Gentile redazione,
l’assessore allo sviluppo economico del Comune di Messina Gianfranco Scoglio vuol portare avanti una nuova campagna di cementificazione selvaggia nella zona di Mortelle-Tono, scontrandosi con l’ingegnere capo del Genio Civile Gaetano Sciacca che mette in discussione la validità stessa dei progetti sostenuti dalla maggioranza politica che fa capo al sindaco Buzzanca. Secondo l’ingegnere Sciacca, la città di Messina e il suo territorio così duramente provato dalle frane e dalle alluvioni, non sarebbe in grado di sopportare ulteriori saccheggi, perchè non possiamo consumare altro suolo. Così la pensa l’ingegnere Sciacca. Come dargli torto? Le dissenate politiche degli anni passati che non hanno tenuto conto della particolare fragilità idrogeologica del nostro territorio, più volte coinvolto da eventi alluvionali di eccezionale intensità non hanno ancora prodotto nella coscienza dei nostri amministratori alcun ripensamento. Messina piange ancora i suoi morti e questi irresponsabili pensano sempre al cemento. Le colline stremate dalla pioggia e incenerite dagli incendi, sono diventate brutte, aride e cattive. I torrenti che un tempo convogliavano le acque dei monti verso lo sbocco naturale del mare, sono stati ingabbiati, cancellati, coperti. Al loro posto sono state costruite strade, fiumi di case, argini di cemento. Le città si è ingrandita giorno dopo giorno, mangiando la terra, il mare e l’aria, a colpi di sanatorie e di condoni. Tutto ciò ha strozzato le vie di fuga, impedendo il deflusso naturale delle acque che ristagnano pericolosamente sotto l’asfalto. Qui sullo Stretto molti aspettano sempre il Ponte per vedere il cemento anche quando alzano gli occhi al cielo, o poi ancora terrazze, sopraelevazioni, gallerie, torri e tiranti. E’ la modernità, è il benessere, è lo sviluppo! Ma tutto ciò ci costerà caro, ci costerà sacrifici umani ogni giorno, ogni anno! Quando Messina cadde centoquattro anni fa, per il tremendo sisma che la colpì, le pietre spezzate fecero lo stesso rumore, facendo emergere i miserabili privilegi su cui poggiavano i loro incerti pilastri. La città aveva palazzi di pietra, ma fondamenta d’argilla. Per risparmiare erano stati usati mattoni asciutti e travi senza malta. Anche allora si parlò di sindaci corrotti e opposizioni corrèe. Ma possibile che non abbiamo imparato nulla! Oggi si è ricostruito con la menzogna e con l’inganno, senza rispettare madre natura che un giorno si vendicherà riprendendoci tutto quello che gli abbiamo strappato. Giampieliri nel 2009, e poi Barcellona e Saponara a seguire. Come Genova, come le cinqueterre. E’ solo questione di tempo: i torrenti hanno cominciato la loro vendetta! La natura si ribellerà e cancellerà in un sol colpo i piani corrotti dello Stato, dei sindaci, dei palazzinari, dei ministri e degli imprenditori. E noi ne saremo le vittime! Un caro saluto. Emanuele Ferrara da Prato