Una raffinata stanza da letto e un uomo in preda ai dolori e ai deliri febbrili. È Vincenzo Bellini, il cigno siciliano, il nostro immenso compositore.
A raccontarlo è Bellini Black Comedy “Alterazione sonora e sensoriale in costante dialogo tra classico e contemporaneo” della Compagnia E.A.R. Teatro di Messina.
Lo spettacolo, inserito nel cartellone delle manifestazioni del Bellininfest 2021, riflette su questa figura affascinante e complessa, studiata e analizzata da anni, ma qui presentata in una chiave inedita, attraverso i ricordi alterati delle sue ultime ore di vita.
Il mistero che porta con sè la sua vita, terminata tragicamente a neanche 34 anni, proprio all’apice del suo successo, diventa protagonista di un’opera incredibile sulla storia di un uomo e l’eterna contemporaneità della sua musica che lo rende un immortale maestro.
È il 23 settembre 1835, Bellini si trova in Francia, terra così lontana dalla sua Catania; terra che ha, però, costituito una svolta fondamentale per la sua carriera, dopo il successo dei “Puritani”.
Ad affliggerlo da mesi sono delle forti febbri intestinali, contro le quali cerca ristoro ospite nella dimora dei signori Lewis, partiti inspiegabilmente proprio un giorno prima del 23.
Un divieto medico gli impone di non vedere amici e parenti, motivo per cui Vincenzo Bellini si trova totalmente solo, eccezion fatta per il giardiniere servo Hubert, l’unico a conoscere la verità su quel giorno.
Quel 23 settembre Vincenzo Bellini perde la vita. Ma quel 23 settembre, ancora oggi, è avvolto dal mistero.
Secondo quanto riportato dalla documentazione medica, fu proprio un’infezione intestinale amebica a causargli la morte. Ma vi sono troppi punti oscuri riguardo questa ricostruzione, troppi dubbi che la circondano, primo fra tutti il sospetto di avvelenamento.
Lo spettacolo del Teatro di Messina non vuole offrire alcuna risposta a riguardo, ma generare nuove domande.
È un continuo gioco tra illusione e realtà, difficili da distinguere nella narrazione.
Gli unici personaggi reali sono Bellini e Hubert, ma nei suoi deliri febbrili Bellini incontra, e noi con lui, tutte le persone che hanno costellato la sua vita. Apprendiamo il rapporto conflittuale con il compositore catanese Giovanni Pacini e la sua invidia; l’ambiguità della Contessa Samoyloff e il tentativo dei due insieme di provocare l’insuccesso della “Norma”. Conosciamo Maddalena Fumaroli e Giuditta Turina, i suoi amori, diversi, ma entrambi travagliati e tragici.
La rappresentazione che Bellini ne fa non è reale, è alterata dal suo stato confusionale; i personaggi sono esagerati, colorati, folli, come ci mostrano i ricercati ed eccentrici costumi di Dora Argento, fatti di materiali riciclabili e plastica.
Il racconto che Bellini fa di sé e di questi incontri è rivolto costantemente a Francesco Florimo, il compagno di studi napoletani con cui ha intessuto per tutta la vita un fitto dialogo epistolare, grazie al quale noi abbiamo le più grandi testimonianze su di lui. Bellini chiama costantemente Francesco, lo invoca, chiede lui aiuto.
Ma Bellini sale sul palco del Vittorio Emanuele non come operista, semplicemente come uomo; non sarà lui a descriverci la sua musica, ma proprio la sua musica a parlarci di lui, in questo continuo dialogo tra antico e contemporaneo.
La musica, di Rodrigo D’Erasmo, violinista e componente degli Afterhours, e del produttore e musicista Mario Conte, coinvolge e travolge con il suo impatto emotivo, rendendosi inno all’eternità di Bellini e del suo talento. Non scompone mai Bellini, ma lo ripropone con rigoroso rispetto, tra violino distorto e percosso, oggetti sonori, synth e sequencer. Una destrutturazione che ne rivela tutta la contemporaneità.
Accanto alla musica, in una reta intricata, la voce e la forte interpretazione di Luchino Giordana, insieme a tutti gli altri professionisti appartenenti ai Teatri di Palermo, Messina e Catania, regalano un linguaggio seduttivo all’opera. Ad amplificarlo ancora è la danza, grazie alle coreografie di Alessandra Scalambrino per Danza Taormina; insieme anche alla danza di luci del light designer Franco Buzzanca e alla scenografia suggestiva di Nicola Rubertelli.
Un rete intricata di forme d’arte diverse che comunicano con uno stesso linguaggio, in cui le parole illustrano come immagini e i suoni e i movimenti colpiscono come fossero grida.
Una ripartenza con il botto per il Teatro Vittorio Emanuele. “Un momento di rinascita, in cui il Teatro torna, finalmente, alla sua dignità” dichiara l’ideatrice, drammaturga e regista, la direttrice artistica Simona Celi Zanetti.
Personaggi ed Interpreti: Vincenzo Bellini – Luchino Giordana; Hubert – Gino Astorina; Maddalena – Beatrice Sinatra; Contessa Samoyloff- Chiara Muscato; Giovanni Pacini – Federico Pacifici; Giuditta Turina – Lucia Cammalleri; primo servo – Marielide Colicchia; secondo servo – Giuseppe Scafidi; terzo servo – Sabrina Samperi; quarto servo – Daniele Sciarrone.
Progetto originale: Simona Celi Zanetti
Drammaturgia e regia: Simona Celi Zanetti
Musiche: Rodrigo D’Erasmo e Mario Conte
Scene: Nicola Rubertelli
Costumi: Dora Argento
Coreografie: Alessandra Scalambrino per Danza Taormina
Light designer: Franco Buzzanca
Assistente alla regia: Andrea Campagna
Assistente ai costumi: Dina Carlino
Assistente scenografo: Ringler
Allestimento: E.A.R. Teatro di Messina
Realizzazione scenografie: Teatro Stabile di Catania
Realizzazione costumi: Sartoria Pipi Costumi Teatrali
Realizzazione impianto scenotecnico: Antonio Maione
Direttore di palcoscenico: Nunzio Laganà
Fonico: Alessandro Innaro
Foto di scena: Antonio Ioli
Produzione: Regione Siciliana –Assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo e Compagnia E.A.R. Teatro di Messina