MESSINA – Si fa sempre più consistente, anche alla luce del terzo ritrovamento, l’ipotesi che i tre corpi trovati senza vita in acqua nel messinese siano collegati al naufragio di migranti in acque maltesi risalente al 10 aprile scorso. Anche il cadavere rinvenuto stamane al largo di Rodia, alle porte tirreniche di Messina, sarà esaminato dal medico legale per verificare la causa della morte.
Anche in questo caso si tratta di un cadavere in avanzato stato di decomposizione e “rovinato” dall’acqua e dai pesci, ma il primo esame esterno non rivela segni di violenza e per ora questo è il solo punto fermo. L’autopsia sarà effettuata a breve, mentre è arrivato sui tavoli delle procure di Patti e Barcellona il primo report di quella effettuata ieri pomeriggio dalla dottoressa Daniela Sapienza sui due corpi rinvenuti al largo di Filicudi e tra Patti e le isole Eolie lo scorso week end. Serviranno ulteriori esami per cercare di capire quanto i corpi sono stati in acqua ma per entrambi gli uomini, ad oggi ancora senza nome, nazionalità ed esame, si è trattato di un annegamento.
L’ipotesi è che tutti e tre le morti sono riconducibili al tragico naufragio avvenuto al largo di Malta circa una settimana fa quando la Capitaneria di Porto ha salvato e sbarcato a Lampedusa 23 persone sopravvissute al rovesciarsi di un barchino in alto Mare. Recuperati anche 8 cadaveri, tra cui quello di una bimba di appena 6 anni. Gli scampati al naufragio hanno parlato di una quindicina di altri dispersi.
Nessuna ipotesi è però trascurata, neppure quella che in almeno un caso si tratti di un trafficante di droga : come già avvenuto qualche anno fa a Tusa, il corpo ritrovato al largo di Patti presentava un grosso tatuaggio. Negli stessi mesi quell’anno venne a galla anche un grosso quantitativo di droga che qualcuno aveva perso in acqua.
Decisivi saranno gli ulteriori esami scientifici per stabilire a quando risalgono gli annegamenti e capire quindi se possono essere compatibili con l’ultimo tragico naufragio di migranti