“La Politica è bella”, così scrive Peppino Buzzanca, ex sindaco di Messina, ex presidente della Provincia di Messina, ex deputato Ars, dopo 10 anni di inchieste giudiziarie dalle quali è uscito sempre assolto. Nel frattempo, mentre non si placava la furia social-giustizialista, si è allontanato dalla politica, tornando a fare il medico. Ed il 15 novembre, dopo l’ennesima assoluzione (il processo sui bilanci), ha iniziato il suo post su facebook scrivendo “la politica è bella”. Una frase coraggiosa, visto che, col senno di poi, proprio la sua passione per la politica lo ha fatto finire nel tritacarne.
Politicamente si può essere distante anche anni luce da una persona, ma 10 anni e 7 processi che finiscono tutti con assoluzione, non possono non fare riflettere. Errori, soprattutto politici, ne ha commessi, ma gli errori politici si “pagano” in politica. Il caso Palamara ha evidenziato un uso politico della giustizia che ha segnato gli ultimi decenni e che va di pari passo ad un fenomeno che è più sociale che giuridico: la gogna mediatica.
I processi ormai da troppo tempo si fanno sui social, sulla stampa e si fanno senza alcun equilibrio tra l’accusa e la difesa. La prima pagina è sempre sull’accusa e continua ad esserlo per tutto il processo. Le assoluzioni finiscono sempre in un’altra collocazione della pagina, così come le ragioni della difesa che negli articoli hanno minore spazio. Come se la presunzione d’innocenza ed il terzo grado di giudizio in Italia fossero un fastidioso orpello. Sono stata, e lo rivendico, una cronista spesso in contrasto con Buzzanca, che ha più volte replicato annunciando querele. Ma il punto non è questo. Il punto è che dopo 10 anni, e dopo 7 assoluzioni di fila Buzzanca continua ad essere sulla gogna mediatica. La sentenza social non conosce secondo grado di giudizio, non conosce appelli, Cassazione. Ed è triste una comunità che fa del fango la sua arma contro l’avversario.
Buzzanca, ricordiamolo, aveva già attraverso un processo per la vicenda delle auto blu quando è stato sindaco per la prima volta. Vicenda che lo portò poi alla decadenza dalla carica di primo cittadino. Il decennio 2011-2020, ormai quasi 2021 è scandito dai processi che riguardano la sua carica di sindaco dal 2008 al 2012.
“In questi quasi 10 anni- scrive su Facebook Buzzanca– sono stato indagato ed ho subito processi per molteplici reati: peculato, strage, omicidio colposo plurimo, traffico d’influenza, abuso d’ufficio, falso ideologico, ambientali, etc.. Mi sono difeso nei processi, alcuni definiti in fase preliminare, altri in primo grado e, quelli più importanti, in Appello o in Cassazione. Non ho mai gridato al complotto, né mi sono sentito un perseguitato. Ho avuto fiducia nella Giustizia che mi ha sempre ASSOLTO. Si chiude questa fase (dolorosa) della mia vita. Ho servito per quasi 15 anni la mia Città, il territorio della Provincia. L’ho fatto con passione, in modo disinteressato e, dopo le verifiche giudiziarie con le MANI PULITE. Sicuramente ho commesso degli errori ma ho agito, concretamente, per il bene della Comunità che ho avuto l”Onore di rappresentare”.
Nel post l’ex sindaco ringrazia poi la sua famiglia e chi gli è stato accanto in questi 10 anni di vicende giudiziarie. Del resto è facile stare accanto ai potenti quando sono sul carro, più difficile quando sono nella bufera. Dieci anni quindi durante i quali ha affrontato i processi legati al suo mandato di sindaco. Per il processo Ecopass (peculato e abuso d’ufficio) è stato assolto in Cassazione perché il fatto non sussiste. Processo torrente Bisconte (omissione in atti d’ufficio): assolto. Processo per la discarica di Portella Arena: assolto. Processo per l’alluvione di Giampilieri (omicidio colposo, disastro colposo, lesioni colpose): assolto in appello e cassazione perché il fatto non sussiste. Processo per i bilanci del Comune (falso ideologico e abuso d’ufficio): assolto perché il fatto non sussiste. Gli stessi Pm in appello ne hanno chiesto l’assoluzione. Processo per la Finanza derivata. Posizione archiviata. Processo per le spese pazze all’Ars. Tutto archiviato.
Dal 2011 al 2020 è stato un continuo attacco, sia per Buzzanca che per la moglie, Daniela D’Urso, finita sotto inchiesta ed arrestata nel luglio 2013. Sette anni dopo, nel gennaio 2020, la Cassazione mette la pietra tombale e cassa tutto: Daniela D’Urso non andava arrestata. Già, ma era la moglie di Buzzanca…..
Nel 2016 l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari disse, a ragione: “Chi vuol amministrare oggi è un pazzo, è un martirio senza fine. Vent’anni di centralismo hanno degenerato, non hai soldi né potere. Il sindaco è un parafulmine universale. È in cima alla casa, se arriva un fulmine se lo becca lui. E’ il sistema che non funziona. Lo dico da 20 anni: bisogna rivedere tutte le leggi dell’amministrazione. Il sindaco è anche responsabile della salute pubblica e della protezione civile? Bene. Ma se non può fare niente perché non ha risorse…”.
Ovviamente il caso di Buzzanca non è isolato, sono tantissimi i politici e tantissimi cittadini finiti sul tritacarne per decenni e poi ripetutamente assolti. Il problema non è solo la lentezza della giustizia, è anche la rapidità della sentenza social.