Sgomberato giovedì, il Teatro in Fiera Pinelli diventa “itinerante”. L’Erostrato di Jean Poul Sartre, calendarizzato già da tempo nella programmazione del teatro, è andato in scena ugualmente, ieri sera, nella galleria monumentale ex-Inps. “Ecco il primo esperimento di bene comune in ZTL (Zona Temporaneamente liberata)” dichiarano gli attivisti ironizzando sulla sigla. Ad ascoltare Alessio Bonaffini nei panni del moderno Erostroto, paranoico e autolesionista, dipinto nella breve opera del padre dell’esistenzialismo francese, almeno un centinaio di persone. La galleria, esempio di architettura liberty di notevole valore artistico realizzata dall’architetto Peressutti, è chiusa ed abbandonata al degrado da molti anni, nonostante le ripetute denunce che nel tempo si sono levate da parte della società civile, ma anche di vari esponenti politici. Per questo i membri del teatro disoccupato l’hanno simbolicamente occupata, eleggendola a palcoscenico temporaneo per lo spettacolo di una notte. “Questa bellissima galleria è un altro luogo pubblico – quindi di tutti – abbandonato e sottratto alla libera fruizione della collettività. Per questo abbiamo deciso di restituirlo a Messina” – ha dichiarato Massimo Cammarata, occupante del Teatro sgomberato -“Non è vero che Messina è morta, lo abbiamo visto stasera: i luoghi non aspettano altro che essere vissuti”. Il giorno prima, venerdì, gli attivisti avevano adottato la stessa modalità “itinerante” per il reading di poesie previsto nel programma. In quell’occasione l’iniziativa si è svolta di fronte al Palacultura Antonello, mentre all’interno continuava il convegno del PDL con ospite l’ex ministro della giustizia Alfano. L’intento dei membri del Pinelli non era di contestare quest’ultimo ma denunciare una volta di più, l’uso improprio che la nostra città fa del palazzo della cultura “dove trovano posto i comizi elettorali, mentre l’arte e la letteratura restano per strada”. Prossimamente gli attivisti annunciano altre iniziative, in altri luoghi. “Messina è grande” commentano e poi sintetizzano la loro condizione di sgomberati ed itineranti con un verso di Pablo Neruda: “Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera”. Stay tuned… (Eleonora Corace)