L’ex antagonista di Giuseppe Falcomatà al ballottaggio dell’ottobre scorso, Antonino Minicuci, alla luce dei nuovi arresti in relazione ai presunti brogli elettorali adesso punta l’indice contro il primo cittadino in carica: «Non poteva non sapere», afferma il consigliere comunale e metropolitano d’opposizione.
Stando a Minicuci Falcomatà, «sindaco a sua insaputa», si arrampicherebbe sugli specchi affermando che «Si tratta di un’attività indagine inerente 7 sezioni e 99 voti» e che «hanno votato altre migliaia di persone legittimamente». Per l’esponente leghista, attraverso queste affermazioni di Falcomatàsi scopre che «per il sindaco di Reggio Calabria la democrazia va bene se applicata a una percentuale non meglio definita di cittadini. In realtà, se è lo 0,1 o il 99,9% cambia poco – così Nino Minicuci –, e i precisi confini dell’abisso in cui l’amministrazione Falcomatà è precipitata si comprenderanno meglio con i successivi step compiuti dalla magistratura. Il significato che regge come un pilastro portante la democrazia e di conseguenza qualsiasi normale attività elettorale, a Reggio Calabria si è sgretolato. E’ stato letteralmente abbattuto. A dirlo chiaramente sono stati gli stessi inquirenti seduti al tavolo della conferenza stampa».
Del resto, l’ex sfidante di Giuseppe Falcomatà per l’apice di Palazzo San Giorgio sottolinea che «in caso di errori (errori tecnici, non brogli figli di un sistema criminoso orchestrato da forze politiche con la volontà di truccare le elezioni in proprio favore) si è tornato a votare nelle sezioni incriminate. Falcomatà però fa finta di non saperlo. Il sindaco, alla luce di quanto dichiarato dai Procuratori Bombardieri e Dominijanni, non poteva non sapere quanto accadeva – scandisce Minicuci – e in ogni caso in quanto primo cittadino aveva la responsabilità e il controllo dell’Ente».
Agli occhi del leader del centrodestra a Palazzo di città, peraltro un aspetto determinante è che a tirare le fila del «sistema criminoso» – secondo gli stessi inquirenti – sarebbe stato il primo eletto del centrosinistra e capogruppo uscente del Pd al Comune, alias Nino Castorina.
Sintesi minicuciana: invece di «dedicarsi a bizzarri parallelismi e cervellotici calcoli demo-matematici del tutto personali», Falcomatà avrebbe già dovuto «affrontare la situazione, assumersi le proprie responsabilità in quanto primo cittadino e soprattutto perché era informato assieme al proprio staff di quanto stava accadendo».
Finora almeno, stando a Nino Minicuci, il sindaco invece, «in modo maldestro, prova a sottacere quello che è l’aspetto politico, e che vede in generale l’attuale amministrazione comunale e in particolare il Pd reggino senza un valido motivo etico, morale e di rispetto verso i reggini per sedere ancora su quelle poltrone». E questo, nella sua analisi, indipendentemente da quelli che sono i risvolti squisitamente penali di cui la Procura si sta occupando dal dicembre scorso.