MESSINA – Comandante Stefano Blasco, lascerà Messina dopo il 15 novembre, alla scadenza del suo mandato alla guida della polizia municipale? Il nulla osta da Enna arriverebbe, in caso di richiesta, e quindi si tratta di una scelta del sindaco…
“Posso solo dire di aver dato la mia disponibilità a continuare quello che ho fatto, dopo il 15 novembre, fino all’espletamento del concorso. Ho registrato presso il mio Comune di appartenenza, Enna, la disponibilità a concedere ogni proroga, in quanto hanno risolto il problema del comandante. Se l’intenzione è quella di darmi ancora fiducia, una richiesta a Enna dovrebbe avere un riscontro positivo. Io posso solo pormi a disposizione del sindaco Federico Basile, come ho sempre fatto, cercando di essere sempre pronto a seguire gli indirizzi dell’amministrazione, lavorando per migliorare e modernizzare i servizi che fanno capo al comando. Così ho fatto in questo anno e mezzo, con dotazioni, informatizzazione, approccio ai servizi viabili, grandi eventi e motivazione del personale”.
Comandante, oltre alla doverosa solidarietà nei confronti del collega Giardina, si è fatto un’idea di quello che è avvenuto quel giorno?
“Quel giorno è avvenuto un fatto gravissimo e triste, che poteva essere gestito diversamente. Certo, non è semplice la ricostruzione di fatti che si svolgono sul filo della tensione. Comunque è gravissima l’aggressività gratuita, vergognosa la violenza esercitata, immenso il dispiacere per quanto accaduto. Queste operazioni vanno sempre pianificate e gestite con un congruo numero di operatori per scoraggiare e limitare le reazioni inconsulte. Peraltro il ruolo che rivesto di responsabile della sicurezza del mio personale mi impone di accertare scrupolosamente i fatti. Non si discute, in ogni caso, la solidarietà e l’affetto per il collega Giardina, che, avendo il comando del personale della polizia specialistica, può impiegarlo al suo fianco in piena autonomia organizzativa come ha sempre fatto. E come farà per il futuro”.
Lei avrebbe agito diversamente?
“Qualsiasi cosa possa dire potrebbe essere strumentalizzata come una critica all’operato del collega. Dico soltanto che l’esperienza ci insegna a evitare i conflitti, a pianificare gli interventi, o a rimandarli al momento opportuno, soprattutto quando i comportamenti illegali sono reiterati e continuati. A volte, certo, capita di agire d’impulso, ma è meglio evitare sempre il pericolo. Dico questo perché, per quella che è la struttura della polizia municipale e per quelle che sono le responsabilità di un dirigente, se i fatti finiscono in tragedia, è sempre sul dirigente che si punta il dito. Allora, dico, è giusto e doveroso essere decisi e, se è necessario, implacabili, ma mai a rischio della vita”.
Teme che la polizia municipale possa essere oggetto d’aggressioni in modo costante?
“La polizia municipale non è costante oggetto di aggressioni. Ma ho notato un atteggiamento aggressivo e sprezzante di molti utenti. La professionalità è lo strumento principale del personale. Occorre essere d’esempio nel prevenire e raffreddare i conflitti, saper parlare con la gente, essere sempre in congruo numero e nelle migliori condizioni possibili per poter reagire efficacemente. La maleducazione o l’odio instillato negli anni contro la polizia municipale è qualcosa che si combatte con la professionalità e con un cambio culturale. La volgarizzazione del rapporto tra vigili e cittadinanza non porta mai buoni frutti”.