Quella che inizia oggi sarà una settimana decisiva per conoscere il futuro del Comune di Messina, in bilico tra il dissesto e il non dissesto. In teoria, entro mercoledì 29 gennaio , l’amministrazione Accorinti dovrebbe portare in Consiglio comunale il nuovo Piano decennale di riequilibrio, al fine di poter finalmente intercettare le risorse stanziate nel Fondo di Rotazione nazionale e messe a disposizione dal Governo per salvare dal fallimento gli enti con le casse in rosso. Nei fatti, però la strategia messa a punto dall’esecutivo di Palazzo Zanca prevede un altro percorso, che si muove su due diversi binari destinati ad incrociarsi: l’intento della giunta Accorinti è infatti quello aderire al comma 573 della legge di stabilità, in modo da guadagnare altri due mesi tempo per presentare il nuovo Piano di riequilibrio, e contestualmente entrare nei nuovi spazi finanziari del decreto-legge 35, nato con l’obiettivo di aiutare le Pubbliche Amministrazioni a saldare i propri debiti con le imprese fornitrici . Facendo incrociare piano decennale e Dl 35, Palazzo Zanca potrebbe spalmare una parte della sua consistente mole di debiti in 10 anni e l’altra in 30 anni (vedi correlato)
Se l’operazione riuscisse, le speranze del Comune di scongiurare il default sarebbero molto più elevate di quelle che oggettivamente appaiono oggi. Per portare a termine il suo “Piano B”, l’amministrazione ha già fissato una udienza d’urgenza alla Corte dei Conti, alla quale dovrà rendere note le proprie intenzioni,e abbozzato una delibera di rigetto del Piano di riequilibrio targato Croce, già illustrata in Commissione bilancio nella seduta straordinaria di venerdì e poco partecipata fa sapere il presidente Franco Mondello.
L’accesso al comma 573 ed il conseguente prolungamento dei termini, sono infatti vincolati al diniego da parte del Consiglio comunale del Piano di riequilibrio. La giunta Accorinti vuole, quindi,portare in Aula un atto deliberativo contenente il vecchio Piano di riequilibrio, in cui si sollecita il Civico Consesso a rigettare quel piano , essendo venuto a cadere il suo pilastro principale, vale a dire il contratto di servizio con l’Amam, bocciato dall’Aula perché illegittimo.
Come si ricorderà, infatti,la Convezione tra l’azienda Meridionale Acque e l’Ente di Corso Cavour venne sottoposto all’attenzione dei consiglieri comunali solo dopo l’approvazione della delibera 11/C contenente il Piano di riequilibrio, di fatto rendendo la precedente votazione inutile e in un certo senso “nulla”.
Il percorso tecnico individuato dall’amministrazione Accorinti sembra avere una sua logica e ovviamente non nasce dal nulla è il frutto di vari incontri che il vice-sindaco Guido Signorino ha avuto a Roma con i rappresentanti del Ministero. Tuttavia, al di là degli aspetti tecnici, non sono da sottovalutare le difficoltà che l’amministrazione rischia di incontrare sul piano politico. Dopo le polemiche sulla Tares e lo scivolone da 9 milioni di euro nel bilancio di previsione (vedi correlato), Pd, Udc e Dr hanno già ufficialmente fatto sapere che non voteranno più atti importanti e decisivi per le sorti della città all’ultimo momento utile, come avvenuto per il Regolamento ed il Piano tariffario Tares e per il documento economico di previsione 2013.
Proprio per ribadire quanto già dichiarato in Aula dalla capogruppo Elvira Amata, i Democratici Riformisti – a seguito di una riunione alla presenza dei due deputati regionali Beppe Picciolo e Marcello Greco– hanno stilato un documento in cui manifestano dubbi in merito al percorso individuato dall’amministrazione Accorinti per salvare il Comune dal fallimento e chiedono una seduta aperta del Consiglio comunale, affinché venga spiegata l’attuale azione amministrativa.
«Primariamente – si legge testualmente – non può non sottolinearsi la gravità del formale invito, rivolto al Consiglio Comunale, con il quale si chiede, espressamente, di bocciare un atto dell'amministrazione comunale: richiesta, questa, che ingenera molteplici dubbi e preoccupazioni».
I Dr si chiedono « perché solamente a ridosso della scadenza ultima fissata dal Ministero, ed a distanza di quasi un mese dall'entrata in vigore dell'invocato comma 573 della legge di stabilità, si tenti di adottare un atto, di dubbia legittimità e legalità, che imporrebbe al Consiglio Comunale, tutto, un salto nel buio senza, peraltro, avere alcuna contezza della prospettata assicurazione formale pervenuta dal Ministero» e ancora «perché si vuole depauperare il medesimo Consiglio Comunale delle sue prerogative senza fornire – in alcun modo – le garanzie su cosa fin'ora è stato fatto – se è stato fatto – e quali sarebbero i rapporti epistolari con i competenti»
I Democratici riformisti non comprendono , inoltre, « il tentativo di evitare il tanto paventato default che, in ogni caso, maggiormente garantirebbe la nostra Città e, soprattutto, le fasce deboli della popolazione, mentre si pongono in essere maldestri atti, privi di qualsiasi programmazione che, non solo, rischiano di ledere l'immagine di Messina ma sviliscono lo sforzo prodotto dal Consiglio Comunale che, pur non appartenendo alla compagine dell'Amministrazione, ha tentato di coadiuvare quest'ultima per amministrare al meglio la cosa pubblica secondo i canoni del buon padre di famiglia, senza preconcetti di sorta».
A conclusione del documento, i Dr rivolgono un invito al Sindaco Renato Accorinti, al Vicesindaco Guido Signorino, ed al Segretario/Direttore generale Antonio Le Donne, «affinché venga indetto un Consiglio Comunale aperto e possano essere fugati i dubbi sull'attuale azione amministrativa. E' quanto mai urgente – concludono – che venga resa esplicita la reale programmazione che si intende perseguire nonché, finalmente, conoscere cosa ad oggi è stato fatto dall'Assessore al bilancio, soprattutto con riferimento al piano di riequilibrio finanziario».
I toni sono assai meno accomodanti di quelli che si erano registrati sino ad oggi, questo vale per i Dr ma non solo, a dimostrazione che qualcosa nei rapporti con il Consiglio comunale si è incrinato. E i numeri in Aula non giocano certo a favore di Accorinti e dei suoi assessori. (Danila La Torre)