Ambiente

Brucia la taiga siberiana: il fumo raggiunge l’Artico

Anche quest’anno una larga fetta dell’immenso territorio siberiano continua ad essere interessato da temperature molto elevate e siccità. Un mix esplosivo che purtroppo contribuisce ad alimentare una serie di devastanti incendi che hanno mandato in fumo migliaia di ettari di conifere.

Particolarmente colpito è il settore nord-orientale della Repubblica di Sakha-Jacuzia, vasta 3 milioni di km2, la più estesa unità amministrativa del mondo anche se abitata da un solo milione di persone. L’area ha vissuto “l’estate più secca da 150 anni” e ha avuto “il giugno più caldo di sempre”, secondo il governatore Aysen Nikolayev. Gli incendi attivi sono 187, combattuti da un esercito di 2.200 pompieri. L’area interessata è cresciuta di 100.000 ettari solo nelle ultime 24 ore e il fumo ha raggiunto 51 località fra le quali la capitale regionale Jakutsk, il cui aeroporto è stato chiuso.

Il fumo degli incendi raggiunge l’artico

Parte del fumo prodotto dagli incendi che continuano a divampare fra la Siberia orientale e l’Alaska, sotto la spinta dei venti meridionali nei medi e bassi strati, è riuscito a raggiungere la regione artica, a latitudini elevatissime. Le colonne di fumo acre sprigionato da questi immensi incendi erano visibili da diverse aree della Siberia orientale.

Il fumo salendo di quota ha difatti oscurato temporaneamente la coltre celeste, creando un’atmosfera fosca fino all’estremo nord della Siberia. Solo in Jacuzia sta bruciando circa 1 milione di ettari di bosco. Molti di questi incendi pare abbiano un’origine naturale e sarebbero stati innescati da fulmini caduti sulla vegetazione resa secca dal gran caldo delle ultime settimane e dalle scarse precipitazioni cadute nell’area negli ultimi mesi.

A bruciare non sono solo gli alberi, ma anche la torba, che è estremamente ricca di carbonio. Questi incendi, oltre a essere così estesi, sono estremamente difficili da estinguere, pertanto potrebbero durare anche settimane, se non mesi. Se così fosse, il tonnellaggio di anidrite carbonica in atmosfera potrebbe raggiungere livelli inauditi per le regioni artiche.

Ecco l’enorme nuvola di fumo prodotta dai roghi che divampano sulla Siberia spingersi fino al mar Glaciale Artico, oltre gli 80° di latitudine nord

Le difficoltà delle autorità russe nelle operazioni di spegnimento

La prima difficoltà che stanno avendo le autorità russe è la distanza degli incendi, spesso a migliaia di chilometri dalle principali città, aspetto che rende “antieconomico” raggiungerli per spegnerli. Così, molti di questi focolai, se si trovano lontano da città e centri abitati o villaggi, vengono solamente monitorati.

Per far fronte alla situazione, sono stati inviati aerei, elicotteri e paracadutato personale per tentare di contenere le fiamme, assieme all’intervento di diversi volontari locali. Il fumo però, sotto la spinta dei venti nei bassi strati, ha ammorbato l’aria nelle principali città della Siberia, tanto da velare di grigio la coltre celeste.

Nella capitale jacuziana Jakutsk, dove gli abitanti convivono con l’odore acre del fumo da svariati giorni, l’aeroporto internazionale continua a rimanere chiuso, causa la scarsa visibilità orizzontale e il fumo molto fitto che rende impraticabile ogni tipo di manovra, per decolli e atterraggi.

Intanto nei prossimi giorni, il passaggio di una serie di sistemi frontali, con annessa saccatura in quota, che dalla Mongolia e dalla regione del Bajkal, si sposteranno verso la Jacuzia, portando le tante invocate precipitazioni. L’arrivo di queste precipitazioni potrebbe aiutare le autorità russe a spegnere molti di questi incendi, ormai da giorni fuori controllo.