Renato Brunetta è uno degli ultimi luogotenenti invitti di quello che fu lo strapotere berlusconiano. Si è ricavato un bunker dal quale ancora riesce a tirare ogni tanto qualche frecciatina, dando il segnale concreto di sapere tenere la posizione azzurra. Lo fa con dignità e prova ad ottimizzare le ormai scarse risorse del consenso politico delle quali la sua Forza Italia dispone, sia nei territori che nell’agone nazionale.
“La Lega ha le mani legate, il buon Zaia dovrebbe dare un aut-aut a Salvini: o rispetti gli impegni presi o fai saltare il governo, perché su questo deve saltare il governo, sull’autonomia ma anche su tutto il resto” così sbotta un Brunetta ormai abituato a essere nervosamente sul pezzo da un Salvini dominante sui fragili forzisti. Quale sia “il resto” di Brunetta nel fallimento dell’esecutivo nazionale in pratica per lui tutto: “politica estera, politica economica…se Salvini tenta di rimanere attaccato alla sedia rinviando i problemi fa un calcolo molto miope, noi nelle prossime settimane faremo alcune iniziative politiche proprio per incalzare Zaia, non è possibile ignorare un referendum fatto in Veneto sull’autonomia (con oltre il 98% per il Sì) con tutti gli impegni presi. Zaia e Salvini sono patetici, prima hanno parlato di un avvio dell’iter a novembre, poi dicembre, poi gennaio, poi febbraio, adesso non sanno più a quale mese votarsi, salvo le calende greche”.
Ma l’esponente forzista cosa ne pensa nel merito e nel metodo di questo processo autonomistico intrapreso?
“La storia nasce da lontano da una proposta di legge regionale di Forza Italia, la Lega allora voleva la secessione, è passata invece la linea di nostra, si è fatto un referendum in Veneto e più o meno simile è stato fatto in Lombardia. Credo che sia una corretta interpretazione dell’ art. 116 della Costituzione, si chiama regionalismo a geometria variabile, può essere accettabile e accettato da tutte le regioni italiane, se tutte le regioni chiedessero l’applicazione dell’articolo 116 ma anche 119 e 120 ogni regione avrebbe un abito su misura sulle competenze per averne di più o di meno”.
Ricorda anch’egli per un istante di essere dentro una forza liberale nazionale ma in terra leghista e aggiunge: “per esempio sulla Sanità le regioni del Sud se volessero potrebbero dare competenze allo stato, ritenendolo più efficiente di noi oppure talune gestioni come acqua o altro, ci sarebbe un regionalismo differenziato efficiente e nessuno potrebbe parlare di privilegiati del Nord piuttosto che di secessione”.
Brunetta sa che il nodo è soprattutto il tema dei trasferimenti nella loro proporzione da e per il centro: “bisogna attuare l’autonomia in concomitanza col federalismo fiscale, vale a dire con quelle norme che prevedono la cosiddetta perequazione, dobbiamo garantire a tutti gli italiani gli stessi standard qualitativi dei servizi, dai sanitari a quelli scolastici, alle infrastrutture e così via, questo si può fare solo con la nostra perequazione che è la nostra riforma quella Berlusconi-Calderoli che prevede sia i servizi standard sia i costi standard. Perequazione, servizi e costi e geometria variabile, questo è lo schema giusto”.
-Sulle materie da trasferire cosa pensa?
“Il massimo sono quelle che ha chiesto il Veneto, 23 mi pare, riceverà l’esatto ammontare di quello che spende lo Stato per quelle materie, se il Veneto (o le altre regioni, ndr) è più bravo e più efficiente ci sarà un aumento del benessere collettivo, se sarà meno bravo i veneti se ne accorgeranno e restituiranno le competenze, quindi non è un problema. Altre regioni ne hanno chieste di meno, molto probabilmente il Sud ne chiederà alcune e ne restituirà delle altre, come ad esempio la Sanità. Ad esempio la Sanità in Campania è meglio che la gestisca lo Stato centrale o anche in Calabria, quindi non c’è alcun problema. L’unico vero problema è che questo governo è incapace di attuare questa autonomia”.
-La congiuntura e i dati macroeconomici denotano allarme per i conti italiani, cosa ne pensa e come se ne esce secondo lei?
“Lo vado denunciando da nove mesi, da quando questo esecutivo cerca di governare. E’ un governo impossibile per l’Italia, un governo mostruoso, che ha messo insieme il diavolo e l’acqua santa ed ha fatto pagare il conto agli italiani. Siamo gli ultimi in Europa, l’unione ci bacchetta tutti i giorni, i mercati pure, abbiamo lo spread più alto dei paesi europei, le banche sono già in credit-crunch (letteralmente, stretta creditizia, ndr), peggio di così non potrebbe andare e di tutto questo dobbiamo ringraziare non tanto i cinquestelle, perché queste follie le avevano sempre dette, ma Salvini che pur di governare ci sta facendo andare a sbattere. La ricetta è cambiare governo, fare governare il centrodestra, fare la flat tax, fare gli investimenti, meno tasse, più incentivi all’occupazione, più infrastrutture”.
E qui Brunetta ritorna ad essere quel malinconico coniuge abbandonato, nostalgicamente legato a quello che poteva essere e non è: “la ricetta è quella liberale con la quale Salvini si era presentato agli elettori e non ha voluto mantenere gli impegni perché il vero impegno di Salvini non era con Di Maio ma con gli italiani, col popolo sovrano che ha votato, il 37%, per il programma del centrodestra unito”.
-Quanto dura questo governo, fa un pronostico?
No non faccio pronostici, lavoro dalla mattina alla sera per farlo cadere domani.
Giuseppe Scarcella