cronaca

Blitz antimafia a Barcellona, fuori Genovese

MESSINA – Non ci sono i gravi indizi di colpevolezza che motivano un provvedimento di custodia cautelare in carcere. Così il Tribunale del Riesame a proposito dell’arresto di Stefano Genovese, coinvolto nel blitz antimafia Inganno. Il Collegio delle Libertà accoglie il ricorso dell’avvocato Diego Lanza, difensore di “Stefanino”, e annulla il provvedimento siglato dal giudice Ornella Pastore, che ha coinvolto in tutto 7 persone.

Genovese fuori

Soddisfatto l’avvocato Lanza (in foto), sicuro che sul piano cautelare non ci fossero i presupposti per l’arresto, come dichiarato poco prima degli interrogatori di garanzia. Genovese resta comunque indagato e starà ora alla Procura decidere se confermare i sospetti e andare avanti con le accuse o stralciare la posizione di Genovese. Contro di lui ci sono le dichiarazioni dei pentiti che lo chiamano in causa nell’omicidio di Giuseppe Longo, avvenuto il 28 dicembre 1992. Il Riesame ha annullato del tutto l’ordinanza, Genovese resta però in carcere per precedenti condanne.

Il blitz antimafia “Inganno”

La retata del Reparto operativo speciale dei Carabinieri di Messina risale al 10 gennaio scorso. L’indagine ricostruisce i retroscena di 13 delitti avvenuti tra il ’92 e il ’98 grazie alle dichiarazioni di vecchi e nuovi pentiti, in particolare grazie ai racconti dell’ultimo collaboratore di giustizia che giura di aver lasciato Cosa Nostra di Barcellona, ovvero Salvatore Micale.