Non doversi procedere sull’accusa di corruzione elettorale. Va in soffitta per tutti l’inchiesta della Procura di Messina sui presunti brogli alle regionali del 2017 che ha coinvolto 14 persone. Il giudice per le indagini preliminari Monica Marino ha dichiarato il non doversi procedere in relazione all’accusa più grave, quella legata ai brogli appunto, accogliendo la richiesta dei difensori di dichiarare inutilizzabili le intercettazioni telefoniche effettuate dagli investigatori durante gli accertamenti. Intercettazioni che stavano alla base delle accuse e della ricostruzione effettuata dalla Procura, ma che in base alla ormai nota legge Cavallo della Cassazione non sono più utilizzabili.
Dell’inchiesta, alla fine del vaglio preliminare, resta in piedi soltanto la vicenda legata ad una presunta estorsione contestata a Francesco Pettinato, padre del primo cittadino di Fondachelli Fantina Marco, la cui posizione è invece stata stralciata e torna davanti al Giudice il prossimo 10 febbraio. Era già stata stralciata inoltre la posizione dell’ex consigliere provinciale Roberto Cerreti, che ha chiesto la messa alla prova. Il processo per Franco Pettinato si aprirà il prossimo 17 maggio.
Va in soffitta quindi l’inchiesta per l’ex parlamentare regionale Santo Catalano di Milazzo, l’ex sindaco di Milazzo Lorenzo Italiano, Rocco Cambria, Francesco Salmeri, la candidata a sindaco alle ultime amministrative Maria Pamela Corrente, Enrico Talamo di Patti, Armando Buccheri di Terme Vigliatore, Carmelo Fascetto di Nicosia, i messinesi Placido Smedile, Davide Lo Turco, Giuseppa Zangla.
L’inchiesta, partita nel 2018, ha ricostruito un gran numero di “contatti” durante le elezioni del 2017, tra promesse e richieste di favori.
Impegnati nelle difese gli avvocati Nunzio Rosso, Carmelo Scillia, Pietro Fusca, Diego Lanza, Tommaso Calderone, Isabella Barone, Filippo Barbera, Fabrizio Formica, Roberta Composto, Giuseppe Bonavita, Giuseppe Santilano, Gianmaria Santilano, Laura Todaro.
Leggi qui TUTTI I PARTICOLARI