È ufficiale e certificato, nel governo dei «migliori» non c’è posto nemmeno per un siciliano. Intendiamoci, Mario Draghi è certamente l’uomo giusto per gestire una fase politica così delicata per il nostro paese. I miliardi di euro del Piano Next Generation EU che l’Italia potrà utilizzare saranno fondamentali per il futuro dei nostri figli e nipoti. Draghi, infatti, rappresenta una garanzia sul fatto che saranno individuate le priorità di spesa e le innovazioni digitali, infrastrutturali ed ecologiche che ci mettano al riparo dal non riuscire a spendere le risorse europee, o ancora peggio dal non saperle utilizzare.
Ciò che stupisce, alle nostre latitudini, deriva dal dato oggettivo che il Presidente del Consiglio, nel costruire una squadra che si debba occupare di questioni così fondamentali per lo sviluppo e la qualità della vita futura, abbia potuto tranquillamente ignorare quasi del tutto una porzione così vasta del territorio nazionale. Non vi era, dunque, una rappresentante del popolo o un deputato siciliano, un economista palermitano o una giurista messinese, un ingegnere catanese o un medico siracusano, una biologa agrigentina o un fisico trapanese che riuscisse ad avere spazio in questo governo dei «migliori»?
Nell’esecutivo Draghi si possono contare una quindicina di ministri tra lombardi, veneti ed emiliano-romagnoli ma nessun siciliano o calabrese. La nostra classe politica e dirigente meridionale prima o poi dovrà affrontare questo problema, altrimenti la marginalità dei nostri territori non avrà mai fine.
Non volendo chiudere questa riflessione con una nota così negativa, posso soltanto dire che, scrivendo queste amare considerazioni, quasi per caso lo sguardo si è posato su alcuni libri di importanti scrittori e intellettuali siciliani. Ho iniziato a leggere i loro nomi: Giovanni Verga, Luigi Pirandello, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri. Probabilmente qualche «migliore» c’è stato anche in Sicilia se pensiamo che questi sono probabilmente gli unici autori italiani contemporanei conosciuti nel mondo. Quasi certamente nessuno di loro sarebbe mai stato chiamato a far parte dell’attuale governo, poiché sono stati indubbiamente dei geni ma per l’attuale pensiero economicista nei settori «sbagliati», non utili e non capaci a realizzare «transizioni». In definitiva, per quel che concerne la Sicilia, non ci resta che leggere … o forse scrivere, se siamo ancora in grado di farlo. Giuseppe Bottaro (Docente di Storia delle dottrine politiche Università di Messina)