Grandi celebrazioni in occasione del compimento del 290° anno dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti. L’Aula Magna del Rettorato gremita di gente e un ospite d’onore d’eccezione: Massimo Cacciari, celebre filosofo e politico, il quale ha tenuto una Lectio inauguralis, intitolata “L’Europa necessaria”.
La cerimonia è stata aperta dal Coro di Ateneo, che ha intonato l’Inno di Mameli, per poi lasciare la parola al Rettore Salvatore Cuzzocrea, presidente dell’Accademia, il quale ha dedicato un momento di silenzio al professore Filippo De Luca, scomparso di recente.
A seguire è stato proiettato il video illustrativo delle attività svolte dall’Accademia nel 2018. “È un momento davvero emozionante, l’impegno dell’Accademia è molto forte, vogliamo portare grandi risultanti, dibattiti, tavole rotonde, per far sì che l’Università e l’Accademia diventino un centro di confronto, per migliorare e migliorarsi. E la cerimonia inaugurale testimonia questa nostra volontà” commenta il Rettore.
Giovanni Cupaiolo, Vice Presidente, rinnova i ringraziamenti ai colleghi e l’emozione per un’Accademia che cresce e ottiene sempre più risultati, “un esempio è costituito dal sito che conta più di 20 mila accessi, per il quale è pronta anche la versione in inglese”.
Viene subito lasciato spazio all’intervento di Cacciari, il quale si confronta con la difficile domanda su cosa sia l’Europa, quale la sua natura. La situazione è difficile, bisogna essere attenti e, soprattutto, è impossibile ergersi a maestri. “Possiamo definire la natura di altri grandi confini, ma l’Europa? Non ha alcuna natura, è un prodotto dello Spirito, è una grande idea. Dell’Europa parlano i suoi grandi intellettuali e artisti, l’hanno immaginata le grandi élite politiche; dobbiamo, allora, interrogarci su quale Europa cercare di costruire, quale senso darle, senza attribuirle un significato materialmente circoscritto, impossibile da trovare e che darebbe unicamente ragione a chi dice che l’Europa non c’è. L’Europa è un’idea che deve guidarci oggi più di prima, con grande realismo”.
Per agire adeguatamente è necessario partire proprio da quei due immensi conflitti dei quali l’Europa è stata responsabile e dai quali è uscita sconfitta irreversibilmente, “se non partiamo da qui non comprenderemo mai quello che possiamo fare e non che sogniamo di fare” afferma il professore. Da tale conflitto nascono scoperte e innovazioni, la tecnica europea, ma ne deriva il suo suicidio in quanto potenza, il suicidio degli Stati europei in quanto volontà egemoniche. “Siamo coscienti di questo ma nello stesso tempo restiamo disincantati, sapendo di non potere più imporre un’egemonia, pensiamo che ci sia ancora una missione da compiere, ma quale nuova missione può avere l’Europa? Che senso e che fine? Che dover essere può animarla?” si domanda.
La risposta nasce dall’acquisita consapevolezza dei limiti delle posizioni precedenti. Necessitiamo di nuove politiche, di una nuova Europa, un nuovo inizio e un nuovo sviluppo; l’Europa, per essere necessaria, deve adottare nuove politiche di ricerca convergenti e coordinate. Secondo il professore non possiamo pensare più ai modelli universalistici, vanno riviste le politiche fiscali ed istituzionali, va superato il concetto dell’unanimità per poter affrontare problematiche rilevanti quali quella dell’immigrazione.
“L’assenza di un’Europa impedisce di prendere seriamente decisioni di questo tipo, diciamo che l’Europa non interviene ma, in realtà, non c’è proprio. Basta trincerarsi dietro il fatto che l’Europa non aiuti, non intervenga, non c’è, e per questo è, invece, necessaria” dichiara Cacciari. “Sentiamo il bisogno di spazi adeguati, nessuno vuole il venir meno delle sovranità nazionali, ma è l’unico modo per difenderle, non è un sacrificio o una rinuncia, è difendere la sovranità, collocarla in un ambito europeo generale, tutelarla, da sola non conta niente. Io difendo la sovranità del paese se gli permetto di federarsi, di creare un grande fedus, che funzioni non solo sulla carta e che si organizzi in base ad istituzioni operanti” continua Cacciari generando gli applausi dei presenti.
Qui entrano in gioco i valori, fondamentali. “Di che valori possiamo farci portatori? Non idee astratte che non valgono nulla, ma valori che muovano realmente le cose, che possano costruire il nostro senso del mondo contemporaneo. Il nostro è lo spazio dell’homo consumens, difendiamo davvero questo nostro essere consumanti? È questo il nostro senso? Viviamo un momento di disordine globale dalla caduta del muro di Berlino, le organizzazioni internazionali sono afone, non abbiamo più un ruolo egemone ma dobbiamo ergerci come un ponte, una potenza federante. Abbiamo la dimensione necessaria per farlo, valori che non sono sentimenti o parole vuote ma vere norme, e a dirlo dovrebbe essere l’Unione Europea, non io”.
Questo impegno Cacciari vuole affidarlo ai giovani, a loro spetta la possibilità di creare un’Europa necessaria, imparando dagli errori delle generazioni precedenti per cambiare le cose, renderle nuove, migliori e possibili.
Al termine degli applausi, il Rettore consegna al filosofo il diploma di socio onorario e il distintivo di membro dell’Accademia. A chiudere l’incontro è, ancora una volta, il Coro di Ateneo con il suo Inno alla gioia dalla Nona Sinfonia di Beethoven.
Forse i più giovani tra i presenti attendevano qualcosa di più, parole che potessero scuoterli più nel profondo, ma fanno proprie questa forte denuncia e la necessità di impegno, di vigore e di speranza.