«Per maggiore sicurezza, per favore comunicatemi le scuole dei vostri figli chiuse per contagi dal 1 gennaio 2021. Grazie». Ieri, il presidente facente funzioni della Giunta regionale calabrese Nino Spirlì ha prodotto questo post su Facebook: un’uscita social che ha scatenato il putiferio, con una ridda di 2.734 commenti (per ora).
All’esponente leghista è parso del tutto normale chiedere ai genitori degli alunni dell’intera Calabria quali istituti scolastici fossero stati temporaneamente chiusi a causa dei contagi da Covid19 dall’inizio dell’anno solare.
In centinaia di commenti, per lo più inviperiti, si legge però stupore se non rabbia per la circostanza che Spirlì non sia stato neppure sfiorato dall’idea di chiedere le informazioni che ritenesse necessarie attraverso i debiti canali istituzionali.
Dalle parole di molti utenti, che seguono con ovvia attenzione ogni singolo post del Governatore calabrese facente funzioni, trapela peraltro un punto interrogativo forte: possibile che Nino Spirlì non si sia reso conto che operare una richiesta del genere pubblicamente, su un social network, con ogni probabilità avrebbe innescato un fronte polemico gigantesco?
…Non che fosse la prima volta, intendiamoci. La scuola, gigantesco tormento in tutt’Italia in tempi di Coronavirus, ha dato un gran filo da torcere a Spirlì, che se n’è occupato a più riprese, sotto lo specifico versante della sicurezza di corpo docente, personale non docente e discenti.
Solo il 27 febbraio, era stata accolta tra freddezze e ironie l’ordinanza che prorogava la presenza fisica degli alunni nelle scuole al 50% fino al prossimo 13 marzo.
E giusto un paio di settimane fa, l’11 febbraio scorso, il Presidente aveva fatto sapere che il personale scolastico dell’intera regione avrebbe ricevuto la prima dose per l’immunizzazione parallelamente agli over 80. Solo che, per centrare rapidamente l’obiettivo, l’alta carica istituzionale calabrese aveva proposto «la chiusura di tutte le scuole regionali di ogni ordine e grado, per un tempo pari a due settimane», provocando un caos micidiale e una serratissima “levata di scudi” da parte della popolazione studentesca,dei genitori,degli insegnanti e delle parti sociali in un colpo solo.
Insomma: le polemiche roventi in materia di scuola, per l’ “uomo forte” di Matteo Salvini in Calabria, non rappresentano certo una novità.
Anche a questo giro, non sono mancati commenti piccati. Tra gli altri, quello dell’ex assessore provinciale reggino alla Cultura Antonio Larosa: «Ma lei sta scherzando, vero? Chiede i dati sulla chiusura delle scuole su Facebook? Ma dove ha cominciato a fare politica, sulla Playstation?», chiede sarcasticamente l’ex esponente di Rifondazione comunista.
Fa eco Angelo Serio: «Basterebbe che lei, Governatore f.f., lo chiedesse all’Usr… Sarebbe grave se sul serio non lo sapeste!». E ancora, scrive Gianni Laganà: «La richiesta di questi dati su Fb somiglia tanto alla sentenza emessa da un barbiere».
Fuori da lazzi e contumelie, qualche utente “rammenta” che in realtà usualmente non chiudono i battenti intere scuole: «Forse – così Giusi Andronaco – non è al corrente del fatto che i dirigenti non chiudono i plessi, ma le classi». GianCarla Cassone si mostra indignata: «Ma veramente il Governatore facente funzioni della Regione ha bisogno di un sondaggio Fb per capire quali sono le scuole chiuse per Covid? …O siamo alla frutta, o stiamo in mano a degli incapaci o meglio enrambe…». Nel rivolgersi a Spirlì, tuttavia, Luca Ortore non resiste al gusto della battuta: «Per maggiore sicurezza, converrebbe chiederlo anche su Instagram e Tik Tok».
Dopo centinaia di chiose imbufalite o esterrefatte, il Governatore calabrese replica stesso mezzo: «Leggo commenti, come capita a volte, che non solo dissentono, ma ironizzano: vuol dire che abbiamo colto nel segno. La voce dei genitori disturba. Non me. A me interessa. E confronterò i dati ufficiali con le segnalazioni date dalle Famiglie. Nelle quali credo moltissimo».
Un passo avanti nella ricostruzione dell’iter logico di Nino Spirlì, dunque: la sua non era una provocazione né una brutta dimostrazione di scarsa armonizzazione con le fonti ufficiali tramite le quali reperire i dati. L’idea era proprio di mettere in discussione i dati ufficiali.
Ma l’ondata d’indignazione (e di pernacchie virtuali) per la singolare richiesta a mezzo Facebook cresce impetuosa di ora in ora. Così, il Presidente ci ripensa, e ritiene opportuno inaugurare il mese di marzo con una diretta “social” di buon mattino.
Ad avviso di Nino Spirlì, gli «scandalizzati» per il suo chiedere informazioni così peculiari via social network «appartengono mediamente a due “famiglie” politiche: quella dei piddini e dei grillini». I primi sarebbero orfani della politica delle sezioni e non sarebbero al passo col progresso tecnologico («Oggi, nel 2021, noi utilizziamo questi mezzi come voi utilizzavate le adunate nelle piazze per sapere cosa pensava il popolo»), i secondi invece «vorrebbero tappare la bocca alle famiglie». Ma noi «siamo persone libere», chiosa il Governatore facente funzioni: nessuna chance d’indurlo a ripensamenti su queste forme di disintermediazione, par di capire.
In mattinata, fa sapere inoltre Spirlì, ci sarà una riunione all’Unità di crisi: e tra gli altri non mancherà il delegato dell’Ugl Scuola, «sigla mai invitata dalle Amministrazioni precedenti benché rappresenti 7mila iscritti in Calabria», attacca il Presidente della Regione. «Voglio vedere quanto siano conformi i dati che arrivano da tutte le sedi istituzioni rispetto a quelli che arrivano dalle famiglie – puntualizza Nino Spirlì –. Ma davvero pensate che non abbiamo i dati? Io voglio sapere cosa si pensa nelle case di tutti i calabresi di questa storia. Vergognatevi quando offendete le famiglie, quando offendete chi non la pensa come voi. Abbiate rispetto per chi si sta curando h-24 della salute dei calabresi, utilizzando tutti i mezzi».
E non c’è solo questo tipo di gogna, no: ad avviso di Spirlì i detrattori sarebbero una sorta di ascari («Nemici della Calabria», avrebbe tuonato un ex Governatore sempre di centrodestra…) di cui non tener conto, anche perché a sentir lui clonano i messaggi critici: «Glieli mandano e loro li copiano». Ovvero, «leoni da tastiera» o persone «in malafede». Oppure, altro cliché “sempreverde”, dei pennivendoli: «Siete pagati!».