cronaca

Buste paga “leggere”, non è estorsione. Assolto l’imprenditore Immacolato Bonina

Messina – Arriva l’assoluzione, dopo due condanne e un rinvio della Corte di Cassazione, per l’imprenditore di Barcellona pozzo di Gotto Immacolato Bonina, attivo nel settore della grande distribuzione. La Corte d’Appello di Messina ha scagionato Bonina dall’accusa di estorsione.

Il processo è quello nato dalle denunce di una ventina di ex dipendenti del gruppo Centro Supermercati Regione Sicilia CSRS che avevano raccontato di essere stati costretti ad accettare paghe più basse rispetto a quanto dichiarato in busta paga.

Il processo

In primo grado si era chiuso con una condanna a 6 anni per il patron del gruppo, scesa a 5 anni e 3 mesi in appello con l’applicazione della prescrizione per un capo di imputazione legato al mancato versamento dei contributi Inps e la conferma invece dell’accusa di estorsione. Dopo l’annullamento con rinvio della Corte di Cassazione, i giudici d’appello di Messina hanno riesaminato la causa e accolto la richiesta del difensore, l’avvocato Francesco Aurelio Chillemi, assolvendo Bonina “perché il fatto non sussiste”.

Il fallimento della casa madre

La società non era stata ammessa al concordato e dichiarata fallita alla fine del 2016. La crisi e i primi licenziamenti risalgono però ad almeno 3 anni prima. Un gruppo di lavoratori si era organizzato ed aveva tentato la strada dell’immissione al passivo del fallimento. Assistiti dall’avvocato Antonio Centorrino, 22 di loro si sono costituiti parte civile al processo penale e gli è stato riconosciuto il diritto al risarcimento.

L’accusa dei dipendenti

Parallelamente erano scattate le indagini della Guardia di Finanza che avevano rivelato diverse irregolarità, nella gestione del personale. Le denunce per estorsione ai dipendenti sono arrivate a pioggia: i dipendenti lamentavano di essere stati costretti a incassare buste paga più “leggere” di quelle risultanti ufficialmente.