Diventa realtà il progetto di riscoperta dell’antica pratica di cremazione dei defunti. Il Dipartimento Cimiteri ha infatti approvato con determina dirigenziale la modulistica che consentirà di ottenere l’autorizzazione per l’incinerazione delle esequie dei propri cari e la successiva dispersione delle loro ceneri.
Il provvedimento giunge in un momento storico in cui si avverte forte l’esigenza di una risposta ai problemi posti dalla carenza di spazi sepolcrali e l’opportunità di riconoscere un alto valore etico e civile a una forma di sepoltura “ecologica” che coniughi rispetto per i defunti con procedure di seppellimento oculate in termini sanitari e di economia degli spazi.
Si tratta di un’usanza che si era estinta nella prima epoca cristiana, per evitare distinzioni tra i cittadini più benestanti che potevano agevolmente accedere ai costi imposti dalle pire composte di preziosi legni intrisi di balsamo e i meno abbienti, giocoforza esclusi da questa pratica che tornò tuttavia ad ottenere favorevoli riscontri da parte dell’opinione ecclesiastica già dagli anni ’60, periodo in cui la Chiesa si mostrò propensa ad attribuire valore alle necessità di ottimizzazione delle aree cimiteriali, facendo cadere qualsiasi pregiudiziale nei confronti della pratica di cremazione.
Sono dunque le ultime battute di un iter che ha preso avvio nel 2003, anno in cui l’Amministrazione comunale aveva dato il primo input al servizio di cremazione, garantendo il trasporto del feretro a Palermo per effettuare l’incenerimento delle spoglie e la raccolta delle ceneri in un urna di legno messa a disposizione dallo stesso Comune insieme al rientro a Messina e la collocazione nelle apposite cellette.
Un percorso protrattosi per ben dieci anni e che si conclude adesso con la concreta messa in atto delle direttive espresse dal Regolamento di Polizia Mortuaria e dei Servizi Funerari della città di Messina, approvato con delibera del Consiglio Comunale lo scorso 28 dicembre.