Quel giorno in cui un pappagallino salvò la foresta in fiamme

Ha ragione il mio amico Antonio Catalioto, dobbiamo tornare alle piccole cose, alla banalità delle cose semplici, alla semplicità delle cose giuste. Da un anno incontro gli studenti delle scuole nell’ambito di progetti sulla legalità e sono momenti che mi riconciliano con il genere umano perché ho la certezza che loro ci salveranno. Spesso mi chiedono cosa possono fare, si sentono incapaci di incidere ed io li invito a fare quelle piccole cose che ogni giorno cambiano prima noi e poi il mondo. Non serve essere eroi ma iniziare dal proprio giardino con piccoli gesti quotidiani. Applicare le regole è una cosa semplice, il coraggio, la libertà, la legalità, la politica di servizio sono cose semplici. C’è una storiella: un giorno una foresta va in fiamme e scappano tutti gli animali, dal leone alla gazzella. Resta soltanto un pappagallino che inizia a fare la spola tra il fiume, dove si riempie il becco d’acqua e la foresta, per spegnere le fiamme. Una scimmia vede questa macchiolina colorata fare avanti e indietro e gli chiede “ma che fai, non scappi?” e il pappagallino risponde “cerco di spegnere l’incendio portando tutta l’acqua che posso. Faccio la mia parte”.
Non occorre essere campioni di legalità, eroi senza paura, basta solo fare ognuno la propria parte, per quanto piccolo il nostro becco sia. Le piccole cose nascono dal rispetto verso gli altri e noi stessi. Non gettare le carte per strada,fare la differenziata, non usare discariche abusive, non abbandonare suppellettili sotto casa, sono gesti semplici, esattamente come non sostare sugli stalli destinati ai disabili e non insultare chi rispetta il colore dei semafori. Di fronte ad un intoppo burocratico, ad un’autorizzazione da ottenere non pensare subito “a chi posso chiedere il favore?”, ma “ a quali uffici devo recarmi?” Farsi dare la ricevuta quando si va da un professionista è un gesto semplice. Il dentista non vi sta facendo un favore, quello è il suo mestiere. Non pagare il pizzo, denunciare l’estorsore è un gesto semplicemente grande. La politica del dare, piuttosto che quella del prendere è una cosa semplice.
Perché costruire grattacieli quando sarebbe molto più facile riqualificare? Perché arrovellarsi su progetti megagalattici quando ad esempio i ragazzi di Zda fanno già da tempo itinerari culturali nella zona falcata e i 5stelle e gli scout puliscono le spiagge? Perché parlare di rambla quando non riusciamo ad evitare che i vandali rubino le stelle di Natale dalle aiuole? Perché puntare sull’edilizia quando si potrebbero realizzare con cooperative di giovani orti botanici? Perché trasformare le cooperative e le partecipate in carrozzoni da riempire di parenti-amici-raccomandati-votanti ai quali pagare lo stipendio senza poter usufruire del loro lavoro? L’Atm ha bisogno di autisti, Messinambiente di spazzini, le cooperative di assistenti sociali e terapisti, psicologhi etc.. Perchè sperperare il denaro pubblico con esperti di ingegneria aerospaziale quando magari ti serve un idraulico? Perché spendere in sagre del fico d’india invece che in progetti reali?
Cose semplici: usare i soldi del ticket d’attraversamento per sistemare le strade invece che per pagare parcelle ai consulenti. Sulla Gazzetta ufficiale regionale c’è il decreto per la “Commissione di abilitazione di maestri di sci di fondo”..in Sicilia e con ben 4 esperti. Lombardo nella fregola pre-elettorale alla guida di LavoroSicilia, ha nominato, poiché il fedelissimo onorevole Rizzotto era incompatibile, la sua compagna. Ormai la prossima mossa sarà la nomina dei vicini di casa e dei compagni di banco. Pdl, Pd e Udc hanno lottizzato alla grande le Authority e, dopo essersi fatti mandare centinaia di curriculum annunciando di voler decidere su competenza ed esperienza, hanno messo un dermatologo alla Privacy.
Dovremmo riscoprire il piacere delle piccole cose, come quello di incontrare gli altri. Grillo piace alle piazze perché è l’unico che in piazza ci va sul serio, come ai comizi di una volta, quando ti potevi beccare i fischi o gli applausi. I comizi non li fa più nessuno, si va nei Palablindati con gli schermi alle spalle, la musica e il leader in teleconferenza. Sarebbe bello riscoprire il contatto umano, quello del caffè al bar. D’accordo, ci sono facebook e twitter. Si, ma i bar e le piazze non li hanno chiusi, esiste ancora la vita vera, non è stata cancellata con il mouse. L’altra sera ero allo spettacolo Cirque du soleil e la ragazza accanto a me per tutto il tempo ha scattato foto col telefonino taggandole sul profilo facebook. Era talmente intenta a taggare che non si è goduta neanche per un attimo uno degli spettacoli più belli degli ultimi 20 anni. Non si è goduta la vita reale pur di far vedere agli altri cosa stava facendo. La vita preferisco viverla più che taggarla. Una mia amica inventa momenti della sua vita, dai fidanzati alle gite, riesce a far credere di essere ai Caraibi scattando una foto nel giardino di casa. E si perde la vita reale.
A proposito di realtà in un sol giorno i partiti hanno negato l’arresto al senatore De Gregorio, nominato la moglie di Bruno Vespa all’Authority per la Privacy e litigato sul salva-Ruby. Ormai hanno tagliato ogni contatto con la realtà non si rendono conto che continuando così spariranno come i dinosauri. Presentino pure liste dai nomi nuovi ma sempre bloccate piene di nominati inguardabili, liste civiche con la Santanchè che dice “io sto col popolo, per il popolo” ( lei il popolo non sa neanche dove sia, deve cercarlo con google map). Pare che Alfano abbia pensato di chiamare una società per fare i casting e scovare 100 volti giovani. Invece che fare gavetta vado a un provino, già, ma che devo fare per esser presa? Recitare la Costituzione con il sottofondo di Apicella? Declamare il discorso di Berlusconi alla nazione? Sfilare e provare un numero di burlesque? La politica non è un reality è vita vera. Se proprio si vogliono suicidare lo facciano pure. Quando cadranno nel fiume noi saremo lì, sulla riva, a fare un pic nic con cibi biologici o a km zero (tipo la provola di Montalbano e il pesto al pistacchio di Bronte).
Ecco, tornare alle piccole cose, sedersi sulla riva del fiume, con una bruschetta e un bicchiere di vino siciliano e vedere come si suicideranno. Questo potrà succedere solo se ognuno di noi farà come il pappagallino e farà il semplice gesto di spezzare la catena che lo rende schiavo.
Rosaria Brancato