“Chiudo questa legislatura con la coscienza a posto nei confronti della mia città. Non mi sono occupato dei trasferimenti dei portantini da un ospedale ad un altro e non chiedo scusa. Ho fatto leggi, mi sono occupato di cose concrete per Messina”.
Così il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone in quella sala del Consiglio provinciale che lo ha visto ex Presidente di Palazzo dei Leoni, e se Messina è Città Metropolitana lo si deve a lui, ad un emendamento sull’Area Integrata che ha fatto sì che la Cenerentola dell’isola prendesse al volo quel treno che è l’ultimo per lo sviluppo (se sapremo usarlo).
“Tra i fatti annovero lo scioglimento dell’Ente Porto, che aveva un solo dipendente e nessuna utilità. L’ho fatto nonostante l’ostruzionismo sotto traccia di alcuni colleghi messinesi. Tra i fatti annovero la Cittadella della Cultura all’ex ospedale Regina Margherita, battaglia iniziata negli anni scorsi quando ben altre erano le intenzioni per quell’area e portata a termine inserendo una norma nella legge sulla fusione Irccs-Piemonte che indica una destinazione ben precisa per l’ex ospedale Margherita. Ho fatto leggi, non parole. E se arriveranno le somme del Masterplan e se è stato firmato il Patto per Messina Metropolitana lo si deve a me”.
Come presidente di un’Assemblea spesso erede di pessimi comportamenti è riuscito a mettere al primo posto il rispetto delle regole e dei ruoli, anche a costo di apparire rigido e non gradito alle truppe di assenteisti, trasformisti e franchi tiratori. Ha difeso l’immagine del Parlamento siciliano a Roma ed in tutte le sedi, soprattutto mediatiche ogni qual volta si scambiavano, ad arte, lucciole per lanterne.
“Ho detto molte verità che nessuno voleva sentire. I forestali sono 600, gli altri numeri si riferiscono agli stagionali. Abbiamo tagliato i costi della politica all’Ars riducendo le indennità, ma nessun vuol sentirlo dire. Siamo stati l’unica Regione che ha abolito i vitalizi. Abbiamo risparmiato complessivamente 74 milioni di euro l’anno. Certo, è venuta a mancare la politica in questi anni ed il trasformismo ha dipinto un’Ars in chiaroscuro”.
Sostenitore di quel codice etico mai passato all’Ars Ardizzone evidenzia invece lo scandalo del voto segreto “che porta episodi vergognosi, vedi il voto sulle ex province, che ha visto insieme centro-destra e M5S”.
Imbarazzante anche la caduta del numero legale sulla fusione Cas-Anas, “il governo ha cambiato 6 volte la norma, mi sono imposto per portarla in Aula, ma è stato fatto cadere il numero legale…..”
L’ormai quasi ex presidente dell’Ars ribadisce che si ricandida. In questa fase non c’è ancora un candidato governatore nel centro-sinistra e gli alfaniani, con i quali i centristi sono alleati in Alternativa Popolare non hanno ancora deciso se correre con Forza Italia o con il Pd. Lui non ha dubbi: “Mi ricandido e resto coerente con il mio percorso politico. Non mi piacciono i balletti, io sono con il centro-sinistra”. Con ogni probabilità sarà nella Lista del Presidente”.
Un anno fa il suo nome fu messo in campo per la candidatura a sindaco di Messina.
Erano i giorni del balletto su una mozione di sfiducia che sin da allora nessuno voleva veramente, compresi i sostenitori. “Mi chiesero se ero disponibile, ho detto sì da uomo libero. Ma la mia disponibilità fece frenare molti dei consiglieri che all’epoca si dichiaravano per la sfiducia…. Poi si è visto com’è finita. Oggi ci sono 3, 4 candidature ufficiale e altrettante sotto traccia. Le candidature sono cose serie, si fanno al momento opportuno e non è certo questo”.
Dei 5stelle apprezza la capacità di fare squadra ed essere compatti nei momenti del voto, aspetto questo importante in un momento storico in cui i partiti si sfaldano
“Non mi piace quando il M5S parla di abusivismo di necessità…. In realtà rispondono alle esigenze dell’antipolitica. Se non c’è la buona politica allora a prendere piede è l’antipolitica. Io guardo ai giovani, alla loro voglia di restare e impegnarsi. C’è un voto libero ed a quello dobbiamo guardare. Quando c’è uno scambio c’è una persona che rende serva un’altra. La bella politica è altro”.
Rosaria Brancato