E’ un muro quello che il procuratore di Patti, Rosa Raffa e il sostituto Francesca Bonazinga si sono trovati di fronte. Le sette persone arrestate per lo scandalo della gestione delle casse comunali a Brolo, infatti, hanno tutte respinto le accuse, rivendicando la legittimità delle operazioni da loro compiute. L’altro ieri il ragioniere generale Carmelo Arasi, in carcere, ieri le sei persone ai domiciliari, a cominciare dall’ex sindaco Salvo Messina, tutti hanno risposto e si sono difesi con forza. Messina, difeso dall’avvocato Carmelo Occhiuto come il ragioniere, in questo caso affiancato dall’avvocato Carmelo Peluso, ha giustificato come somme dovute in quanto componente dell’Anci i 33 mila euro transitati a suo carico, e in merito ai fondi dirottati sulle società sportive a lui ricollegate ha spiegato che gli importi non sono mai andati oltre a quanto approvato dall’amministrazione comunale. I legali dell’ex primo cittadino hanno chiesto al Gip Ines Rigoli una misura cautelare meno afflittiva degli arresti domiciliari.
Il giudice per le indagini preliminari ha poi ascoltato Rossella Arasi, figlia del ragioniere che è al centro dell’inchiesta, ai domiciliari per aver ricevuto 102 mila euro dal padre, anche queste somme provenienti dai mutui chiesti e ottenuti alla Cassa Depositi e Prestiti. Così come il padre, ha parlato di anticipi regolarmente ricevuti come dipendente della Info Tirrenia, società di riscossione tributi per conto del comune di Brolo, precisando che tra le somme percepite c’erano anche la premialità per i crediti riscossi. Il padre aveva parlato di una sorta di partita di giro, per somme effettivamente dovute, concordata col responsabile regionale della società. Insomma una “irregolarità”, ma pur sempre somme legittimamente dovute alla figlia, che ha già ottenuto il permesso di recarsi presso le strutture sanitarie, visto che è in stato di gravidanza.
Hanno scelto di parlare, difendendosi, anche il dirigente dell’area amministrativa Costantino Maniaci, difeso dall’avvocato Mimmo Magistri, che ha respinto l’accusa di aver manomesso la delibera relativa al palazzetto dello sport. Interrogati anche Antonella Campo, Santa Caranna e Giuseppina Di Leo, impiegati comunali finiti ai domiciliari poiché nei loro conti gli inquirenti hanno rintracciato accrediti ritenuti ingiustificati provenienti dal Comune, che hanno parlato di operazioni volte ad ottenere liquidità poi servita per pagare i creditori del Comune.