I lavori di manutenzione stravolgono la facciata del santuario del ‘600. L’allarme di Siciliantica

Doveva essere un semplice intervento di manutenzione del tetto quello che ha interessato il seicentesco santuario di Maria SS. a Capo d’Orlando. Si è invece trasformato in uno stravolgimento delle facciate, che ha attirato l’attenzione dell’associazione Siciliantica. “Crediamo che gli interventi su due dei quattro prospetti abbiano irrimediabilmente compromesso la fisionomia dell'edificio, e vogliamo chiarezza sulla vicenda” ha dichiarato il presidente Giuseppe Ingrillì.

La storia Nel 2014 sono state segnalate numerose lesioni presenti sulla torre campanaria e in altre parti del santuario, che mettevano a rischio la struttura. Le successive valutazioni della Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina e delle università di Palermo, Enna e Bergamo hanno spinto la Curia di Patti a stanziare un finanziamento di circa 100.000 euro per la manutenzione straordinaria per la sistemazione del manto di tegole del Santuario, che la stessa Siciliantica ha definito necessario e urgentissimo. All’intervento si sono però aggiunti, in un secondo momento, i lavori di rifacimento di due delle quattro facciate della chiesa, eseguiti dall’impresa edile Pintaudi Angelo di Sant’Angelo di Brolo, sotto la direzione dei dirigenti della Curia Rosario Fonti, Francesco Ingrassia e Tindaro Sicilia. Proprio nel corso di questi lavori l’edificio sarebbe stato alterato nelle sue parti più rappresentative: non solo i fregi in pietra arenaria, “restaurati” con l’intonaco, ma anche la meridiana e diverse altre caratteristiche dei prospetti sono state compromesse o rimosse. Il santuario è stato poi riaperto il 22 ottobre scorso.

Un restauro conservativo? “Nel cartello di inizio lavori non si parla di recupero o rifacimento della facciata; ad oggi non siamo riusciti a capire se la Soprintendenza ha rilasciato le dovute autorizzazioni per i lavori non in oggetto. Non siamo d'accordo sul rifacimento della facciata, nei termini di distruzione dei fregi o alterazione del prospetto. Riteniamo che nessun Ente preposto avrebbe mai autorizzato quell'intervento”. È perentoria la posizione di Siciliantica sulla qualità dei lavori commissionati dalla Curia. L’associazione vuole vederci chiaro, e ha già chiesto spiegazioni alla Soprintendenza ai Beni Culturali, che ha l’obbligo di vigilare sulla conservazione del patrimonio architettonico; il santuario è infatti monumento nazionale, sia per la sua valenza storica, sia per il soffitto ligneo.

Dal canto suo, la Soprintendenza ha convocato per la settimana prossima la ditta che ha eseguito i lavori per chiarimenti. Proprio l’affidamento dei lavori a una ditta edile, e non a restauratori professionisti, è finito sotto le accuse di associazioni e cittadini. “Vorremmo un sopralluogo per verificare la bontà degli interventi effettuati, e le conseguenze che hanno causato” – insiste Siciliantica – “sarebbe utile capire se ci sono margini di recupero dei prospetti danneggiati, o se la situazione è irreversibile. E, se così fosse, andranno accertate le responsabilità”.

Paradossalmente, i lavori non sembrano aver risolto il problema delle crepe presenti sulla struttura. “Nonostante la Curia neghi, le lesioni interne ci sono e destano preoccupazione” – spiega ancora Ingrillì – “il soffitto è ancora danneggiato dall'acqua, e bisognerebbe verificare eventuali pericoli di crollo; per non parlare delle crepe presenti dietro l'altare principale, riempite da cemento, e quindi non visibili, tranne quella che interessa la lesione di un concio di pietra. I nostri rilievi nascono da una capillare ricognizione fotografica. Abbiamo fatto fare una ricognizione al professor Tito Panzeca, ordinario della cattedra di Scienza delle Costruzioni all’università di Palermo, che ha evidenziato criticità di carattere statico con la possibilità di crolli.

Le sorprese riservate agli orlandini dalla Curia di Patti non sono ancora finite: dal giorno della riapertura del Santuario è stato infatti limitato l’accesso al caratteristico monticello su cui è stato costruito. Peccato che la scalinata che conduce alla chiesa non sia di proprietà della Curia; e, d’altra parte, accanto al Santuario si trovano i resti del castello di Capo d’Orlando, bene demaniale. Nonostante questo, gli orlandini che vorranno godere del meraviglioso panorama visibile in cima al monte potranno farlo solo dalle 7 alle 20. “Una cosa mai successa prima” – il commento di Siciliantica – “il castello è un bene liberamente fruibile, così come dovrebbe esserlo tutta l’area. È giusto che la Curia decida quando tenere aperto il santuario; ma non c’è alcuna ragione per cui debba limitare l’accesso a un’area che non gli appartiene”.

L’associazione conclude con un appello: “Come orlandini, siamo profondamente legati a questo luogo di culto. Per questo oggi pretendiamo delle risposte dagli organi che dovevano tutelarlo, e non alterarlo, e faremo tutto quel che la legge ci consente per chiarire la questione e difendere i beni pubblici del nostro territorio”.