“Caro Renato così non va. Dal 2 dicembre, quando abbiamo siglato il Patto per la città, ti abbiamo messo a disposizione decine di progetti, il lavoro gratuito di 90 esperti, la nostra disponibilità e la voglia di contribuire a Cambiare Messina dal basso. Ma ci avete ignorati, evidentemente la vostra concezione di partecipazione non riguarda tutti. Da oggi il nostro impegno riprenderà “da fuori” settimanalmente, presentando le nostre proposte direttamente alla città”.
Le strade di Reset e della giunta Accorinti, anche se mai nei fatti si sono concretamente unite, si dividono dopo sei mesi, un divorzio legato ad un “amore non corrisposto”, almeno da parte di alcuni assessori che non hanno mai nascosto perplessità nei confronti del movimento, salvo poi, come spiega Alessandro Tinaglia “adottare i nostri progetti, a nostra insaputa….”.
A spiegare le motivazioni di un percorso che si interrompe sono stati gli esponenti di Reset nel corso di una conferenza stampa nella Sala ovale di Palazzo Zanca, allegando anche le decine di proposte che dal 2 dicembre hanno puntualmente presentato alla giunta nei diversi settori. Si va dallo studio sulla flotta comunale, al piano Atm, dalla Carta di Pisa sulla legalità, alla rete solidale, dall’albergo diffuso alla revisione della Cosap, dalle proposte per il Prg a quelle per il piano di rientro.
“Più di 90 esperti hanno fatto riunioni, predisposto documenti, avanzato proposte concrete- spiega Tinaglia- senza ricevere nessuna risposta. Tranne nei casi in cui, come per la flotta comunale o l’Atm questa giunta ha preso i nostri progetti facendoli proprio senza neanche tenerci in considerazione”.
Insomma, la giunta Accorinti ha aderito al Patto per la città dimenticandosene subito dopo, nonostante i principi di partecipazione da sempre annunciati come metodo di amministrazione.
“L’abbiamo fatto nell’interesse della città e non certo nostro, ma abbiamo incontrato un muro di gomma e non siamo gli unici movimenti ad averlo riscontrato. Abbiamo segnalato al sindaco la presenza di una corte che ormai lascia fuori tutti ma non è servito a nulla. Cito due esempi per tutti: alla riunione sull’isola pedonale l’assessore Cacciola non sapeva neanche dell’esistenza di Reset e ci ha chiesto persino il motivo della nostra presenza al tavolo. L’assessore Cucinotta ha fatto di peggio, dopo aver preso il nostro progetto sulla flotta comunale, intervistato sulla vicenda ha detto: noi la flotta la faremo, se Reset non è con noi ce ne faremo una ragione. Peccato che non conosceva neanche i dettagli del progetto….”
In realtà Reset negli ultimi mesi ha chiesto un posto in giunta o in un sottogoverno, un ruolo che in modo “visibile” e fisico rendesse evidente quel Patto siglato a dicembre. Tinaglia non parla di poltrona ma di “riconoscimento politico” che è poi la stessa cosa, ma la risposta da parte del sindaco ha fatto palesare l’esistenza di problemi personali da parte del gruppo Accorinti nei confronti di qualcuno del movimento.
“Abbiamo accettato tutto, intoppi, assessori che non partecipano alle nostre conferenze stampa per presentare progetti condivisi, proposte nostre divenute della giunta, abbiamo accettato, per così dire “schiaffi” simbolici ed il fatto che il nostro ruolo non fosse chiaro a nessuno né ai dirigenti né agli assessori. Ma adesso basta. Non siamo interessati alle poltrone, altrimenti avremmo aspettato risposte da questa giunta, ma ormai è chiaro che si non c’è un’idea di sviluppo e che c’è un cerchio magico che dice sì mentre fuori la città muore. Si ignora il fatto che a Messina ci sono esperti e si pagano fior di quattrini a consulenti esterni che hanno bisogno di tempo per ambientarsi. Perché chiedono partecipazione se poi cercano esperti altrove? E’ vero che sul dissesto questa giunta non ha colpe ma è anche vero, come ha scritto la Corte dei conti, che in questi mesi non ha fatto nulla per evitarlo. Per non parlare del fatto che abbiamo contestato per anni la doppia poltrona di Buzzanca e ora gli assessori non solo non si tagliano l’indennità ma hanno il doppio stipendio”.
Reset contesta l’assenza di iniziative chiare sul fronte del lavoro, dell’edilizia, ritiene timida la decisione sul molo Norimberga “si può fare l’ordinanza subito. Ci sono questioni non trattabili”, l’incapacità di dare risposte all’emergenza quotidiana e programmare lo sviluppo.
“Dopo una lunga serie di incidenti diplomatici abbiamo avuto un chiarimento con il sindaco a maggio, ma da allora solo silenzio ed una melina antipatica. E’ chiaro quindi che per la giunta il nostro lavoro non vale nulla. Continueremo quindi ad impegnarci da fuori, presentando settimanalmente le nostre proposte alla città ed ai consiglieri ed a quanti vorranno ascoltarci e parlarne”.
Prima tappa sabato 28 con il Piano Atm, poi sarà la volta della flotta comunale in base al piano di fattibilità predisposto dal comandante Pino e dall’ingegnere Guglielmo, consegnato a febbraio all’amministrazione.
“La storia che il comune con il suo indebitamento coincidano con la mummificazione della città- conclude Reset- non ci convinceva un anno fa e non ci convince. Ci sono moltissime cose che si possono fare e invece non si fanno”.
Rosaria Brancato