il processo é praticamente ripartito da capo proprio per ascoltare gli ex mafiosi nel frattempo passati alla collaborazione con la giustizia.
Alessandra Serio