Uno schiaffo tira l’altro. E quando di mezzo ci sono le Ferrovie dello Sato, la città di Messina e la Sicilia tutta sembrano condannate solo a subire. Mesi di lotte e l’occupazione del Comune da parte dei lavoratori degli appalti e dei ferrovieri avevano, lo scorso mese di marzo, spinto il sindaco Buzzanca ad organizzare un tavolo col ministro dei Trasporti Altero Matteoli ed il Gruppo Fs. Da quell’incontro scaturì il ripristino del 7 per cento dei servizi tagliati da Trenitalia il 7 marzo, con il reintegro di 16 vetture nel settore passeggeri a lunga percorrenza della Sicilia. La beffa, se non la vera presa in giro, arriva il 12 giugno scorso, con il nuovo orario comunicato da Trenitalia: risultano eliminate ben sei vetture: quattro sul treno 1943/44 Palermo-Siracusa-Torino e due sul treno 1938/39 Agrigento-Roma.
«In termini spiccioli – sostengono il segretario generale della Cisl di Messina Tonino Genovese e i segretari provinciali della Fit Cisl di Messina, Enzo Testa e Michele Barresi – questi tagli si traducono in 280 posti in meno a disposizione dei viaggiatori messinesi e siciliani. Come Fit e come Cisl abbiamo da subito, giudicato un buco nell’acqua l’incontro ministeriale dello scorso mese di marzo ed insufficienti gli interventi messi in campo rispetto all’opera di dismissione che Fs sta perpetrando a danno dei cittadini e dei lavoratori messinesi. Non possiamo, quindi, che definire come scandalosi questi ulteriori tagli di vetture operati d’imperio da Trenitalia. Un ulteriore schiaffo sferrato alla comunità siciliana nonostante il Ministro avesse assicurato la copertura economica per garantire i servizi ripristinati almeno sino al 31 dicembre 2011». L’incontro di marzo? «L’ennesima pantomima romana». Gli indirizzi del ministro? Piegati allo «strapotere dell’amministratore delegato di Fs Moretti». Del resto di farse non ne sono mancate: l’ultima quando si garantì il ripristino della terza nave ferroviaria sullo Stretto, senza aver poi avuto alcun risultato».
Se da una parte viene definita «inadeguata» la classe politica messinese, dall’altra «i fatti che stanno succedendosi e i sempre maggiori interessi che si sollevano sulle aree occupate dalle attività ferroviarie cittadine permettono di far nascere legittimi dubbi sul tacito e silente consenso nel quale si sta lasciando scappare il gruppo Fs dall’area dello Stretto. Le officine, le stazioni marittima e centrale, gli scali merci e la piccola velocità sono aree che legittimamente la città vorrebbe recuperare, se si seguisse però una reale logica di razionalizzazione che non può esistere senza un confronto chiaro sui programmi futuri del Gruppo Ferrovie dello Stato». Frenesie speculative? Tornaconti personali? Il rischio, secondo la Cisl è di «gettare il bambino assieme all’acqua sporca, dichiarando come dismettibili tante attività ferroviarie che oggi sono produttive e utili in senso occupazionale e sociale per questa città». Il tutto nel «preoccupante silenzio della politica cittadina». In questo contesto il sindacato si attende non più che un’altra «passerella inconcludente» dall’incontro chiesto da Buzzanca e dall’assessore Scoglio al presidente di Rfi Dario Lo Bosco (che è anche presidente dell’Autorità portuale di Messina, è bene sempre tenerlo a mente) sull’Officina Grandi Riparazioni di Trenitalia. Per la Cisl «occorre redigere un piano preciso con impegni concreti e reali sottoscritti dalle parti al fine di salvaguardare le realtà ferroviarie produttive e necessarie del territorio, in una complessiva e legittima opera di razionalizzazione e recupero delle aree non utilizzate da Ferrovie dello Stato ma utili alla città».