REGGIO CALABRIA – Affrontare le politiche abitative legate all’immigrazione combinando strumenti diversi. E tra questi, i recenti Accordi territoriali per i contratti di locazione a canone concordato (siglati da Sunia-Cgil Calabria, Sicet-Cisl e Confedilizia Reggio Calabria nei Comuni di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando), nonché due Pnrr, quello sulla valorizzazione dei beni confiscati e quello sulla rinascita dei borghi.
Così, nell’incontro di giovedì scorso col prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani, il segretario della Cgil della Piana di Gioia Tauro Celeste Logiacco e il responsabile regionale cigiellino per le Politiche abitative Francesco Alì.
L’incontro era stato chiesto dal sindacato, per dare degno séguito al Consiglio territoriale sull’immigrazione per meglio arginare il caporalato nella Tirrenica reggina e contemporaneamente conciliare la questione alloggiativa con la piena sicurezza dei migranti.
Nella logica degli Accordi territoriali, evidenziano Alì e Logiacco, l’offerta integrata di canoni calmierati e sconti fiscali per inquilini e proprietari, quindi maggiori entrate per le casse comunali, non attraverso un meccanismo punitivo, ma di premialità. Lo strumento, in sostanza, va incontro agli affittuari che abbiano perso il lavoro o abbiano perduto parte dei loro emolumenti – simultaneamente, permettendo ai migranti regolari di uscire dalla spirale del degrado abitativo – e, al contempo, ai proprietari che si trovano davanti inquilini morosi da parecchi mesi.
Politiche abitative, queste, che secondo la Cgil vanno coordinate con una più incisiva lotta al lavoro nero nell’area pianigiana.
Auspicato, in questo senso, il tempestivo avvio di un “tavolo” prefettizio che includa Anci (l’Associazione nazionale dei Comuni italiani) e Regione Calabria.
Due, poi, gli strumenti funzionalmente connessi al Pnrr sui quali si potrebbe fare perno allo scopo; su questo punto e su quello legato agli Accordi territoriali il prefetto Mariani ha peraltro richiesto un documento dettagliato che gli è stato già fornito.
Intanto, ci sono i 250 milioni di euro dell’avviso pubblico per la presentazione di progetti di valorizzazione e ri-funzionalizzazione di beni confiscati rivolto agli Enti locali, per la restituzione alla collettività e reinserimento di tali beni nel circuito legale dei territori di appartenenza (scadenza, 28 febbraio). Uno strumento potenzialmente perfetto, visto – oltretutto – che fa esplicito riferimento alle regioni del Sud in cui si concentra la stragrande maggioranza degli immobili confiscati alle cosche, Calabria in primis. Criticità evidente: la scadenza è davvero “dietro l’angolo”.
Poi il miliardo e rotti riguardo all’attrattività dei borghi (scadenza, 15 marzo), che fa fulcro su progetti-pilota per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi a rischio abbandono o abbandonati e a progetti per la rigenerazione culturale e sociale, con una dotazione destinata anche a sostenere le imprese localizzate nei Comuni interessati che svolgono attività collegate ai progetti presentati.